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Una transizione difficile

Mentre Durnwalder se ne va accompagnato da sospetti alla Formigoni, i due candidati alla successione non entusiasmano

Luis Durnwalder

Il Sudtirolo è finito in prima pagina dei giornali nazionali, non per ragioni di eccellenza, come talvolta accade o per qualche litigio etnico, come accadeva tempo fa, ma per l’inchiesta della corte dei conti di Bolzano sulle spese riservate del presidente della giunta provinciale. L’elenco delle uscite si è aggiunto alle feste “dei maiali” del Lazio e a quelle per la Nutella della Lombardia. Durnwalder ha “regnato” per venticinque anni, ora non si ricandiderà più e d’improvviso questo lungo regno, da tanti lodato per il benessere e la buona amministrazione, si ammanta di un’ombra infamante. Nel corso degli ultimi decenni, numerose sono state le proposte di abrogazione del capitolo delle spese riservate, e la maggioranza dei consiglieri, e non solo la maggioranza politica, le ha sempre respinte. È stata confermata così un’assurdità, trattandosi di denaro pubblico che non si può spendere a proprio piacere, e si è aperta la porta alla tentazione di usarlo in modo illegale o con leggerezza. Durnwalder l’ha usato come un bancomat, facendosi anticipare spese che, stando alle sue affermazioni da verificare, ha poi restituito. Tutto dovrà essere confermato o meno dalle indagini e dal giudizio. Tuttavia certo è che lo stile spesso definito “principesco” che ha caratterizzato gli ultimi anni di governo del “Luis”, non ha la caratteristica della sobrietà: la festa di compleanno nel Castel Tirolo (con i parenti e le centinaia di invitati di tutti i partiti e di tutte le parti), le incredibili “mance” al dirigente del centro agricolo del Laimburg e ad altri dipendenti provinciali, le pubblicazioni “informative” patinate spedite a tutte le famiglie per propagandare con false affermazioni il costosissimo aeroporto (ora chiuso da mesi), o per lodare senza contraddittorio il lavoro della giunta prima delle elezioni, sono solo alcuni esempi di un modo non rispettoso di usare il denaro pubblico. Il rifiuto a sottoporsi alle normali regole di trasparenza delle istituzioni, ad esempio con la lunga resistenza a mettere le deliberazioni della giunta sul web e con l’occupazione di tutti i posti di potere istituzionale e para-istituzionale con persone fidate da parte dei partiti di maggioranza, ha caratterizzato fortemente questi cinque lustri. Sull’altro piatto della bilancia stava la modernizzazione, il grande benessere, sia pure non equamente distribuito, la relativa pace etnica e la mancanza di una reale alternativa politica. Ma a lungo andare l’arroganza e l’insensibilità al sentire comune hanno creato una forte irritazione nell’opinione pubblica.

Arno Kompatscher

Lo prova l’ondata di sarcasmo interetnico provocato dalla recente decisione della giunta provinciale (intera) di creare un capitolo di spesa per brioche e cappuccini per le proprie sedute. L’incredibile spilorceria dei politici più pagati del mondo ha dato adito a esilaranti reazioni. Ma l’irritazione popolare è profonda, e nasce dalla sottomissione dei vertici della Provincia ai potentati economici e mediatici, che hanno influenzato le decisioni sugli investimenti di grande portata, inutilmente contestati per ragioni di carattere ambientale ed economico e messi ora in seria difficoltà dalla crisi o, peggio, dagli scandali. Fra questi ultimi c’è in primo luogo quello della SEL, l’azienda energetica che ha provocato la caduta dell’assessore Laimer e di cui ogni giorno emerge un nuovo episodio di illecite concessioni e di procedure truffaldine. E con titoli più piccoli sui giornali (chissà perché) è di pochi giorni fa la terrificante vittoria in sede legale della ditta che brucia rifiuti tossici a Ischia Frizzi a sud di Bolzano, che ha ottenuto di poter importare materiali pericolosi da fuori provincia. Le garanzie di salvaguardia della salute pubblica, spergiurate, ma non supportate da vera convinzione né atti adeguati, si rivelano fallaci e mentitori coloro che le hanno fatte. L’impegno del LEROP, il piano di sviluppo provinciale, di mettere al primo posto la salute quando contrasti con l’economia, è grassamente contraddetto, anzi sostituito dal suo opposto.

L’autonomia scricchiola

Chi scrive ha da tempo messo in guardia sul pericolo di una modernizzazione senza regole e di un governo che non affronti i nodi rimasti aperti della convivenza etnica, evitandoli, per usarli nelle campagne elettorali. L’autonomia scricchiola di fronte alla prova della crisi. Ora ci si trova in una situazione di transizione e i veri nodi del cambiamento al vertice della politica provinciale non sono oggetto del pubblico dibattito, che rimane all’interno del partito di maggioranza, una volta di più non coinvolgendo la popolazione. L’avvicendamento alla presidenza, dopo la rinuncia di Durnwalder a ricandidarsi, viene affrontata dalla Svp con le primarie di partito, che stabiliranno chi sarà il capolista, e quindi di per sé nuovo presidente della giunta (che verrà eletto comunque dal Consiglio provinciale). Dei due candidati finora in campo, il primo, l’attuale Obmann del partito, Richard Theiner, ha esordito nella sua carica appellandosi all’autodeterminazione, per poi fare il patto di ferro con il PD alle politiche sulla base di un accordo di scambio privato (perché fra due partiti) che nell’attuale situazione italiana è comunque difficile portare all’incasso. Il secondo, Arno Kompatscher, è il molto popolare sindaco di Fié allo Sciliar, nonché presidente del Consorzio dei comuni, autore - con la complicità probabilmente inconsapevole del sindaco di Bolzano (forse distratto dalle proposte di centri commerciali in centro città) - dei criteri di ripartizione del finanziamento dei comuni che sta strozzando le città maggiori, con la previsione di tagli drastici e progressivi che mettono in forse perfino l’assistenza ad anziani, disabili, minori.

Risparmi squilibrati

Richard Theiner

I tagli milionari riguardano comuni da sempre sfavoriti: Bolzano, Merano, Laives, mentre tutti gli altri comuni non risentono per nulla della spending review nostrana. Di fronte alle proteste, il candidato presidente ha dichiarato che la determinazione della ripartizione dei finanziamenti è stata fatta in modo “scientifico” dalla Camera di commercio, come se quest’ultima non avesse lavorato sulla base dei criteri forniti dal Consorzio dei comuni! Sia la decisione che le motivazioni sembrano dettate da un rigurgito della vecchia politica antiurbana degli anni di Alfons Benedikter. Nessuno dei due candidati esprime la propria opinione sulle questioni della convivenza o del rapporto fra aree urbane e periferia, né sulla questione del modello di sviluppo, che di nuovo, come in passato, diventa cruciale, perché contempera in sé il diritto alla qualità della vita non separato per ceto rappresentato nel partito di maggioranza né per gruppo etnico. Alcuni politici rispondono a quest’ultimo problema con la proposta di un terzo statuto d’Autonomia: ci si chiede però se non si corra il rischio di riconsegnare ai giuristi un cambiamento che richiede anzitutto maggiore partecipazione della cittadinanza alle scelte politiche. Mentre si aspettano le elezioni d’autunno, e con i segni della crisi, disoccupazione e chiusura di imprese che colpiscono le aree urbane, i processi derivanti dalle denunce incrociate fra presidente della giunta e procuratore della corte dei conti (il procuratore ha denunciato i suoi superiori e Durnwalder ha denunciato nientemeno che il procuratore!), la politica del futuro sembrano farla i deputati. Si viene a sapere che quelli della Svp hanno proposto che le etichette degli alimentari provenienti dai paesi di lingua tedesca non vengano più tradotte in italiano. La spiegazione fornita di fronte alla protesta dei rappresentanti dei consumatori è che “si tratta di alimenti che vengono consumati da persone di lingua tedesca”. Un attacco alla salute e al bilinguismo. I senatori invece ritengono prioritario portare avanti l’istituzione di un Casinò a Merano all’insegna di “basta con i moralismi”. Trionfa la fantasia individuale o di gruppo di interesse, approfittando dell’interregno e della grave debolezza delle istituzioni provinciali (consiglio), deputate a riflettere e prendere decisioni condivise sul futuro comune. Una prospettiva inquietante per l’autonomia sudtirolese.