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QT n. 12, 16 giugno 2007 Servizi

Il partito che verrà

A Trento si discute di Partito Democratico. Speranze e delusioni.

Alessio Recati

P reambolo. Nei recenti congressi di DS e Margherita si è voluta manifestare una forte spinta verso la formazione di quel nuovo soggetto politico denominato, dai più, Partito Democratico (PD). L’idea del PD è nata sulla scorta del progetto dell’Ulivo, per superarlo e concretizzarlo: fare sintesi delle due culture politiche storiche, quella cattolica e quella di sinistra. E’ stata portata avanti, in gran parte, non dalle gerarchie di partito, bensì dalla società civile. Negli intenti dei suoi promotori il PD dovrebbe rappresentare una svolta epocale nella politica italiana.

L'on. Letizia De Torre (Margherita).

Dopo reticenze tutt’altro che velate, spinti anche dalle difficoltà del governo Prodi, ostaggio della frammentazione della politica, i due maggiori soggetti del centro-sinistra italiano, DS e Margherita - senza i quali nemmeno avrebbe senso parlare di PD - sembrano essersi resi conto (ma sarà poi così?) di tale esigenza di rinnovamento.

Di qui una serie di passaggi: sono stati scelti dodici "saggi" per redigere il manifesto del PD, che, idealmente, dovrebbe essere sottoscritto da chi voglia far parte del partito; e si è deciso che la costituente del PD sarà composta da circa 1.500 membri, buona parte dei quali (almeno) eletta tramite primarie, da tenersi, per buon auspicio o scaramanzia, domenica 14 ottobre, ricorrenza della primarie che due anni or sono investirono Prodi candidato premier.

Come arrivare alle primarie è (e come potrebbe essere altrimenti?) causa di scontri e ripicche. Per questo è stato eletto un Comitato per le Regole formato da 45 persone (grazie ai media, la definizione Comitato dei 45 risulta ad oggi spregiativa...).

I partiti, direttamente o indirettamente, hanno una quota del comitato che può esser stimata tra il 70% e l’80%.

L ’evento. L’ Associazione per il Partito Democratico (APD) del Trentino ha organizzato venerdì 8 giugno scorso presso la "Sala Rosa" della Regione, un incontro pubblico per discutere della nascita del PD invitando due membri del Comitato per le Regole: Paola Caporossi (portavoce dell’APD Nazionale nel Comitato) e la trentina Letizia Detorre, sottosegretario alla Pubblica istruzione.

La gente è arrivata alla chetichella, ma alla fine la sala era gremita e molti sono dovuti restare fuori in piedi. La riunione, iniziata con gli interventi (opportunatamente brevi) della vice presidente dell’APD del Trentino, Chiara Simoncelli e di Giovanni Kessler (vicepresidente dell’APD Nazionale) volti a riassumere la situazione attuale, si è movimentata non appena la parola è stata lasciata alla platea. Per più di un’ora diverse persone, più d’una nota alla politica e alla società trentina, hanno dato vita autonomamente, e com’è parso evidente, inaspettatamente per gli organizzatori, ad un qualcosa di diverso da un dibattito sulle regole per la formazione del PD.

Erano parole che chiedevano d’essere accolte. Era la voglia di dire la propria opinione sul modo di far politica, sulle attese, le (dis)illusioni di ciò che dovrebbe essere una politica seria, capace di dare vita al dialogo, capace realmente di rappresentare un Paese.

Qualcuno ha portato la propria passata o presente esperienza politica, qualcuno ha espresso la propria delusione, che non permette altro che una flebile fiducia e gli auguri di buona fortuna a chi intende impegnarsi, qualcuno ha messo in risalto la "rivoluzionarietà" del progetto, mentre altri, più concretamente, hanno fatto richieste ben precise riguardo la costituzione del PD, come la quota rosa (e quella verde) o come l’impossibilità ad aver un qualsiasi ruolo al suo interno se si è stati condannati...

Certo non ne poteva uscire un quadro omogeneo, né indicazioni pratiche per il PD o per i membri del Comitato per le Regole, tanto che sia l’intervento della Caporossi che della Detorre sono stati brevi e anch’essi volti più a portare la propria esperienza che non ad individuare un percorso, delle soluzioni chiare.

Giovanni Kessler, vicepresidente dell'Associazione per il Partito Democratico.

La prima ha posto l’accento sulla necessità di cogliere quest’occasione, contando sul fatto che poi, una volta formata la costituente, "la porta si chiuderà di nuovo" e sulla difficoltà, all’interno del comitato, di far ascoltare la propria voce da parte di "questa società civile di cui tutti (i partiti) parlano, ma che nessun vuole". Vi è la paura trapelata che il progetto reale del PD venga "soffocato nella culla". La Detorre, dopo aver auspicato la nascita di non meglio specificati "laboratori di politica", ha fatto capire come comunque la discussione in corso abbia messo in moto qualcosa che difficilmente si potrà fermare, e che questo "vale per tutti, compreso il Trentino".

A più riprese, specie da parte di Kessler, è stato infatti evidenziato come la situazione trentina sia ancor più problematica. Le elezioni del 2008 impongono cautela ai partiti, sopratutto alla Civica, che anche nell’ultima settimana ha espresso la propria distanza dal progetto nazionale della Margherita e ricordato la propria indipendenza nelle scelte per le elezioni provinciali.

Non siamo veggenti. Possiamo solo immaginare cosa ciò potrà implicare.

In tutta Italia, con molta probabilità, le primarie del 14 ottobre avverranno sulla base dei collegi senatoriali (ad esempio, Trento potrebbe eleggere 3-4 membri della costituente). In questi collegi i candidati faranno parte di liste rappresentanti diverse mozioni. Le liste devono superare le divisioni di partito non avendo, a quel punto, più senso nemmeno parlare di partiti.

Specie in Trentino, il messaggio non sembra esser stato recepito. Tutt’altro che improbabile, con la scusa dell’Autonomia, della territorialità e della "specificità trentina", pare la tentazione di presentare liste partitiche: la Civica la sua lista, i DS la propria, la società civile un’altra ancora, ognuna con i propri candidati.

A questo punto si aprono vari interrogativi: un processo del genere, potrebbe indurre gli elettori del centro-sinistra a disertare le urne? Oppure, viceversa, le primarie avrebbero comunque una loro forza di mobilitazione e di significato politico, tale da rompere comunque il meccanismo chiave della partitocrazia: la nomina per cooptazione sostituita dal voto degli elettori?

Ma in Trentino l’appuntamento più sentito (almeno dal ceto politico) sono le elezioni provinciali del 2008: qui l’esito peggiore si verificherebbe – secondo Kessler - se, una volta eletta la costituente, anziché la lista con il PD (ed il relativo candidato presidente) si presentassero i vecchi partiti, magari esprimendo candidati diversi. La presa in giro del fantomatico "popolo delle primarie" sarebbe colossale.

Ma dopo le primarie vere, sarebbe possibile tornare indietro ai vecchi giochetti? Di certo, anche da questa assemblea è emerso chiaro come la gente abbia voglia e sia pronta ad un cambiamento netto della politica e della classe dirigente. Anche se pochi erano i giovani (l’età media all’assembla dell’APD era attorno ed oltre i 50, probabilmente più alta quella del comitato per le regole), ormai sempre più lontani, per motivi anche molto diversi, dall’impegno