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QT n. 9, settembre 2016 Servizi

Banda ultra larga: per fortuna ci pensa Roma

Svanito il progetto di un’unica rete pubblica in fibra ottica, il Trentino rimane in fondo alle classifiche. Altro che eccellenza tecnologica! Ma coi soldi di Roma si può recuperare il terreno perduto.

Piccola premessa tecnica: l’uso sempre più intenso di Internet nel quotidiano spinge inesorabilmente le infrastrutture informatiche alla saturazione: con l’aumento del traffico di dati, le strutture evidenziano la necessità di un potenziamento. Esattamente come accade per le strade e per le auto, che se sono strette creano ingorghi.

L’analogia col traffico veicolare è perfetta per spiegare di cosa si sta parlando. La larghezza della strada informatica è la banda. Più è larga e maggiore è la velocità con cui i dati possono essere trasferiti senza subire rallentamenti. Solitamente questa larghezza si misura in Megabit per secondo (Mbps), ossia la quantità di informazioni (milioni di bit) trasferita in un secondo.

A volte si usa anche il Megabyte per secondo (MBps), che corrisponde a 8 Megabit per secondo (Mbps). La b maiuscola o minuscola, come si vede, fa una certa differenza. Parlando di banda, si tende usare il Megabit al secondo. Le normali linee ADSL non oltrepassano il valore di banda di 20 Mbps: è il limite tecnico delle reti completamente in rame, come quelle presenti nella maggior parte delle abitazioni italiane.

Per banda ultra larga (BUL) si intendono reti che permettono velocità di trasferimento da 30 Mbps in su: per fare questo c’è bisogno di sostituire il rame con la fibra ottica. Meno rame c’è, più la linea è veloce. Reti completamente in fibra superano abbondantemente i 100 Mbps, ma in Trentino sono ancora poche le unità abitative che possono contrattare servizi di questo tipo (l’1% in provincia). Il glossario al termine dell’articolo permette di approfondire questo aspetto.

La situazione attuale

L’ultimo aggiornamento di Qt sulla questione Banda Larga in Trentino risale a gennaio dell’anno in corso. Dati messi a disposizione dal Ministero dello Sviluppo Economico evidenziavano che, al 31 marzo 2015, solo il 15% delle unità abitative della nostra regione risultavano servite da una qualche forma di banda ultralarga, contro una media nazionale poco superiore al 36%.

30Mb
Regione/Provincia2015Oggi20182020
Calabria19,0%76,0%93,4%100,0%
Campania47,9%65,2%75,7%100,0%
Puglia15,9%53,8%95,3%100,0%
Lazio45,6%51,8%83,6%100,0%
Basilicata9,0%42,0%73,0%100,0%
Emilia Romagna37,4%37,4%71,6%100,0%
Liguria35,5%35,5%76,0%100,0%
Sicilia21,0%33,1%80,2%100,0%
Toscana27,5%30,4%73,8%100,0%
Piemonte26,4%26,4%56,2%100,0%
Veneto20,1%25,2%61,0%100,0%
Friuli Venezia Giulia23,6%23,6%59,6%100,0%
Lombardia22,2%23,1%60,3%100,0%
Alto Adige18,1%18,1%40,7%100,0%
Umbria17,6%17,6%62,5%100,0%
Marche16,3%16,3%62,1%100,0%
Molise5,8%15,3%33,7%100,0%
Sardegna10,4%10,4%86,8%100,0%
Trentino8,3%8,3%28,4%100,0%
Abruzzo7,5%7,5%68,1%100,0%
Valle d’Aosta1,1%1,1%23,3%100,0%
Italia26,4%35,4%71,4%100,0%

Fonte: http://bandaultralarga.italia.it

100Mb
Regione/Provincia2015Oggi20182020
Lombardia25,0%25,0%35,0%43,6%
Lazio21,0%21,6%38,0%47,6%
Campania6,0%14,0%25,0%34,6%
Liguria14,0%14,0%26,0%38,7%
Emilia Romagna13,0%13,0%27,0%40,9%
Piemonte13,0%13,0%24,0%36,9%
Alto Adige7,0%7,0%15,0%29,2%
Sicilia5,0%5,7%17,0%28,3%
Toscana5,0%5,2%26,0%41,3%
Puglia3,0%4,9%17,0%24,9%
Veneto4,0%4,1%16,0%32,0%
Calabria0,0%3,4%9,0%15,8%
Molise0,0%2,1%4,0%20,0%
Abruzzo2,0%2,0%10,0%30,6%
Basilicata0,0%1,7%6,0%13,7%
Marche1,0%1,0%9,0%29,2%
Trentino1,0%1,0%11,0%34,2%
Friuli Venezia Giulia0,0%0,0%20,0%32,3%
Sardegna0,0%0,0%10,0%24,6%
Umbria0,0%0,0%14,0%28,1%
Valle d’Aosta0,0%0,0%2,0%18,5%
Italia10,1%11,0%23,1%35,4%

Fonte: http://bandaultralarga.italia.it

Ora è possibile confrontare la situazione del 2015 con nuovi dati resi disponibili dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso il portale dedicato.

In questo set di dati le due province di Trento e Bolzano sono analizzate separatamente. Disaggregando la regione, si scopre che il Trentino nel 2015 deteneva poco più dell’8% delle unità immobiliari coperte dal servizio.

Il Trentino si conferma ai margini nazionali: terzultimo posto per diffusione della Rete a banda minima 30 Mbps, con un 8,3% di unità immobiliari servite. Nella statistica per le reti a 100 Mbps il risultato è leggermente migliore, ma nulla di significativo. I primi posti sono occupati da Calabria, Campania, Puglia e Lazio, quattro regioni che vantano valori di copertura superiori al 50% delle unità immobiliari.

I dati reali fanno un po’ a pugni con l’etichetta di eccellenza tecnologica che il marketing provinciale insiste a voler assegnare al Trentino, territorio che normalmente occupa posti al sole nelle statistiche nazionali relative alla qualità dei servizi, ma che in questo caso sembra arrancare più del dovuto.

Come si è arrivati fin qui

Fino al febbraio scorso, tutto era in mano alla Provincia: dopo aver approvato un piano che prevedeva rete pubblica completamente in fibra ottica, con la promessa di 100 Mbps a tutti, la Giunta inspiegabilmente decideva di fare marcia indietro.

Si optò per delegare agli operatori privati, tra cui Telecom, la realizzazione della rete di accesso (quella che collega le abitazioni con gli armadi di strada) in misto fibra/rame (banda minima di 30 Mbps). Tale rete, nonostante il finanziamento provinciale, sarebbe rimasta di proprietà privata, contrariamente al progetto iniziale.

Sul tavolo c’erano 67,5 milioni con cui realizzare una rete a banda minima 30 Mbps su tutto il territorio (con intervento in parte pubblico e in parte privato), oltre a una rete interamente in fibra per garantire 100 Mbps alle scuole e ad altri edifici pubblici con intervento interamente pubblico. Nel piano si prevedevano anche incentivi alle strutture turistiche, produttive e ai liberi professionisti offrendo il 50% di credito di imposta a copertura di un massimo del 50% dei costi sostenuti per i collegamenti e la rete interna agli edifici.

La risposta del mercato è stata prevedibile: gli operatori privati si sono mossi per le sole zone a “successo” di mercato, le cosiddette Zone nere, ossia quelle in cui la domanda consente un ritorno degli investimenti fatti. Tale condizione è prerogativa dei soli comuni di Trento, Rovereto, Arco, Riva e poco altro. Nelle zone a “fallimento di mercato”, dette Zone bianche, l’investimento privato non ha avuto riscontri economicamente significativi. Le zone bianche, già svantaggiate di loro, rischiano così di aumentare il proprio digital divide, se non interviene l’ente pubblico.

Evoluzione della copertura a 30 Mbps prevista

L’intervento del Governo

Nel febbraio di quest’anno, il Governo mette in atto il piano per le Zone bianche, ossia un accordo Stato-Regioni/Province autonome per realizzare la rete nelle aree a fallimento di mercato e quindi non soggette agli investimenti privati. Si tratta del 26% delle unità abitative italiane, aree in cui è possibile solo l’intervento pubblico. Per questo il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ha messo a disposizione 3 miliardi di euro in totale. Di questi al Trentino sono toccati 47,7 milioni. È il budget che lo Stato ha assegnato alla Giunta Rossi per portare la rete a 100 Mbps all’85% delle unità immobiliari, mentre il restante 15% avrà almeno i 30 Mbps.

Ma c’è di più. La Provincia, in presenza di questo nuovo finanziamento, ha potuto rideterminare gli stanziamenti di bilancio sulla questione: il contributo provinciale, inizialmente previsto di 67,7 milioni, potrà ridursi a 42,5 milioni. In totale fanno 90,2 milioni per portare la banda ultra larga in Provincia entro il 2020. Trentino Network è stata individuata, ovviamente, come l’ente a partecipazione pubblica che si farà carico dei progetti. È giunta l’ora di rimboccarsi le maniche.

Evoluzione della copertura a 100 Mbps prevista

Le prospettive

Val la pena dare un’occhiata a come si evolverà la copertura del territorio trentino, alla luce di questo nuovo progetto statale. Secondo gli obiettivi del Ministero, i 30 Mbps sarà il livello di servizio minimo che dovrà essere garantito all’intera popolazione dal 2020: il che è tecnicamente realizzabile sfruttando le tradizionali linee telefoniche già presenti sul territorio. È sufficiente portare la fibra ottica agli armadi di strada, lasciando l’ultimo tratto già presente in rame (tecnologia FTTCab).

Tutta l’offerta attualmente sul mercato è basata su questa tecnologia. Gli operatori telefonici, nelle zone a successo di mercato, stanno progressivamente dotando di fibra gli armadi delle città: nel corso del tempo si vedrà se gli obiettivi del MISE verranno rispettati.

Un po’ più lenta sarà la crescita delle reti a banda minima 100 Mbps, in quanto l’installazione richiede lavori più costosi e tempi più lunghi: è necessario fare degli scavi e sostituire il rame con la fibra ottica sia nel tratto di strada che all’interno degli edifici. La presenza di un solo tratto, anche piccolo, di rame, infatti, riporta la banda a valori inferiori, dati i limiti tecnici del materiale. Questa tecnologia è chiamata Fiber to the Home (FTTH).

Tutto dipenderà da come l’economia locale recepirà le opportunità offerte dalla banda ultra larga. In questa situazione, la velocità della rete aumenta vertiginosamente, assieme alla quantità e qualità di servizi di cui si può usufruire.

Ma le imprese e le cooperative posseggono la cultura aziendale necessaria per cogliere questa opportunità? L’impressione è che la diffidenza verso le novità la faccia ancora da padrona: le PMI e le piccole cooperative faticano ad accettare un così radicale stravolgimento del proprio modus operandi.

La Provincia dovrà mobilitare ancora molte risorse in formazione e informazione per far sì che il tessuto economico locale colga la palla al balzo, in particolare nel settore agricolo, dove i margini di crescita e di innovazione sono enormi: si pensi solo alla possibilità di monitorare in tempo reale i parametri vitali delle coltivazioni e degli allevamenti.

Il settore turistico sembra invece aver capito l’opportunità e sta lavorando in questo senso. Offrire la connessione WiFi ai propri ospiti significa favorire la promozione spontanea (e gratuita) dei propri servizi: l’ospite che può collegarsi in rete condivide foto, racconta la sua esperienza e fa conoscere l’albergo agli amici, che avranno voglia, in futuro, di provare la stessa esperienza. Semplice, no?

Il piccolo caso di Sopramonte

Sopramonte oggi

In questi giorni, il 2 settembre, è stata pubblicata una lettera, recapitata anche a noi, firmata dal signor Graziano Pallanch, che lamenta l’assenza di progetti da parte di Telecom per portare la fibra nella frazione di Sopramonte.

A detta dell’abitante, la frazione di Sopramonte soffre l’assenza di linee internet veloci e la lentezza e inefficienza delle vecchie linee: quale può essere la motivazione per cui un paese di 2500 abitanti, con forte incremento demografico in atto, non venga tenuto in considerazione da parte degli operatori privati?

Alla domanda del sig. Pallanch è possibile rispondere esplorando i dati e le interessanti infografiche presenti sul portale dedicato.

Sopramonte 2018

Recandosi sul sito e cercando il comune di Trento si potrà cliccare sulla frazione di Sopramonte e verificare che al momento la copertura di servizi è a zero, ma entro il 2018 si prevede la copertura completa dell’agglomerato urbano e del 95% nel resto del territorio di Sopramonte con rete a banda minima 30 Mbps.

Si noterà anche che è previsto, già nel 2018, un massimo del 20% di unità immobiliari servite da linee a 100 Mbps.

La risposta da dare al sig. Pallanch, quindi, è di pazientare un po’: entro il 2018 il problema verrà risolto. Se poi tale adeguamento delle possibilità di utilizzo delle nuove tecnologie sia adeguato, è un giudizio tutto politico che lasciamo al lettore.

Glossario

Zone Nere: dette anche a successo di mercato, in cui la domanda di un determinato servizio è tale da rendere appetibile l’investimento di operatori privati per offrire quel servizio.

Zone Bianche: dette anche a fallimento di mercato, in cui la domanda di un determinato servizio non promette ad eventuali operatori privati di avere ritorni da investimenti. In questi casi, il settore pubblico interviene, per garantire quel servizio alla popolazione.

Fiber to the Cabinet (FTTCab): la fibra termina presso un nodo intermedio della rete di accesso su portante fisico (rame) esistente, tipicamente gli armadi di strada.

La maggior parte dei servizi fibra oggi in vendita dai maggiori operatori si basa su questa tecnologia. La banda nominale garantita è 30 Mbps in download (quando scarichiamo dalla rete al computer) mentre è 3 Mbps in Upload (quando carichiamo qualcosa sulla rete).

Gli operatori, a seconda della qualità delle linee, possono offrire servizi fino a 100 Mbps in download e 20 Mbps in upload. La banda minima garantita (da contratto) è comunque al massimo 1 Mbps in entrambe le direzioni d’uso: la suddivisione fra vari clienti può costringere l’operatore a frazionare la quota di banda a disposizione dell’utente.

Fiber to the Home (FTTH): la fibra termina presso un punto di terminazione ottico interno all’Unità Immobiliare. La fibra arriva direttamente sul modem/router di casa. Mediante quest’ultima tecnologia si può garantire una banda più ampia dei 100 Mbps, vista l’assenza o la trascurabilità delle dispersioni del rame.