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QT n. 5, maggio 2020 Trentagiorni

Problemi di Traffico a San Michele all'Adige

La crescita degli ultimi venti anni hanno portato anche degli svantaggi. Si chiedono proposte per incentivare l'utilizzo del trasporto pubblico.

San Michele all'Adige

A San Michele all’Adige c’è un problema di traffico. Non ora, ovviamente, ma passata la pandemia, tutto tornerà come prima. A risollevare la questione (primo firmatario l’ex presidente Ugo Rossi) sono stati i consiglieri del PATT che nei mesi scorsi hanno presentato una mozione, approvata all’unanimità, con la quale la Giunta Provinciale si è ”impegnata a promuovere e incentivare, in collaborazione con la Fondazione Mach, misure volte ad incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico per il proprio personale dipendente".

L’Istituto Agrario, ora Fondazione Edmund Mach (FEM), rappresenta una ricchezza per San Michele, sul cui territorio l’importante struttura è sorta oltre 140 anni fa, con ricadute positive in termini di occupazione. Basti pensare che gli occupati (anche se non tutti concentrati a San Michele) sono circa 700 e gli studenti che vi accedono sono un migliaio contando anche la formazione professionale e i corsi per i contadini.

L’Istituto negli ultimi vent’anni ha accelerato la sua crescita in termini di prestigio, ma anche come volumi di cemento: il nuovo convitto, i nuovi laboratori, il grande edificio destinato all’università, ecc. A ulteriore beneficio del paese, inoltre, alcuni spazi della struttura vengono concessi alla comunità locale in occasione di manifestazioni culturali o folkloristiche.

Inevitabilmente la situazione presenta anche un lato meno gradevole. Il più evidente è quello del traffico, un fenomeno relativo se confrontato con quello del capoluogo, ma proprio perché concentrato nella piccola piazza del paese, esso risulta particolarmente fastidioso e pericoloso. Tutto ciò va ad aggiungersi alla mobilità dei residenti e al traffico delle ore di punta che scorre sulla statale 12, che a sua volta spacca in due il paese.

L’impressione è che la creatura (l’Istituto) sia cresciuta senza che i genitori (i politici e gli stessi amministratori della Fondazione) abbiano ben valutato il contesto, specialmente in tema di collegamenti ed inserimento nel territorio e nel paesaggio. Tempo fa anche Questotrentino pose la questione all’allora presidente della Fondazione Andrea Segrè, personaggio noto a livello nazionale per le sue iniziative contro lo spreco alimentare. Gli chiedemmo, senza ottenerne risposta, se fossero state attivate iniziative per contenere l'aumento esponenziale del traffico indotto dalla presenza delle centinaia di persone che giornalmente imboccano la rotonda di San Michele dirigendosi nel viale per occupare i parcheggi.

Cinquecento sono i posti disponibili in quel parcheggio, che secondo i consiglieri del PATT vengono tutti occupati dai dipendenti. Il che - si aggiunge - “oltre a creare caos e aumento dell’inquinamento, mette in pericolo l’incolumità di molti residenti che lì transitano per recarsi nei vari esercizi presenti, tra cui il municipio, l’ufficio postale, la famiglia cooperativa e l’edicola. L’abitato di San Michele non è certo sprovvisto di mezzi pubblici: il paese è servito dalle corriere da e per la val di Non e per la val di Fiemme, dalla Trento-Malè, e a due chilometri dal paese c’è la stazione ferroviaria di Mezzocorona, raggiungibile con i pullman di linea, con la Trento- Malè, in bici o a piedi... Peraltro da alcuni anni sono state approntate infrastrutture come il ponte ciclopedonale e il passaggio sotto la statale, che permettono di raggiungere dalla sede della FEM la stazione della Trento-Malè in 5 minuti a piedi".

Insomma, "pare che il sistema del trasposto pubblico sia all’altezza del fabbisogno e che quindi non si tratta di mancanza di servizio ma di mancanza di attuazione di una buona pratica di utilizzo dello stesso”.

Ci permettiamo di aggiungere che nelle giornate dedicate a convegni o alla formazione degli agricoltori, visto che il parcheggio è già stato occupato in mattinata dagli automezzi dei dipendenti, si assiste allo spettacolo di centinaia di auto degli occasionali ospiti parcheggiate alla meno peggio tra i pregiati vigneti dell’Istituto: un pessimo biglietto da visita. Il fatto è che la stragrande maggioranza dei circa 700 dipendenti utilizzano il proprio mezzo privato e solo una piccola percentuale si avvale dei mezzi pubblici o, eroicamente, della bicicletta. In compenso, questi ultimi non trovano nemmeno una rastrelliera per appoggiare le loro bici.

Nella mozione i consiglieri provinciali ricordano che ”se si riuscisse ad evitare l’utilizzo delle macchine, di fatto sparirebbe il problema del traffico in questo Comune. Peraltro l’eccellenza di livello nazionale della FEM, dovuta anche alle molte ricerche di natura ambientale, dovrebbe portarla ad essere più attenta all’impatto che la sua struttura ha sul traffico automobilistico del paese. Vi sono molti modi per disincentivare il traffico automobilistico, come bike-sharing o car-sharing e altre misure, ma pare che quelli che funzionano meglio sono quelli collegate a incentivi o detrazioni sul costo del trasporto pubblico, come ad esempio quello attivato dall'Università di Trento che ha stipulato una convenzione con Trentino Trasporti che può portare fino ad un 30% di sconto sugli abbonamenti annuali del servizio urbano”.

La mozione provinciale era stata sollecitata dall’ex vicesindaco di San Michele Nicola Chistè (autonomista) dopo molteplici ma infruttuosi tentativi degli amministratori comunali di ottenere qualche concreta risposta da parte dei vertici della Fondazione Mach ma anche della Provincia, da ultimo con una lettera inviata nel giugno scorso al presidente Fugatti, al vice Tonina e all’assessora Zanotelli.