La crisi del Primiero
Un declino che rischia di diventare irreversibile
Dalla fine dell’Ottocento e per l’intero secolo scorso San Martino di Castrozza è stata una delle mete turistiche più ambite delle Alpi. La spettacolarità delle Pale di San Martino, gli eleganti alberghi, la dolcezza dei pascoli e significative particolarità naturalistiche e archeologiche attiravano alpinisti, ricercatori scientifici e alta borghesia. Si è trattato di una lunga stagione che oggi sembra tramontata in modo definitivo.
Nonostante le montagne siano sempre quelle e malgrado le iniziative promosse dal parco naturale di Paneveggio-Pale di san Martino, l’immagine dell’intero Primiero da un ventennio è sempre più debole. Il settore più critico è il turismo invernale. In tempi che sembravano ancora prosperi - fine degli anni ‘80 - il Primiero chiedeva di devastare Passo Rolle con la costruzione di ulteriori enormi parcheggi imponendoli nel piano parco. Poco dopo, come accaduto un po’ ovunque, gli amministratori locali hanno invocato collegamenti fra le diverse aree sciistiche: la Tognola, Ces, Col Verde, Passo Rolle. In un primo passaggio si pensava di collegare la Tognola con Passo Rolle attraverso la riserva speciale della Cavallazza e incidendo il paesaggio della riserva integrale dei laghi di Colbricon. Dopo una lunga lotta l’associazionismo ambientalista trentino, sostenuto dalla coraggiosa azione amministrativa dell’allora direttore del parco Ettore Sartori, riuscì a scongiurare questa scellerata opzione. A quel punto, in Provincia, il duo Dellai-De Col promuoveva il collegamento diretto con funicolare da San Martino a Passo Rolle, con costi proibitivi: 40 milioni di euro diretti più altri 25 necessari a collegare le tre aree sottostanti. Senza contare poi i costi di gestione, che prevedevano un deficit annuale, solo per questo impianto, di 600.000 euro. La Provincia prima di impegnarsi chiedeva alle società la volontà di dialogare fra loro e possibilmente di riunirsi in un unico gruppo, e agli operatori turistici la raccolta di una minima quota dell’investimento, almeno 2 milioni di euro. Si era perfino ipotizzata l’idea di far sborsare a ACSM, la potente società elettrica del Primiero, 5 milioni dei suoi utili. Ma in concreto gli operatori turistici del territorio del Primiero non credevano alla sostenibilità e alla efficacia di un simile impianto. Sono sempre rimasti legati a questa proposta solo gli amministratori locali dell’alta valle, il presidente della Comunità di valle Cristiano Trotter e l’ex consigliere provinciale ed ex presidente del parco Marco Depaoli. Per diversi anni il loro slogan è stato “O questo, o moriamo”.
Nel frattempo l’intero territorio entrava in agonia: la Cassa Rurale paga un deficit incredibile e si trova in una situazione molto simile a quella di Folgaria: tutte le società impiantistiche sommano deficit a deficit e l’offerta, dal punto di vista tecnologico, è ferma a vent’anni fa.
L’accordo fallito
In queste ultime settimane sembrava si fosse trovata una soluzione condivisa fra sindaci e Provincia. Con la sofferta rinuncia alla funicolare (non si sa più dove attingere soldi) la Provincia metteva sul piatto 38 milioni che dovevano servire all’adeguamento delle piste di Malga Ces-Cigolera, bacino di innevamento, ammodernamento degli impianti San Martino-Valbonetta, nuovo collegamento Prà delle Nasse (un biotopo!)-Bellaria, connessione fra le aree sciabili a Passo Rolle e una follia che si ripresenta ormai da tre decenni: la fondovia San Martino-lago di Calaita, un’autentica provocazione naturalistica e paesaggistica. Accanto a tutto questo rimane impellente la necessità di mettere in sicurezza la statale del Rolle, che - ricordiamo - lo scorso inverno è stata chiusa a causa del pericolo valanghe per 72 giorni consecutivi.
Prima della firma di un accordo ormai dato per certo, i sindaci, incuranti della situazione economica del paese, hanno rilanciato, chiedendo 4 milioni in più e tempi strettissimi per progettazioni, approvazioni ed esecuzione dei lavori. La Provincia, già costretta causa questi incredibili impegni finanziari a tagliare il contributo di 2,3 milioni di euro destinati alla nuova scuola musicale (promessa da oltre vent’anni), non ha potuto sostenere le ultime pretese degli amministratori locali. Ed infatti l’8 aprile con una secca nota l’assessore al turismo Michele Dallapiccola comunicava l’impossibilità di confermare l’incontro previsto per il giorno 11.
Il povero parco
Il Primiero, sul piano delle infrastrutture turistiche, ritorna così al 1998, senza più intravvedere vie d’uscita. Ma questa volta le responsabilità dell’immobilismo della zona non possono essere fatte ricadere sugli ambientalisti: per quanto riguarda lo sci, le associazioni hanno sempre sostenuto il rifacimento della seggiovia San Martino-Rolle, demolita all’inizio degli anni ‘70 con la costruzione della sottostante pista. Ma questa proposta è poco costosa: non ci sarebbero i soldi necessari per ripetere l’ operazione già praticata a Pinzolo e Folgaria, cioè il risanamento dei debiti delle diverse società. Gli ambientalisti hanno anche sempre sostenuto la necessità di costruire a Malga Fosse una galleria paravalanghe, che, pur impegnativa, risulterebbe l’unica opera in grado di risolvere il grave problema. Le responsabilità di quanto sta accadendo - una valle economicamente disastrata, priva di una sua identità, di capacità di unione fra operatori e priva di progetto - ricade unicamente sugli amministratori che in questi vent’anni sono stati protagonisti della politica locale.
Questo nonostante che sul territorio vi sia la presenza del parco di Paneveggio, una perla paesaggistica e naturalistica del nostro paese. L’ente parco in questi anni è stato costretto a subire le volontà dei poteri forti, delle lobby degli impiantisti e degli albergatori. Non è casuale che il presidente della Comunità di valle sia il dirigente amministrativo del parco. Fin dalla nascita di questo ente, ogni proposta di diversificare l’offerta turistica, di uscire dalla monocultura dello sci è stata soffocata. Si è pensato di dotarlo di importanti infrastrutture, i centri visitatori, ma lo si è privato della sua anima e delle potenzialità presenti. Sono in pochi, oggi, che conoscono i suoi gioielli; e dire che con cifre nemmeno confrontabili con quelle ipotizzate nel rifacimento del sistema sciistico oggi il Primiero poteva risultare una vetrina naturalistica di valore internazionale. Ed invece l’ecomuseo, uno dei primi dell’intera Italia, oggi non ha più risorse, gli operatori nei centri visitatori sono stati ridotti in modo drastico, l’area di ripopolamento della lontra (animale simbolo in quasi tutti gli stemmi dei comuni) è scomparsa da ogni discussione, le tante nicchie di proposte di turismo alternativo allo sci si sono perse, la riqualificazione degli edifici esistenti non è nemmeno all’ordine del giorno della pianificazione urbanistica, la filiera del legno è un lontano ricordo delle proposte sostenute negli anni ‘90 dall’assessore provinciale Walter Micheli. Il parco di Panveggio, causa l’inconsistenza dei suoi amministratori, è riuscito persino a farsi privare della figura dei guardiaparco.
Questa piccola comunità, tanto litigiosa al suo interno, nei confronti della Provincia ha solo saputo pretendere, senza nemmeno provare a trovare al suo interno una qualche coesione e un progetto di alto valore. Così oggi si ritrova immobilizzata, a causa delle liti fra comuni incapace perfino di accogliere quanto viene sostenuto e regalato dall’esterno. Non vi è alcun dubbio: il passo per finire nel vicolo cieco di Folgaria è ormai vicino.