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Forse non moriremo democristiani

Il 28 aprile elezioni provinciali. Si prospetta un disastro per i popolari.

Un crollo dei consensi ai popolari sembra certo e un’alternativa di governo sembra possibile. Il 28 aprile, si annuncia un terremoto elettorale. Tempi difficili per il Capitano Günther Platter (popolari). Dal 1945 questi sono il partito di maggioranza, spesso assoluta. Sono il partito di governo, non solo per vocazione, ma sembra anche per volontà di Dio (almeno loro pare lo abbiano creduto, e si comportavano di conseguenza). E in seno al partito la corrente dominante sempre è stata quella degli agricoltori, del Bauernbund, il quale con un’organizzazione capillare (con l’aiuto del settore bancario “Raiffeisen) è sempre riuscito ad assicurarsi, con le preferenze, molti più seggi di quelli che spettavano a un gruppo che vale il 3% dell’elettorato. Ed il numero degli agricoltori continua a scendere, perché il Tirolo non è più terra di contadini, è ormai una regione molto urbanizzata, terziarizzata, laica. Già nel 2008, l’allora Capitano van Staa perse oltre il 6%, superando a malapena quota 40%, arrivando a 16 seggi su 36. Dovette poi lasciare il timone a Platter, già ministro della difesa e poi degli interni. Negli ultimi 5 anni, i popolari hanno governato con l’aiuto, tradizionale anche questo, dei socialdemocratici; e nel 2008, per la prima volta, hanno anche flirtato per un attimo, con i verdi, preferendo un governo bianco-verde per modernizzare l’amministrazione e il partito. Ma la vecchia nomenclatura del partito decise di continuare con i soliti chierichetti socialdemocratici, che tradizionalmente non danno fastidio nel governo, e di silurare i “verdeggianti”. Così Platter divenne Capitano. Ora, i sondaggi danno dal 30 al 35% al suo partito, superato, nell’indice di fiducia, dalla sindaca di Innsbruck, Christine Oppitz-Plörer, che governa in città con una coalizione “semaforo”, insieme a verdi e socialdemocratici, condannando i popolari ai banchi dell’opposizione.

Cos’ha fatto il povero Platter per meritarsi un esito così disastroso? In parole povere: niente. Cioè ha governato come i democristiani fanno da sempre, come se niente fosse cambiato nella società. Ha fatto di tutto per accontentare il Bauernbund ed i baroni delle funivie e del turismo, ha ignorato le leggi ambientali europee per lasciare via libera alla cementificazione, ed i mandarini del “partito-Stato” hanno continuato a comportarsi da vip: un appartamento d’oro a prezzo ridicolo nella casa di un grande imprenditore delle funivie, un invito alla caccia di lusso da parte di uno che riceve aiuti di Stato proprio dall’assessore invitato, e via dicendo. Se poi l’impresa che organizza la “comunicazione” pubblica della società provinciale dell’energia elettrica (TIWAG) lavora gratis per far rieleggere i sindaci popolari che le lasciano costruire indisturbati le centrali idroelettriche in territori ancora intatti, poco male: “Noi tirolesi” (come si usavano chiamare impudicamente i popolari, tanto per dire che chi non vota popolare deve considerarsi traditore), le cose le regoliamo in famiglia. Ora pare che basti ed avanzi. Die Presse di Vienna, giornale liberale per eccellenza, teorizza seccamente un governo provinciale senza popolari. Il Tiroler Tageszeitung, giornale filo-governativo per vocazione, osa ipotizzare l’esclusione dei popolari dal governo. Esiste una vita dopo la DC? Sembra di si, se perfino il TT può immaginarlo. Come mai? Si è formata una nuova lista, capeggiata da due ex-assessori, una ex-popolare, la formidabile Anna Hosp (fatta fuori nel 2008, in quanto colpevole di aspirare alla Capitaneria) e un ex-socialdemocratico. Con alcuni sindaci popolari o ex-popolari. E con l’appoggio della sindaca di Innsbruck. Una lista civica per il rinnovamento liberal-conservatore e/o socialcristiano, che si chiama “Vorwärts Tirol” (Forza Tirolo, ma non ha niente a che fare col Cavaliere).

Esiste da un mese, e già i sondaggi le danno almeno il 15%. In totale si candidano 11 liste, compresi alcuni partitini minoritari della destra o della sinistra estrema, e strani partiti-impresa come quello dell’austro-canadese Frank Stronach, produttore di automobili autonominatosi salvatore della patria. Sette di questi potrebbero davvero entrare in consiglio. Il secondo posto se lo contendono vorwärts, verdi e socialdemocratici, tutti e tre quotati attorno al 15%. Il bello è che due dei tre escludono una coalizione con i popolari guidati dal Platter, il che, dopo la caduta degli dei del 28, potrebbe incitare i giovani leoni popolari (alcuni sindaci rinnovatori) alla ribellione contro il capo. Perfino i socialdemocratici non escludono più una coalizione anti-popolari. Nell’ultima seduta del consiglio, hanno per la prima volta votato con l’opposizione unita per una riforma della legge-quadro che dovrebbe ridare i territori comunali espropriati dagli agricoltori nel ‘900 ai comuni, come ordinato dalla Corte Costituzionale. Per la prima volta dopo decenni i popolari si sono trovati in minoranza, dovendo ricorrere ai trucchi del regolamento per impedire che la nuova legge passasse con la procedura d’urgenza. I popolari devono rinnovarsi ed aprire alla società, o sono destinati a finire marginalizzati da una nuova coalizione multicolore? Vedremo. È già successo a Innsbruck.

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