Commenti a una strage
Dopo i due senegalesi uccisi: sui giornali e in rete un dibattito debole e stonato, come se fosse un modesto episodio di razzismo
Sulle motivazioni che hanno indotto Gianluca Casseri a sparare a cinque senegalesi (uccidendone due) e poi a suicidarsi il 13 dicembre a Firenze, se ne sono dette di tutti i colori. Qualcuno ha detto che era un fascista, anzi un fascista del terzo millennio, per via della sua vicinanza a Casa Pound, altri hanno detto che era un folle e altri ancora un razzista. C’è stato anche chi ha additato il genere fantasy, con i suoi simboli e la sua attrazione verso l’occulto (l’associazione del genere fantasy con la cultura di destra è stata oggetto di un’analisi molto interessante sul blog del collettivo di scrittori Wu Ming, www.wumingfoundation.com/giap). Difficile, in ogni caso, arrivare a capire quello che ha davvero mosso Casseri, forse impossibile.
Ciò che lascia sorpresi dell’intera vicenda, e che quindi andrebbe approfondito, è invece come le varie fonti di informazione l’hanno trattata, soprattutto lo strano dibattito che si è sviluppato in seno all’opinione pubblica italiana.
A leggere i giornali, ma soprattutto i blog o le pagine Facebook, sembra di assistere alle prevedibili reazioni che si hanno quando accade un deprecabile episodio di razzismo, una cosa da tutti i giorni che viene condannata con fermezza da alcuni, parzialmente giustificata da altri, ma nulla di più. Questa volta, però, il fatto è ben più grave.
Le fonti di informazione ufficiali come giornali e televisioni non brillano per l’originalità con cui trattano la notizia. La maggior parte di essi collega Casseri a Breivik (l’autore della strage dei giovani laburisti svedesi), e mentre la Repubblica sottolinea la responsabilità della destra (scarsa integrazione degli immigrati sul suolo italiano), il Giornale sottolinea le colpe della sinistra (troppi immigrati). Solite cose, insomma, alcune più interessanti altre meno, ma niente di nuovo.
È invece nelle fonti di informazione non ufficiali, come blog, pagine e gruppi su Facebook, che troviamo alcuni spunti di riflessione per nulla scontati. È anzitutto doverosa una piccola precisazione. I partiti italiani, così come moltissime organizzazioni formali, non sono ancora (e questo fatto ha dell’incredibile) attrezzati sulla rete. Le pagine Facebook sono quasi sempre nelle mani di uno staff che non si preoccupa minimamente di tenere vivo il dibattito, col risultato che spesso questi spazi sono vuoti e relativamente con pochi iscritti.
Il gruppo PD-Pagina Ufficiale conta appena 56.000 iscritti (ricordiamoci che è un partito nazionale, e che in Italia Facebook ha 21 milioni di utenti); non va meglio al gruppo Pdl-senato, a 10.000 iscritti. Più gettonata è la pagina fan di Silvio Berlusconi (350.000), ma è più popolata da utenti che lo offendono che da reali sostenitori. Il dibattito quindi si svolge altrove, prevalentemente su blog fortemente orientati, ma anche su pagine non ufficiali di Facebook e su siti di informazione esclusivamente online, come ilpost.it.
Negli articoli e nei commenti, emerge quello che si poteva già scorgere osservando le prime pagine de il Giornale e de la Repubblica, e cioè il delinearsi di due diverse posizioni, in maniera molto più netta di quel che ci si potesse attendere. Normale, certo, che il dibattito italiano, sempre fortemente politicizzato, finisca con lo spaccare in due il paese. Meno normale è che ciò avvenga in un caso come questo, in cui un uomo ha sparato a cinque persone, scegliendo le sue vittime in base al colore della pelle.
E così, in calce ai post di testate online più o meno importanti (tra cui, anche quelle che fanno riferimento ad un quotidiano cartaceo, come appunto la Repubblica e il Giornale, ma anche il Corriere), accanto alle note di una debole riprovazione del razzismo, si assiste ad un proliferare di commenti del tipo “La violenza è da condannare sempre, però...”. Però gli immigrati sono troppi, però non mostrano volontà di integrarsi. O ancora, questa volta su Facebook, “però gli immigrati sono dei privilegiati in quanto vengono facilitati nelle graduatorie per le case popolari”.
La legittimazione della xenofobia
Di discorsi simili se ne leggono e se ne sentono tantissimi, non solo online. Il problema è forse essenzialmente uno, e cioè la fornitura da parte di organismi politici riconosciuti (e autorizzati) del necessario apporto ideologico per non vergognarsi di fronte a ciò che è accaduto. È una sorta di legittimazione quella che proviene da questi partiti, come ad esempio dalla Lega Nord (ma anche da alcuni esponenti del Pdl), che hanno goduto forse di eccessivo spazio per divulgare e legittimare tesi razziste. Si prenda ad esempio, come riportava l’Espresso, il gruppo su Facebook “Lega Nord-Padani si nasce”, un gruppo chiuso che conta tra i suoi iscritti leghisti di spicco come Reguzzoni e Fugatti, coordinatore della Lega Nord in Trentino.
I membri del gruppo si dilettavano in veri e propri sfoghi razzisti, che andavano dall’uccisione con il lanciafiamme degli immigrati alla famosa frase “due in meno” riferita all’episodio di Firenze. Non è la prima volta che la Lega dà prova della sua xenofobia, specie su internet.
A tutto questo, si aggiungano le reazioni poco convinte di un’opposizione che, invece di rifiutare in toto la logica leghista, controbatte delle volte sullo stesso terreno, risultando poco efficace ma soprattutto fornendo ulteriore legittimazione a delle tesi che andrebbero estirpate sul nascere. A questo proposito è utile dare un’occhiata ad un video “virale” su Youtube, visualizzato ben 377.000 volte, che riprende un servizio del Tg3 in cui viene intervistato il leader della comunità senegalese fiorentina. Il titolo del video, poi diffuso da tantissimi gruppi su Facebook come Insieme per il PD e Movimento Antiberlusconiano Italiano collezionando migliaia di “mi piace”, è “Discorso di un senegalese umilia la stupidità di certi italiani”. Della serie: esistono anche senegalesi intelligenti. Questo non vuol essere che un esempio, se ne potrebbero citare altrettanti, specie se si vanno a spulciare le dichiarazioni di esponenti di partiti come Sel e Idv.
Non si vuole qui attribuire alla Lega la colpa di quel che è successo, frutto forse più della follia di un uomo che di un contesto ideologico non del tutto sfavorevole, ma semmai evidenziare come nelle reazioni a quella che è una tragedia, sia emersa la politicizzazione di un argomento come l’antirazzismo, che dovrebbe invece essere un valore comune.