Istituto Agrario: tante ricadute positive. E tanto traffico.
Troppe macchine per un paese di 3000 anime. Bisognerebbe incentivare il trasporto pubblico, e invece...
L’Istituto Agrario, ora Fondazione Edmund Mach (FEM), rappresenta una ricchezza per San Michele all’Adige, sul cui territorio l’ importante struttura è sorta e cresciuta da oltre 140 anni. Ovviamente la Fondazione è un valore anche per l’intero Trentino, ma è facile capire quali ricadute positive in termini di lavoro, diretto e indotto, investono il borgo rotaliano. Basti pensare che i lavoratori occupati (anche se non tutti concentrati a San Michele) sono circa 700 e gli studenti di ogni grado che vi accedono sono un migliaio contando anche la formazione professionale ed i vari corsi. A fronte della popolazione locale, che supera di poco i 3.000 abitanti è ovvio quale manna rappresenti appunto la Fondazione anche se, per la verità, molti residenti, abituati da sempre alla situazione di fatto, non se ne rendono conto.
Anche il settore immobiliare ne ha tratto benefici in termini di case affittate o vendute a dipendenti e collaboratori. L’Istituto, negli ultimi vent’anni, ha accelerato la sua crescita in termini di prestigio, ma anche di volumi di cemento: il nuovo convitto, i nuovi laboratori, il grande edificio destinato all’università, ecc. A ulteriore beneficio del paese, inoltre, alcuni degli spazi della prestigiosa struttura vengono concessi alla comunità locale in occasione di manifestazioni culturali o folkloristiche.
Tutto bene quindi? Ovviamente no: come per ogni medaglia, la situazione presenta anche un lato meno gradevole. Il più evidente è rappresentato dal traffico privato e collettivo (qualche autobus) indotto dalla presenza della struttura. Certo, si tratta di un fenomeno relativo se confrontato con quello della città, ma proprio perché concentrato nella piccola piazza di San Michele, risulta ancora più dissonante.
L’impressione è che la “creatura” (l’Istituto) sia cresciuta senza che i “genitori” (politici locali e provinciali e gli stessi amministratori della Fondazione) abbiano valutato bene il contesto, specialmente in termini di collegamenti ed inserimento nel paesaggio. A proposito di paesaggio, l’Istituto non si è dimostrato un campione nella vicenda della costruzione del convitto. Questotrentino, raccogliendo lo stimolo di alcuni residenti e di Italia Nostra, aveva supportato una piccola battaglia contro la realizzazione di quella struttura. Il convitto è stato poi realizzato (era inevitabile), ma anche grazie alla nostra campagna di stampa e alle pressioni di qualche amministratore provinciale l’intervento è stato ridimensionato e meglio inserito nello skyline dell’antico convento agostiniano che rappresenta il nucleo storico dell’Istituto. All’epoca l’argomento era stato posto all’attenzione del presidente del consiglio di amministrazione dell’istituzione, ma la risposta, burocratica e lapidaria, era stata: rivolgetevi alla Provincia, sono loro i proprietari!
Anche in quest’occasione, si è tentato di avere risposta ad alcune domande rivolte al nuovo presidente della Fondazione, Andrea Segrè, molto noto a livello nazionale per le sue iniziative, prima pionieristiche ma ora riconosciute con legge dello Stato, contro lo spreco nella filiera alimentare. Al presidente è stato chiesto se siano in atto iniziative da parte del consiglio di amministrazione tese a contenere l’aumento esponenziale del traffico indotto dalla presenza delle centinaia di persone (dipendenti, collaboratori, ecc.) che giornalmente imboccano la rotonda di San Michele dirigendosi nel viale per occupare freneticamente i parcheggi fino a debordare nei pregiati vigneti circostanti.
Al presidente diamo atto che la situazione non è di facile soluzione senza il concorso principale della politica locale e provinciale che, oggettivamente, non hanno fatto un granché: basti pensare alla non certo strategica anche se utile collocazione del ponte ciclo-pedonale sull’Adige. Difficile da interpretare (sottovalutazione?) anche la rarefatta presenza di un vigile urbano nei momenti di punta del traffico.
Resta il fatto che, diversamente da altre realtà paragonabili, l’argomento di un accesso all’Istituto meno impattante di quello attuale (quasi esclusivamente privato ed automobilistico) sembra non sia stato affrontato - o comunque non è stato risolto - in tempo utile né dalla politica né dalla governance della Fondazione.
Sarebbe stato quindi interessante conoscere dal presidente Segrè se sono in atto iniziative dirette a calmierare il fenomeno anche solo sotto forma di disincentivi all’uso degli autoveicoli privati per i quali, invece, non si è mai smesso di costruire parcheggi che ormai straripano di macchine, offrendo un’immagine di disordine contrastante con quella del moderno campus che si vorrebbe,invece, veicolare. E ancora, quali iniziative sono state messe in campo dal mobility manager, nominato qualche anno fa dalla Fondazione?
L’unica iniziativa di cui si è venuti a conoscenza è l’adesione della Fondazione Mach al cicloconcorso provinciale “Trentino pedala”, l’iniziativa della Provincia tesa a promuovere l’uso della bici; ma con i parcheggi gratis a disposizione sarà ben difficile che i più rinuncino al proprio automezzo.