Poste e sindacati: ci siamo anche noi
Egregio Direttore, le chiedo il diritto di replica in merito al Suo articolo di Questotrentino “Azienda risanata, servizi tagliati” che affronta - in chiave localistica - le conseguenze della privatizzazione di Poste Italiane.
Il taglio dell’analisi, con l’intervento anche del professore universitario Michele Andreaus, può essere condivisibile. Lo è un po’ meno lo spazio che ha dato ai lavoratori e a una sigla sindacale. Nell’articolo, lo scontento e la rassegnazione dei lavoratori emergono tutti e sono ben enfatizzati; peccato che si sia data voce solo ai lavoratori del recapito e non anche a quelli che lavorano agli sportelli che, in quanto a gestione dei disservizi e delle lamentele della clientela, sono diventati quasi i primi della classe e per i quali scontento e rassegnazione sono stati superati dall’andare avanti per forza di inerzia.
È in questa situazione che il sindacato lavora quotidianamente: da una parte tentare di rimotivare i lavoratori e convincerli che hanno ancora la forza per rivendicare il loro diritto a lavorare con dignità e con la consapevolezza di rappresentare un’azienda che c’è; dall’altra trattare con un’azienda che naviga a vista, con pochi progetti a medio-lungo termine e poco vicina ai lavoratori che svolgono la loro attività con grande senso di responsabilità garantendo quegli utili che poi l’azienda, orgogliosamente, pubblicizza.
Quanto sopra descritto è ciò che fa giornalmente il sindacato da Lei definito minoritario - la CGIL -, che io rappresento. Anche se minoritario, si sforza, in tutti i modi di “opporsi a questo andazzo” (come Lei scrive) cercando di tutelare i diritti dei lavoratori (iscritti e non iscritti al sindacato) sempre nella ricerca dell’unità sindacale. A questo si aggiunga l’attenzione verso i diritti dei cittadini-utenti che questa organizzazione sindacale ha il dovere di garantire e che spesso cozza con i diritti dei lavoratori.
Spiace apprendere dal Suo articolo che solo “la robusta UIL Posta” sia stata da Lei riconosciuta come “unica a presidiare i principi confederali”: il diritto di replica che Le chiedo sta nella possibilità di poterLe spiegare quanto ha fatto e sta facendo la CGIL per i lavoratori di Poste soprattutto alla vigilia della liberalizzazione.
Non voglio qui polemizzare con le altre sigle sindacali (il precedente segretario generale di categoria mi ricordava sempre che la controparte di un sindacato è l’azienda, non un altro sindacato!), ma evidenziare che un sindacato di maggioranza ha un’enorme responsabilità nei confronti dei lavoratori (tutti) e delle altre organizzazioni sindacali e, a mio parere, l’obbligo di ricercare soluzioni unitarie.