L’assalto della speculazione e la situazione dell’altopiano di Folgaria
Le associazioni ambientaliste si sono impegnate a fondo in questi ultimi anni per contrastare l’assalto alla montagna, portato avanti prevalentemente da imprenditori che si arricchiscono colle seconde case che ne cambiano il volto, recando scarsissimo beneficio ai residenti, dato che, in genere, rimangono aperte un mese all’anno. Questi speculatori quasi sempre sono al traino o si appoggiano a società locali, che a loro volta mirano a disseminare il Trentino dagli 800 metri in su di impianti, beneficiati da massicci contributi pubblici a fondo perduto.
Citiamo tra gli esempi più recenti l’area di Tolmezzo e quella del Tesino-Passo del Broccon, dove hanno trovato terreno fertile, coniugando seggiovie ed edilizia e stimolati dai milioni messi a disposizione dalla Provincia, personaggi già altrimenti alla ribalta che puntano a incrementare le loro fortune finanziarie.
Vi sono esempi che interessare anche zone ben più note, come le aree di Passo Rolle-S.Martino e Pinzolo-Campiglio, ove stazioni dai nomi famosi vengono utilizzate come punto di partenza per operazioni di antropizzazione contro ogni regola e buon senso, operando all’interno di parchi famosi e tutelati. In questi casi affiora anche maggiormente l’insensibilità per la tutela delle peculiari caratteristiche natural-paesaggistiche di amministratori provinciali che talora osano anche autodefinirsi tutori dell’ambiente.
La vicenda dell’altopiano di Folgaria è assimilabile a queste, ma
è pure particolare. Folgaria è una stazione delle Prealpi che si è dotata nel tempo di alcune infrastrutture sciatorie di un certo richiamo, pur mancando di piste rilevanti e di una organizzazione ricettiva e commerciale adeguata. Lavicinanza al Veneto e alle autostrade fu sempre l’elemento che la favorì, per quanto la clientela sia una clientela medio-bassa, visto che quella più danarosa, in grado quindi di fare soggiorni prolungati, preferisce zone più montane ed attrezzate.
In questi ultimi anni un ristretto gruppo di persone, garantendosi l’appoggio del Comune e appropriandosi del controllo dell’APT, ha costituito alcune società facenti capo alla Carosello Ski Spa, dicendosi intenzionato a fare del capoluogo una stazione turistica paragonabile all’Alpe di Siusi.
Il progetto era partito alla chetichella, con l’acquisizione in concessione quarantennale dalla Comunità Astico Posina di due impianti realizzati su area veneta e intervenendo per giocare un ruolo nelle sorti della seggiovia delle Fratte, in liquidazione. Queste operazioni costarono qualche milione di euro e furono favorite oggettivamente dalla Provincia che aveva erogato contributi direttamente e tramite "Turismo Sviluppo". Venne pure firmato un protocollo di intesa, pressoché uguale a quello relativo alla Pinzolo-Campiglio, tra sindaci dei tre comuni, amministratori delle società e Provincia, di cui l’assessore Gilmozzi ha tardivamente negato l’esistenza. Il protocollo prevedeva queste ed altre iniziative da finanziare con mezzi pubblici.
Va ricordato che l’Agenzia Turismo Sviluppo, chiamata in campo per il ruolo troppo collegato alla Carosello del suo amministratore Fedrizzi, ha risposto parlando di suo soltanto eventuale finanziamento, con 15 milioni sui progetti per il 2009-2010 e rimettendo ogni decisione alla responsabilità della Provincia erogatrice. Comunque i prossimi 4-5 anni prevedono una serie di impianti sul suolo trentino fino a collegarsi col Veneto, che vanno dalla realizzazione di una funivia di arroccamento daFolgaria centro al Forte Sommo Alto, dalle seggiovie di Fondo Piccolo alle Coe, da Coe a Pioverna e Costa d’Agra, da Francolini a Martinella
Costo: circa 70 milioni, come ha riportato la stampa citando il programma presentato dal presidente della Carosello all’assemblea soci, di cui il 58% a carico della Provincia, direttamente o attraverso i finanziamenti ch’essa eroga ad hoc a Trentino Sviluppo e Comune.
Le associazioni ambientaliste hanno investito del problema la Corte dei Conti ed altre iniziative sono allo studio. Si tratta di vedere se il 40% quale limite massimo fissato nella direttiva europea n. 4 per gli interventi pubblici per non ledere il principio della libera concorrenza, verrà ritenuto decisivo. Per superare quel limite, la Carosello, su suggerimento PAT, ha sollevato l’argomento della mobilità , argomento che non regge assolutamente. Gli impianti dei quali si parla possono forse essere utili ad una parte degli sciatori. Ma sono operativi tre mesi all’anno, interessano zone, quali quelle al confine fra Trentino e Veneto, dove non c’è popolazione né interessi d’altro tipo, quindi non c’è bisogno di mobilità, già favorita da due strade deserte 7-8 mesi all’anno e comunque praticate intensamente per 10 domeniche all’anno. Solo la bellezza di questi posti incentiva d’estate migliaia di persone a tornare alla natura, camminandovi sopra e scoprendole ancora arate dalle trincee e dalle bombe dei 1 ° conflitto mondiale.
Ma gli impiantisti e il Comune di Folgaria non sanno cos’è il patrimonio naturale, storico e archeologico di cui parlano le istituzioni scientifiche. Né ciò interessa agli speculatori, che sono accorsi sapendo che dove si fanno impianti si possono fare soldi coll’edificazione. A Folgaria, da qualche anno, hanno cominciato a vendere gli appartamenti a 6000 euro al mq!
Attorno alla vicenda principale si sono popi sviluppate altre situazioni curiose, già segnalate dalla stampa. Accenniamo solo alla Carosello Ski 2 Srl, costituita dalla Carosello Ski Spa nel 2004 per costruire e vendere immobili onde coprire parte dei debiti, quantificati dai mezzi di informazione in 20 milioni di euro o più. Questa società acquistò dal suo socio unico Carosello Spa, che li aveva da poco comprati, terreni ulteriori per oltre 5000 mq. Ebbene, due giorni prima della assemblea annuale di Carosello Ski Spa, avvenuta a fine 2007, la Carosello Ski 2, col suo patrimonio immobiliare e le autorizzazioni a dar corso a piano attuativo, fu ceduta alle immobiliari Villa Costruzioni di Pergher e Monshalet di Dalle Nogare.
Il consigliere di minoranza Piscioli ricordò su un quotidiano locale che, in occasione della discussione sulla variazione urbanistica in Consiglio comunale, il sindaco aveva garantito che ciò serviva per dare la possibilità alla Carosello di costruire case e venderle, secondo lo scopo sociale. All’assemblea il presidente, richiesto da un socio, disse pubblicamente di non ricordare a chi si era venduto.
Da notare che i terreni erano stati acquistati da Carosello Spa nel 2004 per 550.000 euro circa; che furono ceduti a Carosello 2 Srl dopo la delibera comunale 27.3.2006 che approvava il piano attuativo, rendendoli in gran parte edificabili; che a sua volta Carosello 2 li cedette alle società degli immobiliaristi Pergher e DalleNogare Bortolo per 720.000 euro.
Queste operazioni si intrecciano con un’altra avviata il 29.12.2006 , allorché, ricorrendo a un notaio milanese, i signori Pergher cedettero a Carosello Ski 2 Srl per 950.000 euro circa fabbricati e terreni di Fondo Grande, oggetto nel frattempo di un altro piano attuativo che consentirà di costruire molto e inoltre di sviluppare attività commerciali e d’altro genere.
Queste vicende non potevano non essere note agli amministratori locali e provinciali. La Provinciam, comunque, tramite l’assessore Gilmozzi, si è detta pronta davanti agli ambientalisti ad autorizzare e finanziare impianti che sono tecnicamente giustificati solo da uno studio commissionato da APT alla ditta che sempre ha lavorato negli ultimi anni per progettare le seggiovie della Carosello.