Il programma di governo della destra trentina
La destra nelle valli: capacità di suscitare rancori, di coltivare speranze di una nuova stagione del vecchio sviluppo, magari un po' più ingiusto. La platea entusiasta applaude.
Alcuni giorni fa tutti i gruppi che si stanno orientando a sostenere il candidato del centro destra alle elezioni provinciali in Trentino hanno incontrato la popolazione delle valli dell’Avisio, da Fassa a Fiemme. Un incontro organizzato dal consigliere comunale di castello di Fiemme Werner Pichler, già uomo di punta dell’Italia dei Valori, promotore del Comitato 3 febbraio per la giustizia del Cermis, personaggio discutibile e ambizioso della valle: questi ha cercato di attirare nel calderone della destra tutte le minoranze consigliari attraverso l’associazione da lui fondata "Associazione provinciale cittadini attivi – Minoranze in Comune". Ma i consiglieri comunali presenti all’incontro erano ben pochi, forse una decina.
Fra relatori e cittadini vi erano un centinaio di persone, un numero non certo esaltante vista l’importanza dell’appuntamento e delle presenze: due senatori, un deputato, sei consiglieri regionali. Cosa è emerso? Un diffuso rancore contro Dellai ed il centro sinistra, la percezione della possibilità di voltare pagina e riuscire finalmente a governare il Trentino, ma anche l’assenza totale di un progetto alternativo di società accompagnato da un lungo elenco di no.
Si è trattato di una elencazione di denunce più o meno motivate, una interminabile sequenza di attacchi rivolti ad ogni iniziativa, riforma e legge avanzata dal centro sinistra. Teniamo presente che nella serata si sono espresse tutte le energie umane e culturali presenti oggi nel centro destra trentino; forse non casualmente erano assenti il senatore del collegio Giacomo Santini e Mario Malossini.
Ma più che illustrare l’insieme di litanie, riteniamo doveroso sollecitare l’attenzione del lettore sulle primizie programmatiche che ogni relatore ha portato al dibattito.
Cominciamo così dal giovane deputato leghista Maurizio Fugatti, l’animatore dei gazebo contro gli immigrati. Questi ha illustrato la qualità delle prime riforme del governo Berlusconi: taglio dell’ICI sulla prima casa, taglio delle tasse sugli straordinari per incrementare le entrate dei dipendenti più volenterosi, revisione dei mutui. A suo dire, così si aiutano gli italiani; infatti non è compito delle imprese - ha detto - risolvere il problema degli stipendi dei lavoratori, in quanto l’imprenditore ha solo il compito di reinvestire nella propria attività.
Enzo Boso ha portato il solito folclore, cominciando col demolire il nuovo Piano Urbanistico, che a suo dire bloccherà l’economia delle valli, e attaccando le comunità di valle, destinate, secondo lui, a portare alla povertà totale nei piccoli comuni "Bressanini regala i soldi ai mercenari che desferà i comuni". E ha chiuso così il suo intervento in un’ovazione del pubblico.
Cristiano De Eccher, il nuovo senatore, accolto da applausi scroscianti fin dall’inizio, ci ha regalato la vera sintesi della politica della destra con il richiamo ai valori (Dio, Patria e Famiglia), accusando il centro sinistra di sperperare denaro pubblico in elargizioni incredibili alle associazioni che sostengono gli extracomunitari, i detenuti, il lavoro disagiato, la solidarietà internazionale ed il forum della pace. Un’altra sua perla riguardava le donne che lavorano in Provincia: a suo dire, il 71% di queste che rimangono incinte da subito vanno in gravidanza a rischio. Chiude in un tripudio di applausi ed urla.
L’animatore della serata, Werner Pichler, sostenitore dei diritti dei consiglieri di minoranza della Provincia, si aggrappa alla denunce piovute nel suo comune per le legnaie abusive e al fatto che " se si zappa l’orto un po’ in profondità, si viene denunciati per movimento terra".
Il cattolico Pino Morandini (UDC) dimostra altra stoffa, almeno accenna a problemi sociali veri quali l’assistenza e la sanità, ma chiude anche lui con la perla dell’intera serata: "Dellai mi ricorda Gramsci. Invece della lotta armata sostenuta da Marx mira direttamente al potere e lo gestisce, come predicò Gramsci". Denunciando infine che i veri problemi del Trentino sono la democrazia e la povertà. In Provincia l’alternanza è resa impossibile dalle consulenze e dal diffuso clientelismo costruito da Dellai. A suo dire, 13.400 bambini all’anno in Trentino non nascono perché c’è povertà.
Veniamo ora al candidato forte della destra ladina, Gino Fontana, sindaco di Vigo di Fassa ed ex assessore regionale, in procinto di fondare il nuovo partito ladino, un partito che incute timore ai ladini della UAL. Ammette come l’attuale economia soffochi i più deboli e come le stesse leggi sulle minoranze, se non governate, soffochino i deboli. Null’altro.
Il consigliere provinciale Mauro Delladio, ex leghista, ora Forza Italia, invita a cambiare il proprietario della chiave della cantina, ora in mano al centro sinistra.
Carlo Andreotti porta un po’ di calore, invitando il centro destra all’unità, a fare cultura alternativa a quella di Dellai, definita cultura degli affari, della magnadora.
Marco Zenatti, della Destra Fiamma tricolore, ha accusato la mafia attuale di spogliare il Trentino, quindi auspica un rinnovamento dell’autonomia per togliere di mezzo ogni sospetto privilegio.
Denis Bertolini, di Valli Unite, ha descritto il Trentino come ultima isola rossa rimasta in Italia. "Mentre qui si è fermi - ha sostenuto - nel resto d’Italia si lavora".
Ma è stato Sergio Divina a diffondere in sala le emozioni più incisive, parlando come candidato governatore ormai designato e sostenuto da un tifo da stadio. Ha sollecitato i presenti a mantenere il coraggio dimostrato il 13 aprile e riconfermare ad ottobre, con il voto, quel coraggio. Dopo il 13 aprile la gente sorrideva, ha esclamato il senatore, come avvenuto il 26 aprile del 1946 con la fine della guerra (non è un refuso, il senatore ha proprio sbagliato data). Quale sarà il programma del prossimo ipotetico governatore della destra trentina? Cose semplici annuncia:
- basta multe a chi brucia stoppie negli orti;
- legnaie libere vicino a casa;
- no alla chiusura dei servizi, scuole ed ospedali, nelle valli.
Poi un duro attacco al Festival dell’economia (già accennato da Carlo Andreotti), letto come una passerella dei politici e privo di ogni ricaduta culturale sui trentini, che hanno ben altre cose a cui pensare. E poi si chiede: perché Dellai finora ha vinto? Risposta:"Perché va in giro con una valigetta contenente 9.000 miliardi di vecchie lire che distribuisce in ogni luogo".
Dell’intervento di Divina ha impressionato la capacità del senatore di alimentare, di sollecitare gli istinti più bassi delle persone: l’odio contro gli immigrati, contro i diversi, contro chi sostiene il valore complessivo dei diritti umani (diritto alla casa, alla manifestazione religiosa, alla propria diversità). Avendo chiuso il suo intervento su questi temi, era scontata l’ovazione, l’entusiasmo con il quale è stato applaudito.
E’ stata una serata esemplare, utile per comprendere la cultura della destra trentina, per constatare l’assenza di un progetto di società, utile per cogliere la debolezza dei protagonisti.
Alla serata erano presenti ben pochi amministratori locali e il pubblico era composto per lo più da piccoli artigiani e dipendenti del settore privato. Senza dubbio gente stanca della politica tradizionale, gente che vuole trovare altre strade, gente convinta che i problemi del Trentino siano imputabili al crollo delle famiglie, alla presenza di omosessuali ed immigrati e che vedono sparsa nelle nostre valli una grande ragnatela di tipo mafioso che gela ogni idealità, ogni slancio imprenditoriale. Una assemblea che ci deve far riflettere, proprio perché debole di contenuti e proposte.