La voce legale
Alexander Schuster, avvocato di Trento, si è occupato di molte cause relative ai diritti delle persone LGBT. Lo abbiamo contattato per avere un suo punto di vista sulla situazione politica e normativa provinciale in materia di diritti e di inclusione.
Il manifesto di Fratelli d’Italia, il libro omofobo all’Arcivescovile, il consigliere provinciale Cia che considera la legge sull’omofobia come una discussione distante dalle necessità dei cittadini: settembre è stato per Trento il mese dell’omofobia?
Probabilmente persiste il periodo eterno dell’omofobia. Il Trentino vuole sempre presentarsi come una terra ospitale e la gente lo sa dimostrare. Ma un’attenta analisi del posizionamento dei partiti politici negli organi di governo sulla materia in questione mostra un Trentino con una certa difficoltà ad accogliere le istanze di LGBT.
Mi fa qualche esempio?
Ricordo una proposta di ordine del giorno al Comune di Trento nel 2013 da parte di Claudio Cia di Lista Civica per Trento nella quale ai servizi sociali era chiesto di individuare casi di bambini con genitori omosessuali, disponendone la collocazione in un ambiente “che favorisca il loro pieno sviluppo umano”. L’UPT votò a favore assieme a tutta l’opposizione, il PATT si astenne, e solo il PD votò contro. La mozione fu respinta con una risicata maggioranza, ma ben due partiti su tre componenti la maggioranza al governo non si opposero ad una proposta così terribile. Aggiungiamo che non esiste, in Provincia, un osservatorio sull’omosessualità, che non viene finanziato alcuno sportello di aiuto, ad esempio alle persone transessuali, e che la Provincia non versa un euro per interventi su temi che stanno a cuore alla comunità LGBT; se ne deduce che il Trentino accoglie i diritti civili con una certa ritrosia.
Due coppie omosessuali da lei assistite si sono viste rifiutare le pubblicazioni di matrimonio dal sindaco Andreatta. Il ricorso che ne è seguito ha portato ad una sentenza della Corte Europea dei Diritti Umani che ha condannato l’Italia per l’assenza di un qualche strumento giuridico di riconoscimento delle coppie omosessuali. Come ha reagito il Comune di Trento a questa sentenza?
Al momento nessuna reazione, ma è ancora presto per aspettarsele. Il Codice Civile dice che le coppie devono essere di sesso differente, e all’epoca (2009) il sindaco non aveva alcuna possibilità giuridica di accogliere la richiesta. Quando il Parlamento Italiano o il Ministero degli Interni darà le direttive per applicare un qualche strumento giuridico di riconoscimento, il sindaco potrà procedere alle pubblicazioni.
Sono molto frequenti, in Trentino, casi di violazioni di diritti o denunce che hanno a che fare con l’omofobia?
In molti casi è l’avvocato che individua, all’interno di determinate situazioni, la presenza di violazioni di diritti che può dare adito ad una causa. Per cui la frequenza o la numerosità di cause relative ai diritti degli omosessuali dipende dalla presenza o meno sul territorio di legali che si dedicano a quel particolare ambito giuridico. Spesso però sono i clienti che vengono a chiedere aiuto. Non avrei mai immaginato, ad esempio, di avere un numero importante di clienti trans. La mia esperienza professionale mi ha fatto cogliere la ricchezza di moltissime storie di vita personali presenti in Trentino che riguardano trans, coppie dello stesso sesso, famiglie omogenitoriali, persone che tentano la procreazione assistita.
Alla fine dei conti, il Trentino come si pone nei confronti dell’omosessualità?
Da un lato, il Trentino è una terra che guarda molto oltre i confini: la gente è consapevole e partecipe del progresso culturale e civile che si realizza fuori dal Trentino. Le persone reagiscono di fronte alle discriminazioni a scuola e sul lavoro: le persone sono consapevoli dei diritti che hanno. Dall’altro lato, c’è un tessuto trentino che non accetta questa evoluzione culturale del mondo occidentale, appare molto radicato e si manifesta in termini molto battaglieri a livello politico. In un’epoca di transizione, in cui molte cose stanno cambiando, una società che rifiuta di ragionare sui propri cambiamenti, si chiude al progresso e si condanna all’oscurantismo e all’ignoranza