Storia di un “mobbizzato”
Finire nella trappola del mobbing significa vivere una sofferenza psicologica che danneggia non solo la propria identità lavorativa, ma anche la rete dei rapporti sociali e degli affetti. Per conoscere questi aspetti raccontiamo l’avventura di Alfredo (nome di fantasia). Alfredo è un lavoratore trentino di 50 anni che è stato mobbizzato dai suoi dirigenti per lungo tempo. Finché stanco di combattere da solo questa battaglia, ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto chiedendo aiuto. E lo ha fatto rivolgendosi all’Associazione Italiana Prima (www.mobbing-prima.it). Il centro si occupa da anni di ricerca e prevenzione sul mobbing, nonché di supporto psicologico e legale alle vittime. E’ guidato dallo psicologo del lavoro dott. Harald Ege, attualmente il maggior esperto e saggista sul tema in Italia, che è la voce narrante di questa storia.
Alfredo ha lavorato presso un’azienda produttrice di servizi per molti anni. In seguito la stessa è stata rilevata da un’azienda importante. I nuovi proprietari avevano interesse ad acquisire la struttura, ma non il personale. Così il gruppetto di dirigenti ha pianificato un tipo di mobbing, che fa parte di una precisa strategia aziendale ("bossing), per indurre alle dimissioni i lavoratori. Nel caso specifico, hanno messo in atto comportamenti ostili verso il personale che comportava costi maggiori, ad esempio, quelli che avevano titoli elevati o molta esperienza.
Ad Alfredo hanno tolto subito incarichi e mansioni. Si è ritrovato in una stanza senza telefono, computer e fax. Non poteva fare nulla e per occupare il tempo doveva portarsi dei giornali. Dopo di che i superiori hanno attivato verso Alfredo il vero mobbing: lo coprivano di maldicenze, gli toglievano il saluto, si comportavano come se non ci fosse. Ogni volta che faceva una richiesta era aggredito con toni accesi. Le procedure disciplinari contro di lui erano numerose. La valutazione che gli avevano attribuito era di scarso rendimento: una beffa, dato che gli avevano tolto il lavoro. Pian piano Alfredo accusò i primi disturbi psicosomatici: era insonne, inappetente e depresso. La sua vita sessuale non esisteva più. I rapporti con moglie e figli erano all’insegna di toni molto aggressivi. Tutta la famiglia fu coinvolta in una sorta di vera regressione. Attualmente il caso è in fase di valutazione per decidere le strategie d’intervento più adeguate.