SVP: l’araba fenice
Grazie anche ad un radicale rinnovamento dei candidati, le previsioni catastrofiche sono state smentite dai risultati
Due pagine, ha detto il direttore, avrai bisogno di due pagine per descrivere la sconfitta della Svp. L’aspettativa di forti perdite era nell’aria perfino nelle stanze della lussuosa sede del partito in via Brennero. Gli scandali “all’italiana” hanno distrutto il nostro mito di essere diversi, e destato una profonda indignazione verso i vertici della politica provinciale. Il segretario politico Richard Theiner aveva annunciato le dimissioni in caso di sconfitta, giocandosi la carica nel partito, ma anche la nomina a candidato come nuovo presidente della giunta provinciale.
Ma dopo la notte in cui l’Italia ha fatto i conti nelle urne con i politici sordi alla sua disperazione, il Sudtirolo si è risvegliato con una sorpresa: tre senatori eletti, e cinque deputati. Per la Svp solo lo 0,1 per cento di perdite. I Freiheitlichen sono cresciuti di quattro punti, ma non hanno eletti. E un candidato dei Verdi, pur con un cattivo risultato, ha soddisfatto il suo (curioso) sogno di essere il “primo eletto tedesco non Svp” che va a Roma.
Andiamo con ordine. Vari fattori hanno contribuito a questo risultato. A fare rinserrare le fila dei votanti ha contribuito il timore di importare l’instabilità dell’Italia, e la brutta esperienza fatta con il governo Monti, che si è dimostrato brutale con le autonomie speciali, quanto con i poveri, i disabili e gli anziani di tutto il Paese. I licenziamenti facili introdotti dal governo tecnico hanno colpito anche qui, seppure in misura molto minore rispetto ad altre regioni italiane.
Il timore di fare un passo indietro nello stato sociale, con tasse altissime e servizi scadenti, ha fatto passare in secondo piano il fatto che anche il nostro governo locale non è innocente per il divaricarsi della forbice fra ricchissimi e ceto medio-basso. Lo slogan “Autonomia in pericolo”, ha colto questi timori, facendo leva sul benessere che finora l’autonomia ha saputo garantire.
Ma questa è solo una parte della ragione del mancato insuccesso elettorale del partito di governo. La Svp, per entrare in parlamento, aveva bisogno di superare la soglia del 20 per cento su base regionale e temeva di non riuscirci, dopo l’affaire della società energetica (SEL), le indagini sui fondi riservati di Durnwalder, e tanti altri episodi di immoralità pubblica che hanno fatto dire a qualcuno che “l’autonomia non può essere un alibi per coprire gli illeciti”. I vertici Svp, costretti, hanno puntato sul rinnovamento. Il 6 gennaio, con le primarie degli iscritti, sono stati scelti i candidati (solo una donna), che non sono stati messi dietro ai beniamini del segretario, come accaduto nel Partito Democratico.
Nessuno dei nuovi è privo di esperienza politica, o nel partito o nelle amministrazioni locali, sono competenti, e più giovani. Daniel Alfreider, 30 anni, è il primo ladino a entrare in parlamento. Ingegnere edile ed esperto di diritto degli appalti, vuole contribuire alla modernizzazione, alla formazione plurilingue delle nuove generazioni (anche il suo sito web è trilingue); Renate Gebhard, 35 anni, è un avvocato. Albrecht Plangger, 50 anni, è stato sindaco di Curon Venosta e in questa veste ha partecipato al conflitto sull’energia e vuole mettere a disposizione del parlamento “competenza giuridica, buon senso e l’esperienza nell’amministrazione”. Il quarto deputato è Manfred Schullian, 51 anni, avvocato di Caldaro, transitato nella Svp dopo un’esperienza in una delle prime liste civiche, ed è impegnato su tematiche di giustizia sociale. E infine il quinto deputato “Svp”: Mauro Ottobre del Patt, con cui il partito etnico ha riguadagnato in Trentino più di quel poco che ha perso in Alto Adige.
Fra senatori e deputati uscenti, l’unico rimasto è Karl Zeller, potente avvocato di Merano, orientato a destra, che ha proposto, con la tipica “flessibilità” del suo partito, di fare un patto con Bersani, al tempo in cui quest’ultimo sembrava destinato a vincere facilmente le elezioni. Un fatto che a poche ore dalla proclamazione dei risultati si vuole già andare a incassare. Nel collegio della Val Pusteria è stato eletto senatore Hans Berger, vicepresidente della giunta provinciale, con un alto consenso, ma una perdita del 3 per cento rispetto alle precedenti politiche. Forse lo scotto di non essere nuovo?
Nuovi e vecchi
Ma la vera novità di queste elezioni, è l’elezione di Francesco Palermo nel collegio senatoriale di Bolzano-Bassa Atesina, la zona più mistilingue della provincia. Palermo è diventato il candidato comune di Pd e Svp, o forse né dell’uno né dell’altro ed è stato eletto con maggiore consenso (51,8%), del suo predecessore Oscar Peterlini, raccogliendo i voti dei due partiti, ma anche di molti cittadini, convinti da lui stesso. 43 anni, professore di diritto pubblico comparato nell’Università di Verona e direttore dell’Istituto per lo studio del federalismo e del regionalismo dell’Eurac di Bolzano, laurea a Trento e dottorato di ricerca a Innsbruck, ha lavorato in diverse università e istituzioni straniere e ricopre o ha ricoperto cariche in diversi organismi indipendenti dell’OSCE, del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea in tema di diritti delle minoranze e di federalismo. Un tecnico, pronto a collaborare all’elaborazione di un terzo Statuto, cosa che probabilmente nelle attuali condizioni del parlamento non si proporrà neppure - come ha dichiarato Durnwalder all’indomani del voto al quotidiano viennese “Die Presse”, - ma che ha garantino la propria indipendenza e il proprio impegno sui temi dei diritti civili, della modernizzazione, della formazione plurilingue e della ricerca scientifica.
A fianco della pattuglia degli eletti Svp, nuovi e competenti, stanno i “vecchi” volti degli altri partiti: torna alla Camera con il premio di maggioranza Luisa Gnecchi del Pd, anche se il partito è sceso dal 19,90 del 2008 al 9,5, e l’amazzone Biancofiore, con il 6,7 per cento al Pdl, unica eletta della destra. Grande e inatteso successo l’ha avuto il Movimento 5 stelle, che ha già dato buona prova di sé in consiglio comunale a Bolzano (8,3 % alla Camera, ma 15% nel collegio senatoriale di Bolzano-Bassa Atesina).
I Freiheitlichen hanno sperato fino all’ultimo di avere un eletto con i resti, ma hanno dovuto accontentarsi di crescere al 15,9 per cento. Un buon risultato, che la segretaria politica Mair ha commentato ricordando che molti elettori del suo partito hanno dato il voto alla Svp, ma che in autunno, alle provinciali, sarà ben diverso. Sulla rivincita in autunno contano anche i Verdi, che per la prima volta sono andati alle elezioni separati dai verdi trentini, ma con il partito di Vendola, accentuando la transizione da partito interetnico a partito socialdemocratico tedesco.
I commenti degli altri partiti della destra tedesca sono riassunti da quello di Bürgerunion, sostenitore della secessione, che scrive con una certa soddisfazione: “Caos nell’Italia caotica”.
Il Tageszeitung ha titolato: “Die Unverwüstliche”, l’indistruttibile, riferito naturalmente alla Volkspartei, e ironizza sul concorrente Dolomiten, chiamandolo “il grande perdente”. Il giornale degli Ebner ha fatto una campagna a tappeto contro l’accordo Svp-Pd, usando un sondaggio farlocco che prevedeva un crollo al 32 per cento (risultato reale Svp: 44,2). Il Dolomiten titola: “Italien bleibt ein Fragezeichen” (L’Italia rimane un punto di domanda), e Toni Ebner, direttore-co-proprietario, in un fondo auspica per l’Italia una grande coalizione, concludendo però che “Roma purtroppo non è Vienna né Berlino”.
I giornali austriaci sono in linea con quelli di tutto il mondo. La Tiroler Tageszeitung titola “Shock Wahlergebnis”, risultato elettorale shock. Si parla di instabilità, di condizione greche. Die Presse ironizza sul fatto che i sudtirolesi non hanno preso bene i sacrifici imposti da Monti, che “ha preteso un sostegno finanziario maggiore a quello cui è abituata la benestante regione autonoma”. Dalla Germania, Westerwelle chiede che si faccia rapidamente un governo. Chissà se si è accorto che il Presidente della Repubblica italiana le consultazioni le sta facendo a Berlino?
Intanto in Sudtirolo ci godiamo per un momento la sensazione che nel disastro generale, qui, per una volta, la popolazione, al di là delle divisioni etniche, guarda insieme ai problemi e al futuro della terra in cui abita, e riesce a eleggere qualcuno che condivide questa visione.