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Euregio, ma senza il cappello di Hofer

Nicola Zoller, presidente del Consiglio comunale di Brentonico

Guardando la manifestazione del 20 settembre a Innsbuck, convocata “per celebrare la ricorrenza - come avverte un comunicato - dei 200 anni delle lotte tirolesi” guidate da Hofer e dopo le numerose manifestazioni pro-hoferiane promosse anche in Trentino dalle istituzioni provinciali, pare necessario un riferimento ad una visione più generale e di prospettiva. Cosa resta di quelle “lotte tirolesi”? L’ostilità alle prime riforme sanitarie che introducevano la vaccinazione antivaiolosa dei bambini (osteggiata perché avrebbe fermato l’ordine naturale delle cose e la volontà di Dio di “avere nuovi angeli in cielo”!) e l’inumazione dei cadaveri fuori dal centro abitato? L’ostilità verso l’istruzione elementare del popolo, per lasciarlo nelle mani della superstizione? L’ostilità verso la liberazione dalle gabbie sociali feudali per cui chi nasceva contadino doveva ‘felicemente’ morire contadino? L’ostilità verso le norme a favore della tolleranza religiosa e l’uguaglianza dei culti?

I giudizi degli studiosi anche e soprattutto di lingua tedesca sono disarmanti. Ce ne ha dato un saggio Patrick Ostermann con un articolo su QT di settembre, intitolato “Da eroe della libertà a talebano delle Alpi: il declino di Andreas Hofer nella considerazione dei tedeschi”. Così Michael Frank sul quotidiano di Monaco Süddeutsche Zeitung descrive l’oste della Val Passiria come “un crociato contro il progresso e la modernità, allo scopo di conservare il Tirolo come teocrazia”; ma anche per uno storico sudtirolese, Karl Mittermeier, Hofer è un “baciapile”, piegato su un integralismo antilluminista e bacchettone.

Ora, se si vuole prospettare una Euroregione “alpina” è meglio cambiare immagini e testimonianze, che non possono essere recuperate da un’esperienza oscurantista di due secoli fa. Piuttosto, non vanno dimenticati i soprusi che le popolazioni di queste terre hanno subito, a partire dalle vessazioni fasciste sui sudtirolesi, che fecero seguito ai maltrattamenti antitaliani riservati in precedenza alle popolazioni trentine dalle dirigenze austro-ungheresi

Le cose nell’ultimo cinquantennio si sono fortunatamente modificate per i sudtirolesi, che grazie a un felice esperimento autonomistico possono essere di riferimento per tutte le minoranze. Dunque si proceda con la collaborazione fra regioni alpine fuori da tracotanti revanscismi e da chiusure retrograde. Siamo tutti cittadini del mondo, molti di noi sono orgogliosi delle proprie radici, dunque intrecciati da vicende di confronto e incontro inevitabili. Sia quindi una collaborazione concreta nei settori della scienza, ricerca, scuola, trasporti, economia, agricoltura e della pianificazione territoriale: aree così importanti e omogenee dal punto di vista geografico e ambientale possono fare un lavoro comune utile per i nostri popoli, per il proprio Paese e per l’Europa.