Come difendersi dal lavoro molesto: la parola all’avvocato
Subire persecuzioni sul posto di lavoro è un atto discriminante, che lede la dignità e i diritti d’ogni lavoratore. Diritti di cui oggi c’è maggior coscienza, per questo, si considera inaccettabile il fatto di essere bastonati nelle proprie risorse professionali. Arginare il mobbing, in ogni modo, non è affatto semplice. Anche di fronte a casi conclamati, non tutti hanno il coraggio di intraprendere una lotta legale contro l’azienda, perché temono successive ritorsioni. Certo, la legge è un intervento riparatore di un danno che sarebbe molto più facile prevenire, ma rimane pur sempre un freno contro queste violenze morali. E nelle aule dei tribunali si stanno affacciando, timidamente, le prime denuncie dei mobbizzati.
Vediamo allora di fare il punto sulla tutela giuridica del lavoratore. Insomma, allo stato attuale, il malcapitato che si trova a subire simili attacchi quali armi di difesa può imbracciare? E quali sono le difficoltà nell’intraprendere queste vertenze legali? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Annelise Filz, esperto in diritto del lavoro e presidente della Commissione Provinciale per le Pari Opportunità.
" Attualmente - precisa Filz - in Italia, contrariamente agli altri paesi europei, non esiste una legge sul mobbing. In ogni legislatura vengono presentati almeno dieci disegni di legge che poi si risolvono in un nulla di fatto.
La prima sentenza sul mobbing è comparsa al Tribunale di Torino solo nel 1999. Pur in assenza di una legge specifica, abbiamo degli agganci normativi per difendere il lavoratore. Ad esempio, ci possiamo riferire agli articoli del Codice Civile, che prevedono che il datore di lavoro tuteli il dipendente anche sul piano della salute psico-fisica. Sempre in merito a questa tutela vi sono poi articoli nella Costituzione e nello Statuto dei Lavoratori.
Il problema delle sentenze sul mobbing è che non è facile acquisire delle prove, perché il fenomeno non si concretizza in fatti dirompenti, ma in tante situazioni. E’ importante, quindi, raccogliere più documentazioni possibili, ad esempio: testimoni coinvolti, lettere scritte al datore di lavoro per chiedere chiarimenti riguardo al trattamento subìto, certificazioni mediche ecc…Può essere utile rivolgersi per informazioni alla Consigliera di Parità, che è un servizio gratuito in ogni provincia.
Il vero problema è che non c’è la possibilità d’intervenire sul mobbing mentre è in corso, ma solo a danno avvenuto, vale a dire con la malattia.
Non dimentichiamo, in ogni caso, che il lavoratore che arriva dall’avvocato generalmente ha già contattato i sindacati, che magari hanno tentato invano una mediazione con l’azienda. Cosa che anche il legale fa prima di avviare la vertenza".