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Più aeroporto, meno democrazia

Un progetto insensato da ogni punto di vista portato avanti smentendo impegni e promesse

L’aeroporto di Bolzano nacque nel 1926 come struttura militare e nel dopoguerra si tentò a più riprese di trasformarlo in commerciale; inutilmente, per la sua posizione fra le montagne e la vicinanza di insediamenti densamente abitati. Tuttavia, nel marzo del ‘99 la pista fu allungata, vennero costruite gli impianti necessari e venne aperto al traffico civile, con aerei di piccole dimensioni, con l’appena nata compagnia Tyrolean Airways.

Secondo i dati dell’Enac dello scorso aprile, fra i 45 aeroporti italiani, quello di S.Giacomo/Laives è al 38° posto per traffico, l’ultimo nell’Italia del Nord. I passeggeri sono diminuiti dai 74.325 del 2007 ai quasi 54.000 del 2010. La maggioranza dei biglietti è acquistata dalla Provincia di Bolzano, che finora ha pure sborsato 55 milioni per varie infrastrutture, e ogni anni ripiana il pauroso deficit di esercizio.

Da sempre la cittadinanza chiede che si ponga fine a questa dissipazione di risorse e che si evitino rumore e inquinamento all’area a sud di Bolzano. Contro l’apertura dell’aeroporto furono raccolte a suo tempo 35.000 firme. Il presidente della giunta in risposta, nel corso della campagna elettorale del 1998, spedì ad ogni famiglia a spese pubbliche un opuscolo per spiegare i vantaggi e negare i problemi. Promise che non ci sarebbero stati finanziamenti diretti. Due mesi dopo le elezioni, stanziò i primi 30 milioni.

I dieci punti di quell’opuscolo possono essere riletti oggi come un esempio di democrazia tradita. Eccoli. 1. Non un nuovo aeroporto, ma la sistemazione dell’esistente. 2. Non grandi aerei. 3. Un numero ridotto di linee. 4. Solo voli diurni. 5. Norme severe contro l’inquinamento e il rumore. 6. Rispetto delle norme UE sull’impatto ambientale. 7. Sostenibilità economica. 8. Basso uso di carburante. 9. Numero limitato di parcheggi. Strutture modeste. 10. Rotte aeree elevate quindi nessun timore di incidenti.

Non fu fatta neppurela V.I.A. E il resto è storia di questi giorni, con le ultime decisioni che ignorano il risultato del referendum di due anni fa, in cui, pur non raggiungendo di poco il quorum, l’81% dei votanti si pronunciò contro l’aeroporto.

Nel 2007 ci fu una mediazione. I rappresentanti della popolazione, dell’ambientalismo e dei sindacati fecero proposte concrete. Ma gli altri avevano l’obiettivo di andare avanti col progetto, salvando la faccia ai politici Svp della Bassa Atesina e ne uscì un documento ambiguo, che tuttavia vietava il prolungamento della pista.

In marzo la giunta provinciale ha deciso di investire nell’aeroporto altri 24 milioni entro il 2030. Il progetto è diviso in due tempi. Prevede il prolungamento della pista, l’uso di aerei più grandi, la triplicazione dei parcheggi e del volume del terminal e altri rifacimenti di impianti. Di fronte alla sollevazione, l’assessore ai trasporti ha convocato un tavolo, per “informare”, come ha detto, ambientalisti e rappresentanti dei comitati. La decisione infatti è già presa. Il portavoce del Dachverband für Natur und Umweltschutz, l’Associazione sudtirolese per la Protezionedell’ambiente, Klauspeter Dissinger, ha abbandonato l’incontro, perché non era stato distribuito il progetto, dichiarando che “il direttore dell’Abd, Kopfsguter ci ha solo fatto una piccola presentazione, con due-tre immagini generiche. Senza dati, cifre, numeri, niente. Poi ha detto: inutile proseguire, tanto tutti i presenti lo conoscono. Beh, questo non corrisponde al vero...Il Masterplan ci servirebbe per capire se rispetta i risultati della mediazione del 2007. Noi supponiamo si voglia allungare la pista di un centinaio di metri, ma non siamo sicuri. Supponiamo, o meglio temiamo, che si vogliano far atterrare gli aerei a turbina, gli Airbus A 319, che consumano e inquinano 7 o 8 volte gli aerei ad elica...Come si può mediare su un argomento che non si conosce?”.

Rimangono ovviamente le obiezioni generali. Come la Convenzionedelle Alpi, che sconsiglia nuove infrastrutture e la vicinanza dei due aeroporti di Verona e Innsbruck, ottimamente collegati da autobus e treni. Gli oppositori studiano, i propugnatori premono sui politici. “Da numerosi studi internazionali, addirittura della Deutsche Bank, sappiamo che gli aeroporti con meno di 500.000 passeggeri l’anno sono destinati a sopravvivere solo con iniezioni di denaro pubblico” spiega il Dachverband. L’aeroporto di Bolzano favorisce il turismo “mordi e fuggi”. L’assessore all’ambiente ha votato contro il masterplan. Invece l’assessore ai trasporti e la maggioranza della giunta, sensibile alle lobbies pro-grandi opere, sostiene che l’Abd abbia valenza pubblica, perché trasporta 54.000 passeggeri l’anno. Dissinger e la rappresentante della CGIL osservano che 70.000 “sono i passeggeri del trasporto pubblico altoatesino, ma in un solo giorno. Lo si finanzia con 100 milioni pubblici l’anno contro i 5-10 dell’Abd, e la proporzione di passeggeri è di 360 a uno!”. A chi, come l’Alto Adige, propugna una modernità costituita da grandi opere purchessia, e la contrappone alla presunta arretratezza del modello fondato sulla conservazione della bellezza della natura come valore anche economico, gli ambientalisti e il popolo fanno presente che i viaggi sotto gli800 chilometri (come i voli da Bolzano per Roma, Vienna o Francoforte) in futuro sono destinati a finire sulla rotaia. Questa è la modernità. La politica non lo sa.