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QT n. 8, 19 aprile 2008 Servizi

Follie d’alta quota

A proposito del collegamento sciistico passo Rolle-San Martino.

Siamo ormai in prossimità del rinnovo del Consiglio regionale. La Giunta provinciale di Trento sta così decidendo, con modalità discutibili, il via libera ad un insieme di obiettivi/promesse clientelari inserite nella variante al Piano Urbanistico provinciale emanata dall’allora (2003) assessore Roberto Pinter, la delibera che ampliava fra le aree sciabili di Val della Mite, di Folgarida, di Tremalzo e prevedeva i devastanti e inadeguati collegamenti fra le località di Pinzolo e Madonna di Campiglio e quella fra San Martino di Castrozza e Passo Rolle.

Pale di San Martino: il Cimon.

Al di là dello scempio della montagna, le diverse proposte e collegamenti sono caratterizzati dalla presenza sul territorio interessato di società impiantistiche strozzate dall’indebitamento, prive di potenzialità reali di rinascita. In tutte queste aree (con l’eccezione di Folgarida) la questione del risanamento finanziario è prevalente sulla reale necessità di ampliamento: grazie al sostegno economico dei Comuni (attraverso ricapitalizzazioni del pacchetto azionario delle società) e di Trentino Sviluppo (con denaro della Provincia) si realizzano nuovi collegamenti e altre piste, si impone l’innevamento artificiale, si investe in nuovi bacini di raccolta d’acqua in quota.

I piani finanziari presentati sono insostenibili (vedansi diverse tesi di laurea) ma non vi è dubbio che a Folgaria, come a Tremalzo e a San Martino qualcuno ci guadagna: i proprietari dei mezzi di movimento terra, i dirigenti dei consigli d’amministrazione delle società, la speculazione edilizia strettamente legata all’industria impiantistica. Nessun altro soggetto, né privato né pubblico, ricaverà un centesimo da questa ulteriore infrastrutturazione delle alte quote.

Il lago di Colbricon con l’mmagine virtuale del progettato impianto fra San Martino di Castrozza e Passo Rolle.

Del progettato collegamento sciistico San Martino-Passo Rolle si discute ormai da vent’anni. Gli ambientalisti da sempre propongono di ripristinare il vecchio impianto che collegava le due aree negli anni ’60 passando a valle della statale del Rolle, un impianto razionale che risulterebbe utile anche al turismo e alla mobilità estiva, una proposta mai presa in considerazione né dalle amministrazioni pubbliche né dalle società impiantistiche. Queste ultime, pur divise fra loro, incapaci di collaborazione e di unità di intenti, anni fa avevano presentato una proposta che aveva dell’incredibile: si voleva passare da Val Bonetta, scendere con la pista ai laghi di Colbricon (riserva integrale del parco naturale, area archeologica di notevole valore) e risalire verso Passo Rolle. Davanti all’evidente insostenibilità logica ed ambientale della proposta, il consigliere provinciale della Margherita Marco De Paoli aveva sospeso l’iter amministrativo e promesso alle associazioni ambientaliste un loro coinvolgimento nella verifica di proposte alternative.

Ma le promesse sono state stracciate e pochi mesi fa si è trovato depositato all’ufficio VIA un nuovo progetto, anche questo insostenibile sia ambientalmente che come proposta tecnica.

Un imprenditore locale di Fiera di Primiero infatti rileva sulla stampa come le due società sciistiche interessate (Funivie Col Verde e la Nuova Rosalpina) abbiano uno scoperto complessivo di 15 milioni di euro. Ciò nonostante, hanno il coraggio di chiedere alla Provincia un finanziamento a fondo perduto di 10 milioni di euro e altri 5 di ulteriore capitalizzazione privata, ipotesi ovviamente impraticabile.

Il progetto presentato, poi, è incompleto. Si ipotizza l’attraversamento, da Val Bonetta verso Rolle in cresta, con un impianto di trasporto persone che prevede piloni alti fino a 38 metri dal suolo, senza prevedere una pista di discesa né specificare come sarà innevata qualora realizzata, e quindi in assenza di un reale bilancio di sostenibilità economica dell’impresa.

Nel progetto si è poi inventato un lungo ponte che attraverserà la statale del Rolle per portare gli sciatori sulla rete Est degli impianti, cancellando al turista la presenza visiva del Cimon della Pala.

Un altro grave difetto dell’impianto proposto riguarda l’impatto sulla fauna selvatica. Già il rifacimento della rete sciistica del Rolle all’inizio degli anni ’90 aveva portato alla scomparsa della pernice bianca su tutta Costazza (causa l’innevamento artificiale). Oggi si vuole estendere l’infrastrutturazione e l’area sciabile nella zona di svernamento dei camosci, in delicate aree che ancora oggi vantano la presenza del gallo forcello e della pernice bianca.

Si tratta di una proposta che ha dell’incredibile, specialmente se la vediamo inserita nel contesto di un parco naturale, se valutata con le prospettive dei cambiamenti climatici in atto, se ragionata nella prospettiva di definire un rilancio alle stanche prospettive del turismo estivo nel Primiero. E’ una contraddizione drammatica e stridente con quanto avviene invecenel resto delle Alpi: un segno dell’involuzione culturale della nostra classe politica.

Nelle Alpi del Nord i parchi naturali investono nella natura, nel recupero ambientale, nell’importazione di saperi, nella riqualificazione del territorio e della qualità della vita delle popolazioni. Al di là delle Alpi si intensificano le reti dei saperi fra i territori, le reti di esperienza con i parchi vicini, regionali e nazionali, si coinvolgono i cittadini nei processi decisionali.

Si costruiscono le filiere corte del legno, integrazioni e collaborazioni fra mondo agricolo e turismo, fra università e lavoro nelle vallate.

In Trentino invece si promuovono i progetti deboli e sorpassati delle associazioni albergatori e di qualche vetusto rappresentante della Confindustria.

Sono solo questi gli interlocutori dei sindaci delle Aziende di Promozione turistica e dei politici provinciali.

Ed infatti la strategia dello sviluppo di un’area come quella del Primiero lo si propone tessendo sopra le vette e su ogni cresta una inconsistente rete di funi e di rifugi d’alta quota, sempre più isolati, sempre più poveri, sempre più squalificati.

Ed il parco naturale, tassello dopo tassello, scompare.