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QT n. 6, giugno 2015 L’intervista

Lo stato dei lavori

Intervista ad Alessandro Zorer, AD di Trentino Network

Aldo Colombo

Intervista collegata all'articolo L’attesa... sfibrante.

Alessandro Zorer

Dottor Zorer, al di là delle velocità nominali (20MBit/s, 30MBit/s, 100MBit/s sono velocità teoriche per un’unica utenza), qual è la velocità media reale misurata in Trentino, sia sull’asta dell’Adige che nelle località periferiche? E se si realizza l’ipotesi presentata dalla Giunta, su che velocità reale potranno contare gli utenti collegati delle valli?

Nel rame si parla di velocità nominale e velocità garantita; invece nella fibra e nelle antenne radio i due concetti garantita e nominale sono molto vicini. Noi alla Pubblica Amministrazione diamo banda differenziata, da 10 mega per un piccolo comune, a 1 giga per l’ospedale, ma sono garantiti, e bidirezionali, cioè sia in download che in upload.

A quanto leggiamo, avete completato la dorsale e allacciato una gran parte (quanto?) di comuni, enti sanitari, enti didattici pubblici. Sono a titolo gratuito?

collegamento con la fibra ottica

Abbiamo allacciato 1600 sedi (edifici) di cui circa un terzo FTTH; un terzo Adsl (con accesso e ultimo miglio di Telecom, che poi è quanto succede anche agli operatori, Vodafone ecc, che viaggiano sulla rete di Telecom) e quindi 20 mega nominali; un terzo sulla nostra rete radio (dal nodo all’utilizzatore via antenna) con contratti da 4 o da 10 mega reali. Tutti questi allacci sono a canone, con il nostro impegno a tenerli sotto il canone di mercato.

Alcuni professionisti del settore lamentano che i vostri prezzi sono elevati, quasi fuori mercato. Altri dicono che ottenere la connettività è un processo molto lungo.

Noi non serviamo utenti privati, ma pubbliche amministrazioni cui diamo tutti i servizi, a tariffe che per statuto devono stare sotto il mercato, chiaramente a parità di servizi; poi affittiamo l’infrastruttura in eccesso agli operatori (Vodafone, Brennercom ecc) “a condizioni eque, trasparenti, non discriminatorie”, come recita il nostro statuto. Nelle aree industriali le nostre infrastrutture non sono in eccesso, ma dedicate, e le affittiamo agli operatori, a condizioni in linea con il nostro concorrente, che è Telecom. Quanto ai tempi per attivare la connettività: per quella radio sono tempi brevi, si tratta di installare due antenne; quando invece c’è la fibra è un lavoro lungo, bisogna avere i permessi, scavare, ecc... Per realizzare i mille chilometri della dorsale sono occorsi dieci anni, tempo che peraltro era quello previsto.

Lei ha dichiarato che tra il 2011 e il 2014 avete collegato 2000 aziende in fibra ottica: in quali territori?

collegamento con il doppino di rame

Lo confermo. 300 aziende stanno utilizzando il servizio, le altre 1700 non ancora, hanno in casa sia la Adsl in rame, sia la fibra, sono loro a decidere se e quando passare a un contratto fibra: questa è una fase di coabitazione delle due tecnologie. Sono tutte in aree industriali: Ravina, Spini di Gardolo, Volano, Mori, Rovereto e Linfano di Arco, più le Albere.

Perché le Albere? Avete avuto sollecitazioni da Isa o da altri?

No: è un grande quartiere, costruito ex novo, compatto, dove far arrivare la fibra è razionale.

Lei sa che di fronte alla Prima Commissione, Bonannini di Interoute ha caldeggiato l’adozione della soluzione in pura fibra stimando costi tra gli 800 e i 1200€ per edificio; Luca Zeni, che presiede la commissione, ci ha riferito che le stime di Trentino Network si aggirano intorno ai 4000€. È corretto questo dato? Come si spiega una tale differenza?

Bonannini parla di medie nazionali e statistiche, io parlo di dati reali in Trentino. Da un nostro studio, per un 60% delle utenze il costo è circa 800-1000 euro, per un 40% tra i 2000 e i 4000, causa la dispersione e l’orografia.

Se i costi non fossero così onerosi, lei sarebbe favorevole alla “soluzione Svezia” in cui Trentino Network agirebbe da gestore imparziale della rete, lasciando gli operatori privati a concorrere per l’ultimo miglio?

Sono stato in Svezia, il progetto più significativo è a Stoccoloma, e la società sta facendo soldi, ma lì è facile. Poi c’è il progetto delle community network, dove sono i proprietari immobiliari di interi quartieri che realizzano, e non l’ultimo miglio, ma la connessione Ftth, come noi abbiamo fatto nelle zone industriali. Quello che rende difficile l’adozione in Trentino di un tale modello è anzitutto l’entità dell’investimento, che sarebbe sui 350-400 milioni; e poi la normativa, per la quale una società pubblica può intervenire solo dove c’è fallimento di mercato, il resto deve lasciarlo ai privati. Più in dettaglio: è previsto che il pubblico possa intervenire direttamente, o tramite incentivi, o a aggregazione di domanda; l’intervento diretto è previsto solo dove i privati non interverrebbero neanche se incentivati. L’ipotesi di Zeni è irrealizzabile.

Ma quello che avete realizzato nelle zone industriali, non è forse un intervento diretto?

Certo. E oggi, con le norme attuali, non sarebbe permesso.

* * *

A seguito delle interviste a Zorer e Zeni abbiamo registrato vari botta e risposta a distanza tra i due interpellati, che si contrappongono in modo netto sul piano normativo. Per questo motivo riprenderemo la discussione nel prossimo numero, affrontando i dettagli che ancora appaiono poco chiari: la legittimità normativa e la valutazione dei costi.