Banda (quasi) larga, a che punto siamo?
Il cammino verso una nuova infrastruttura
Nel 2015 l’accesso ad internet è una infrastruttura di base per uno stato occidentale, più o meno come poteva esserlo la corrente elettrica negli anni Sessanta. La cosa non merita discussione e se non siete d’accordo, questo articolo non è per voi.
Ciò su cui si può discutere sono i modi, i tempi ed i costi con i quali tale infrastruttura si può realizzare, il suo impatto sul sistema economico e i benefici a livello sociale, il rapporto costi-benefici ed in ultima analisi la priorità di questo investimento rispetto ad altri.
In Italia va di moda parlare di “banda larga”, anche se la realtà delle cose ci dice che la nostra presunta “banda larga” è una banda “strettina”: i valori di riferimento sono i 2Mbit/s e i 4Mbit/s, quando la velocità media rilevata in Italia (fonte Akamai) è di 5,6Mbit/s, in Germania di 8,8Mbit/s, in Olanda di 14,2Mbit/s e in Repubblica Ceca di 12,3Mbit/s. Quanti numeri, ma cosa vogliono dire?
Facendo un esempio pratico, vuol dire che se comprate su iTunes il film “Lo Hobbit” e ve lo scaricate sono 5,61GByte; facendo due conti, impiegate 2 ore e 20 minuti a Milano, poco più di un’ora a Praga. Con la “banda larga” minima di 2Mbit/s ci vogliono 6 ore 40, lo mettete su prima di andare a dormire e sperate che non salti la corrente...
L’esempio è banale, ma se ne possono fare numerosi altri che mostrano come la forbice tra la capacità delle infrastrutture italiane e di altri paesi si stia allargando notevolmente. L’impatto si sente in vari settori della nostra vita, perché determinate applicazioni sono rese più difficili se non impossibili: a parte la visione domestica del video on demand, ci sono una serie di applicazioni aziendali, di sistemi di accesso elettronico alla pubblica amministrazione, e di servizi commerciali che richiedono una connettività sufficientemente potente e affidabile. Niente internet, niente servizi: certe cose funzionano in modo insufficiente, ma altre proprio non si possono fare.
In virtù di questo è quasi inutile dire che lo sviluppo di internet (come ho detto, parlare di “banda larga” mi causa un fastidioso prurito) assume un valore fortemente politico: l’accesso alla Rete porta sviluppo e vantaggi commerciali ed economici ad un territorio, aumenta il valore del mercato immobiliare, rende soddisfatte le utenze domestiche e quindi in ultima analisi gli elettori.
Utenze collegate | Utenze 'attive' | Sviluppo km via cavo | Fase di realizzazione | Operatore partner | |
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Spini di Gardolo | 700 | 110 | 98 km | Completata | Brennercom |
Ravina di Trento | 120 | 30 | 30 km | Completata e collaudata | Brennercom |
Volano | 180 | 24 | 5,7 km | Completata e collaudata | Brennercom |
Rovereto | 425 | 35 | 30 km | Completata (non gli allacci a tutte le utenze) | MC-Link |
Mori | 104 | 0 | 6 km | Completata (non gli allacci a tutte le utenze) | MC-Link |
Le Albere | 490 | 15 | 26 km | Completata (l'area già edificata) | MC-Link |
Tratto da trentinoinrete.it
Il Trentino, che fibra!
Questo in Trentino qualcuno lo aveva capito, tanto che negli anni dei grandi investimenti in ICT era partito un progetto pionieristico per portare “la fibra in ogni casa”. Nel 2007 nasce la società di sistema Trentino Network e, alla fine del 2010, la Provincia di Trento costituisce la “Trentino NGN srl”, a cui partecipano Telecom Italia, Mc Link e La Finanziaria Trentina, dichiarando che “l’obiettivo del Trentino è quello di rendere disponibile al 100% della popolazione e delle imprese locali una rete a banda ultra-larga in fibra ottica entro il 2018”. Banda ultra-larga significa 100 (cento!) Mbit/s, il vostro film si scarica mentre vi fumate una sigaretta sul balcone.
Il piano prevede che Telecom gestisca l’infrastruttura apportando la propria rete in rame e la Provincia 50 milioni in denaro sonante: la notizia fa il giro d’Italia, tutti guardano al Trentino con invidia. Finché...
I pirla di Bruxelles
Nel 2012 Vodafone, Wind e altri operatori privati fanno “ahem” di fronte agli enti preposti alla concorrenza dell’Unione Europea, che storce il naso ipotizzando un aiuto di stato. Tutto congelato per due anni, poi arrivano le elezioni, cambia la Giunta provinciale e nel febbraio 2014 la Provincia esce da Trentino NGN.
Stacco: nel mondo reale cos’è avvenuto, nel frattempo?
Alcuni obiettivi sono stati raggiunti, o sembrano esserlo: a volte è difficile distinguere la realtà dalla narrativa entusiastica che si ricava dai canali ufficiali dedicati a questo argomento.
Tutte le valli sono attraversate da fasci di cavi in fibra ottica (cosiddette “dorsali”, le colonne vertebrali dello scheletro di supporto alle comunicazioni), molte amministrazioni pubbliche sono connesse a questa rete, ed inoltre si è puntato su alcune zone pilota per dimostrare il potenziale di mercato di questo investimento: le aree industriali ed artigianali come Spini di Gardolo, l’area di Ravina, Mori, Rovereto e il complesso delle Albere, considerato come prototipo di area residenziale e commerciale di alto profilo.
“Non c’è solo Trento”
Sembra che in Trentino ci siano due visioni culturalmente contrapposte dell’infrastruttura internet ad alta velocità: una parte della società la considera una necessità fondamentale, mentre un’altra la snobba come un lusso quasi superfluo.
Non è facile capire chi sta da una parte e chi dall’altra, ma possiamo riportare alcuni segnali indicativi: i cittadini sembrano molto interessati ad un utilizzo ampio e risultano essere tra i più avidi consumatori di banda a livello nazionale. D’altra parte, dato che l’accesso non è omogeneo su tutto il territorio, cominciano a farsi sentire le proteste dei residenti di zone periferiche che lamentano l’eccessivo sviluppo riservato alla città di Trento, ricordando che il 60% della popolazione vive in zone extraurbane. Su Facebook è stato fondato un gruppo chiamato “Trentino En Banda”, che ironizzando sulle debolezze di questa infrastruttura raccoglie segnalazioni dai vari territori:
Un settore economico tendenzialmente favorevole è quello del turismo, che vede nel mercato online una delle principali fonti di guadagno.
Tra gli scettici sembra esserci il mondo dell’impresa artigiana, il “motore dell’economia”: a detta dell’AD di Trentino Network Alessandro Zorer: “L’offerta di rete è buona, scarseggia la domanda. Facciamo investimenti, raggiungiamo anche le aree periferiche dove sono insediate le industrie, ma il web fatica a riempirsi di contenuti. (...) La piccola e media industria (...) esplora il web con circospezione. Forse non è ancora pronta per l’innovazione aziendale. O forse non si è ancora convinta che affidare le sue ‘carte’ sensibili ad un data center sia più sicuro che tenerli nel cassetto della scrivania o in cassaforte”.
Il rilancio
Svincolata dal piano originario di Dellai, la Giunta guidata da Ugo Rossi scende a più miti consigli e in questi giorni rilancia l’investimento in infrastruttura a queste condizioni: fibra ottica per le aziende, ADSL potenziato (il cosiddetto “rame”) per le utenze domestiche. I numeri fanno comunque gola: si parla di portare 30Mbit/s dovunque, a Sfruz come a Camauz!
Va detto che si tratta sempre di dati teorici: anche ora la rete Telecom consente l’accesso teorico a 20Mbit/s, ma fatemi sapere se davvero a casa vostra scaricate a questa velocità, così so dove traslocare. Scherzi a parte, il risultato pratico dipende da una serie di fattori che vorremmo approfondire.
Ad ogni modo le reazioni contrarie non sono, con ogni probabilità, basate su valutazioni di questo tipo ma piuttosto su ragionamenti di fazione: la Lega, per bocca del consigliere Fugatti, non nega l’importanza di internet ma afferma che i soldi stanziati è meglio “lasciarli nelle tasche dei cittadini” riducendo il carico fiscale. Gli fa eco De Laurentis, presidente degli artigiani, con una complessa metafora tricologica: “Prima di pensare a farsi la riga, meglio badare a non perdere i capelli”.
Il guastafeste
C’è qualcuno che non è mai stato d’accordo con l’impostazione data dalla Giunta nel 2010. Luca Zeni, consigliere del PD, pensa che le condizioni ottimali di sviluppo si realizzino quando “la rete è controllata da un soggetto terzo, il quale poi cede l’infrastruttura ai fornitori di servizi a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie”, e vede questo soggetto in Trentino Network. Apparentemente, le logiche della Giunta sono favorevoli all’operatore Telecom Italia, scelto originariamente come partner principale della joint venture Trentino NGN; dopo lo scioglimento della compagnia non viene più espresso un esplicito sostegno ad alcun operatore, ma le condizioni di gara prevedono che il collegamento agli “armadi di strada” sia realizzato dai privati, e Zeni ritiene che questo favorisca ancora una volta la posizione di Telecom Italia, già proprietaria della rete.
In una recente interrogazione al Consiglio, Zeni ha affondato duramente, contraddicendo alcuni capisaldi della narrazione promozionale:
“Nel 2014, come scontato, il progetto Trentino NGN ha avuto il definitivo epilogo e da allora, a parte la dichiarazione di voler fare una gara per passare il valorizzare la rete di accesso in rame di Telecom Italia, nulla si è fatto per incrementare la diffusione delle reti di accesso in fibra ottica. (...) A oggi non appare raggiunto nemmeno l’obiettivo di servire con propria rete tutta la pubblica amministrazione..., gran parte delle aree produttive, che potevano agevolmente essere già coperte sulla base degli accordi citati, sono a tutt’oggi sprovviste di reti di accesso in fibra ottica; dal 2011 non risultano significativi incrementi nell’uso della rete di Trentino Network da parte degli operatori alternativi, nonostante nel resto d’Italia utilizzino sempre più la fibra ottica per realizzare reti fisse FTTC e collegamenti alle stazioni radio base mobili per i servizi LTE; la Provincia Autonoma di Bolzano sta procedendo con il proprio piano di cablatura pubblica in fibra ottica di tutto il territorio; allo sviluppo di reti pubbliche in fibra ottica sta procedendo anche la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; la tratta di accesso in rame della esistente rete in rame di Telecom Italia costa circa 100 Euro/anno, e che per essere competitiva una rete di accesso in fibra ottica non più costare molto di più”.
Ci sembra di poter tradurre il messaggio in questo modo: “Abbiamo sbagliato strategia, perso un sacco di tempo ed ora stiamo a guardare mentre altre regioni ci sorpassano”.
Alla ricerca del tempo perduto
Il tema è complesso, e pensiamo di doverci confrontare con figure di specialisti per comprendere i limiti e la portata di determinate scelte. L’unico fatto certo e visibile a tutti è che negli ultimi cinque anni il Trentino non ha fatto grandi progressi nella disponibilità di infrastrutture per l’accesso a internet, e cinque anni nel mondo delle tecnologie digitali sono l’equivalente di una generazione.
Non siamo più all’avanguardia.