Incendiari e pompieri
La sfilata pan-tirolese del 20 settembre. Caro governo regionale, chi te l’ha fatto fare?
Eva Klotz con la maglietta “Il Sudtirolo non fa parte dell’Italia”: un po’ di folklore dei soliti matti? Gli Schützen sudtirolesi (ma non solo) con lo striscione “Los von Rom”, inneggianti anche ai dinamitardi degli anni ‘60. Il Presidente della Repubblica, che si era alzato per onorare le bandiere, sdegnato tornava a sedersi, guardando ostinatamente in tutt’altra direzione. E Dellai, ospite d’onore in nome del Tirolo Storico, multietnico e multilingue, cosa avrà pensato? Il nostro Capitano almeno ha avuto il buonsenso di vergognarsi? Pare di no, giudicando dalle lacrime di orgogliosa commozione in bella vista quando la TV nazionale l’ha intervistato.
Tutta la città occupata? No, almeno da alcune finestre del primo piano del municipio, uno striscione gridava “Libertè, egalité, solidarité: Es lebe die Republik!” (Viva la Repubblica): erano le finestre della sede del gruppo consiliare verde. E da altre finestre lungo il corteo sventolavano le bandiere arcobaleno.
Ma che noia questa sfilata dei 25.000 mila! (70.000 includendo gli spettatori televisivi, cioè il 22% dei tirolesi. Il che significa che il 78% non ha battuto ciglio.)
E allora, voltiamo pagina? No, bisogna riflettere ancora, e non per fare della dietrologia. Di una “regia nascosta” della destra estrema, dietro il corteo, parlava pure, sulla Presse di Vienna, prestigioso giornale di secolare tradizione liberale, lo storico e politologo Günther Pallaver (collaboratore anche della RAI di Bolzano). Il quale ha anche chiesto sulla Tiroler Tageszeitung dove mai in questo corteo che dovrebbe riunire il passato con il futuro di tutto il Tirolo, fossero per esempio le decine di migliaia di lavoratori musulmani, emigrati dalla Turchia e dalla Bosnia per diventare tirolesi a tutti gli effetti, anche se, da non-cattolici, non potranno mai diventare degli Schützen.
“Tirol isch lei oans”: il Tirolo é unico, uno ed indivisibile, dicono gli Schützen. Ma il loro grande Tirolo non è quello di Dellai, il Tirolo storico fino al Lago di Garda che é diventato l’Euregio Alpina che lotta per darsi un’identità ed un posto nella nostra comune Unione Europea. Quella dei “consigli a tre” che dovranno riunirsi, fra poco, a Trento. No, il loro Tirolo è quello “tedesco”, il cui confine dovrebbe essere Salorno invece del Brennero (e che storicamente non è mai esistito, mentre il confine del Brennero, a parte fascisti e Schützen, non interessa proprio nessuno, essendo diventato nient’altro che una linea amministrativa fra due paesi amici, membri dell’Unione). E il mitico diritto all’autodeterminazione? Figuratevi i sudtirolesi che per patriottismo etnico rinunciano ai soldi dell’Autonomia per favorire il bilancio Tirolo del Nord!
Ma torniamo alla regia “occulta”. Prima dell’estate, il coordinatore della sfilata, Andreas Khol, già presidente del gruppo popolare al Parlamento, poi, col governo di destra Schüssel-Haider, anche presidente dell’assemblea nazionale e grande manovratore della coalizione con i Freiheitlichen, aveva precisato che parole d’ordine come “Los von Rom” non sarebbero state tollerate. Tutti i gruppi partecipanti avrebbero dovuto impegnarsi a non portare alcuno striscione “offensivo”. Ma gli Schützen sudtirolesi gridavano allo scandalo, invocando la dichiarazione dei diritti dell’uomo. E alla fine, Khol si arrese, dichiarando che censura non ci sarebbe stata, in nome del diritto alla libertà di espressione.
Questo sacrosanto diritto include naturalmente anche il diritto di dire cretinate. Ma se uno dice una cretinata usando come pulpito un corteo ufficiale organizzato (e finanziato, a suon di milioni) dal governo regionale, il discorso cambia. Allora, quel benedetto governo regionale non faccia Ponzio Pilato e si assuma le sue responsabilità.
Per un anno intero hanno celebrato un Andreas Hofer nella versione mitologica costruita, a fine ‘800, dal pangermanismo, e poi, prima della Grande Guerra, in funzione anti-risorgimentale. Una versione di Hofer, insomma, che va d’accordo con la maggioranza conservatrice nel Consiglio, e che serve anche come ideologia giustificatrice per il suo dominio eterno. Un po’ di nazionalismo (anche localistico) non guasta. Come non guastano le tensioni etniche nel Sudtirolo, per garantire un ruolo politico sia alla destra estrema che all’ala destra della SVP.
Quando Hofer diventa il padre della patria, tutto diventa legittimo, anche la lotta armata degli anni ‘60 e ‘70 nel Sudtirolo, anche l’opposizione all’autonomia di Bolzano, anche una politica che neghi tutti gli accordi internazionali, ivi incluso l’Atto Finale di Helsinki sulla cooperazione pacifica in Europa ed il Trattato Fondamentale dell’Unione Europea. I popolari “per bene” hanno preparato il terreno sul quale poi sono fioriti gli estremisti della destra. Ciò è innegabile. E, soprattutto, imperdonabile.