Folgaria-Lastebasse, un progetto insostenibile
A parte ogni considerazione ambientale, gli impianti previsti rappresentano un’assurdità dal punto di vista economico.
Il progetto di sviluppo sciistico tra i Comuni di Folgaria e Lastebasse (Vicenza) ha riscosso subito il mio interesse non appena mi è stato prospettata l’opportunità di farne oggetto della mia tesi di laurea specialistica. Avevo l’opportunità di approfondire nel concreto le contrapposte tematiche di etica ambientale, che si sviluppano nel lungo periodo, e quelle di carattere economico, che invece riguardano il breve periodo.
Nel caso specifico, i fautori del progetto hanno sostenuto la necessità di attuare subito questo progetto di sviluppo con la motivazione che "altrimenti Folgaria, la cui economia si fonda per due terzi sullo sci, muore".
Per rendere l’analisi esauriente, ho dovuto esaminare, per quanto mi è stato possibile, anche gli aspetti quantitativi, compresi quelli di carattere economico.
Dunque, il nuovo progetto prevede la costruzione di: - 5 nuove piste di modesta lunghezza, per uno sviluppo complessivo di 7 km, con pendenza media del 12% ed un bacino per l’innevamento artificiale della portata di 100.000 mc;
- una funivia da Folgaria paese a Sommo Alto;
- un’area disboscata di circa 32.000 mq;
- dei collaterali interventi immobiliari a Serrada ed a Fondo Grande.
Ipotizzare che la realizzazione di queste nuove e modeste piste possa comportare un sensibile aumento di sciatori e turisti negli anni futuri mi sembra quanto meno azzardato. I nuovi tracciati, inoltre, si sviluppano ad altezze assai modeste, ponendo seri problemi di fruibilità per la limitata permanenza del manto nevoso al suolo.
Dal punto di vista economico, l’investimento complessivo si può valutare in 65 milioni di euro, se non si realizza nuovamente l’impianto del Cornetto, già dismesso non molto tempo fa a causa dell’esposizione a sud sud-ovest della pista, altrimenti l’investimento complessivo salirebbe a 100 milioni.
Sembra un piano del passato, quando sull’onda dell’entusiasmo della nuova pratica sportiva di massa (lo sci alpino appunto) si moltiplicarono le stazioni sciistiche e si andò affermando la moda delle settimane bianche per moltissime famiglie italiane. Anche Folgaria sviluppò sensibilmente il proprio comparto sciistico tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Ma ora bisogna essere realisti e cercare di contestualizzare l’intervento nella situazione di crisi in cui ci troviamo.
Non si può negare che il mercato della neve sia stato un traino importante e fondamentale per l’economia trentina, ma per il futuro probabilmente non sarà così, soprattutto per le piccole stazioni sciistiche poste a bassa altitudine.
Il settore dello sci da discesa, come ben evidenziato dallo studio dell’Università Bocconi, è in crisi. Le vendite delle attrezzature sono drasticamente diminuite e l’aumento della pratica dello snowboard sopperisce solo in minima parte al calo iniziato nei primi anni ’90. Da sport di massa lo sci sta inesorabilmente diventando una disciplina sempre più elitaria non più alla portata della maggior parte della popolazione. Conseguentemente il mercato si sta restringendo, inducendo una concorrenza sempre più aspra tra le varie stazioni sciistiche.
Riferendoci specificamente a Folgaria, bisogna tenere conto delle caratteristiche della clientela che frequenta attualmente la località: in prevalenza sciatori pendolari che sfruttano poco le strutture ricettive alberghiere esistenti.
Dopo questa breve analisi di carattere generale, ho cercato di prendere in considerazione le conseguenze dell’attuazione del progetto a livello micro economico ed in particolare l’impatto dello stesso sulla "Carosello Ski Spa" , capogruppo, e sulla controllata "Impianti Maso Spa".
Nell’arco di sei anni (2001-2006) le due Società hanno realizzato complessivamente perdite per:
- Carosello Ski: 1,1 milioni di euro;
- Impianti Maso: 0,3 milioni di euro.
E questo nonostante che le due società abbiano beneficiato di aumenti di capitale versati nel 2002/2003 dall’Agenzia per lo Sviluppo per complessivi 5,6 milioni.
Valutando in 65 milioni l’entità complessiva degli investimenti connessi alla realizzazione del progetto di sviluppo per la parte trentina, basandomi sugli stessi dati forniti dalle società impiantistiche nell’opuscolo "Il turismo invernale – Piano di sviluppo 2008-2012", la suddivisione percentuale del relativo impegno finanziario nei prossimi 3/5 anni risulta stimata come nel grafico a fondo pagina.
In conclusione, a livello ambientale, l’intervento non è sostenibile, tenendo conto che esso si aggiunge all’attuale situazione di densità di impianti e di seconde case già di per sé impattante.
A livello macro economico il progetto è a mio avviso improponibile, in quanto è assai discutibile che la realizzazione dello stesso possa avere effetti indotti sull’economia locale proporzionati all’entità degli investimenti previsti.
A livello micro economico l’intervento è ugualmente insostenibile, poiché le società impiantistiche, che presentano attualmente livelli di indebitamento bancario già troppo elevati, peggioreranno in tal modo la loro situazione dello stato patrimoniale.
Quanto all’intervento pubblico, ben superiore al 50% del totale, esso oltrepasserebbe i limiti imposti dall’Unione Europea e comunque non sarebbe giustificabile in considerazione della già citata crisi del mercato sciistico e dei problemi climatici e strutturali (pendenza delle piste e settore alberghiero) che caratterizzano Folgaria.
Per tutte queste ragioni il progetto di sviluppo sciistico fra Folgaria e Lastebasse dovrebbe essere completamente rivisto e ridimensionato, e consentire quindi anche interventi alternativi e meno impattanti dal punto di vista ambientale, cercando di valorizzare anche la stagione estiva.