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Prevenire il disagio

Per evitare degli adolescenti “spostati” bisogna intervenire fin dai primi mesi di vita. Un progetto a Trento.

Giovanni Marco Celia

Al via a Trento un progetto innovativo di prevenzione precoce del disagio giovanile, il primo di questo genere in Italia e il terzo in Europa. "Scommettiamo sui giovani", presentato a Giurisprudenza il 20 novembre scorso, è un programma di intervento per l’infanzia, finanziato dalla Provincia di Trento e coordinato dal centro di ricerca Transcrime e dalla Facoltà di Scienze Cognitive. E’ diretto da Richard Tremblay, tra i massimi esperti mondiali di prevenzione precoce della devianza che dal 1982 conduce studi sul rischio di comportamenti antisociali in età adolescenziale e adulta e sullo sviluppo psicofisico nell’infanzia, e da Uberto Gatti, presidente della Società italiana di Criminologia.

L’intervento, che vanta parenti internazionali in Canada, Irlanda e Francia, è rivolto all’aggressività fisica nella fascia di età compresa tra zero e cinque anni, perché si è dimostrato in numerosi studi scientifici che l’aggressività è innata, non si apprende, ma si imparano modi alternativi di rispondere agli stimoli. Facile pensare che un bimbo che nasce da una madre molto giovane, con scarse risorse economiche e culturali, che si trova a crescere da sola il suo piccolo, corre un maggiore rischio di adottare comportamenti antisociali nel corso della vita.

Numerosi studi scientifici svolti oltreoceano dimostrano che non c’è adolescente aggressivo e violento che non sia stato anche un bambino aggressivo e violento, fin dai primissimi anni di vita; così come gli studi dimostrano l’importanza di investire nella promozione precoce del benessere e della socializzazione delle persone andando a intervenire nei contesti socio-economico più fragili e a rischio.

In Irlanda "Preparing for Life", illustrato nel corso della conferenza dalla dott.ssa Orla Doyle, del Centre for Behaviour and Health dell’UCD Geary Institute di Dublino, è un intervento quinquennale sui requisiti prescolastici, che consiste nel facilitare l’accesso a 200 donne, residenti in zone svantaggiate a nord della capitale, e ad altre 100 provenienti da un’altra comunità, a servizi prescolari, di informazione sanitaria, di supporto e a materiali educativi, nonché l’offerta di visite domiciliari e di training genitoriale; il programma, attivo dal tempo della gravidanza all’inserimento nella scuola, è attualmente in fase di valutazione. A Parigi l’EPS Maison Blanche ha lanciato invece il programma di ricerca CAPEDP, incentrato sulla salute prenatale e sullo sviluppo del bambino, ed è rivolto principalmente a supportare la relazione madre-bambino, a favorire l’autopercezione della competenza parentale e a fornire un supporto emotivo alla famiglia. Il fine di questa ricerca-intervento, come definita dal prof. Tim Graecen, direttore del Laboratorio responsabile del progetto, è proporre nuovi sistemi di prevenzione per le famiglie in situazione di rischio psicosociale.

L’esperienza trentina nella prevenzione precoce del disagio giovanile combinerà gli aspetti di eccellenza dei diversi programmi, affrontando il disagio in età adolescenziale e adulta, intervenendo durante la prima infanzia su situazioni a rischio: giovane età e bassa scolarità materna, monogenitorialità.

Due saranno i programmi in cui si articolerà l’intervento: a) visite domiciliari di un operatore formato appositamente, durante e dopo la gravidanza (fino all’ingresso nel nido), per fornire alla madre la giusta preparazione per la crescita armonica del bambino e b) formazione degli insegnanti d’asilo nido per individuare e gestire i casi in cui si manifesti aggressività fisica, e collaborare con i genitori nella cura dei figli, fino ai 5 anni. E’ quindi importante investire nella "promozione precoce del benessere e della socializzazione delle persone" (Uberto Gatti), intervenendo anche sul contesto socio-economico. Per quanto in Trentino si trovi una situazione meno allarmante, non mancano sacche di disagio (alcolismo, bullismo). L’obiettivo dei ricercatori, nelle parole di Ernesto U. Savona, direttore di Transcrime, è "fare di Trento un laboratorio di esperienze innovative di prevenzione della criminalità che possano essere trasferite su tutto il territorio nazionale".

Un progetto ritenuto dalla Provincia "uno dei fiori all’occhiello della programmazione in materia di sicurezza" (Dellai).

Una sala gremita di studenti, ricercatori, funzionari e operatori dell’infanzia e della scuola testimonia l’appoggio alla scommessa di un progetto innovativo.