“Dalla testa ai piedi”
Dalla testa ai piedi. Costume e moda in età gotica. A cura di Laura Dal Prà e Paolo Peri. Provincia Autonoma di Trento, 2996, pp.622, € 45.
Il volume, dodicesimo della collana “Beni Artistici e Storici del Trentino. Quaderni”, racconta attraverso molteplici e stimolanti punti di vista il vestire in età gotica. I numerosi saggi contenuti, che formano gli atti del convegno tenutosi a Trento nel 2002 in occasione della mostra “Il Gotico nelle Alpi”, affrontano in maniera finora mai così analitica l’importanza dell’arte tessile, della moda e dei suoi più diversi accessori nel Medioevo. Un tema che ben si confà alle acquisizioni di tessuti antichi promosse dalla Provincia negli ultimi anni, e al museo del tessuto che in un prossimo futuro aprirà a Palazzo Taddei di Ala, ma che torna utile anche per rileggere con un nuovo sguardo dipinti e cicli d’affreschi d’età gotica conservati in regione e non solo. E sono proprio le testimonianze artistiche, dal Buon Governo di Ambrogio Lorenzetti agli affreschi in Duomo e a Torre Aquila, ad essere proposte nella maggior parte degli interventi come il più immediato e al tempo piacevole mezzo per entrare nel vivo della questione.
In quest’epoca, infatti, il costume e ancor più la moda videro un radicale progresso che coinvolse un po’ tutta la sfera privata dell’individuo. Il mercato dei tessuti, le tecniche di tintura e tessitura, la realizzazione di stoffe sempre più pregiate toccarono un apice qualitativo e quantitativo senza precedenti, al punto che vennero introdotte delle leggi suntuarie per frenare gli eccessi che univano la raffinatezza e l’eleganza francese con l’esotismo del mondo arabo e dell’Asia.
Dopo un’esauriente introduzione, la prima parte del volume, “Contesti e confronti”, affronta alcune questioni relative alle fonti per lo studio della moda in età gotica, iniziando dagli innumerevoli accenni presenti qua e là nelle Chansons de geste, specialmente per quanto riguarda i concetti di luminosità e qualità dei colori. Assai stimolante il saggio che segue, dedicato ai codici miniati francesi come “riviste di moda” dell’età gotica. Odile Blanc, partendo dai cambiamenti della moda, ne rintraccia le testimonianze figurative in numerosi manoscritti miniati del tempo. Peccato solo che il procedimento non abbia sfruttato appieno le potenzialità della miniatura, che spesso propone raffigurazioni in cui l’abbigliamento è elemento principale dell’iconografia, e non semplice accessorio, come nella gustosa raffigurazione di una bottega di un sarto contenuta in un Tacuinum Sanitatis gotico conservato alla Bibliothèque Nationale di Parigi, opera del cosiddetto “Maestro del Lancelot”. La miniatura è protagonista pure dell’intervento di Giovanni Curatola, che ha analizzato il costume nelle miniature islamiche, partendo dalla constatazione fondamentale che la società, la cultura e dunque anche la moda islamica non sia riconducibile ad un unico, monolitico modello, come vuole l’immaginario comune.
La seconda parte del volume è dedicata allo specifico della moda, o meglio, delle mode, visto che la maggior parte degli scritti trattano singoli casi regionali, dal Piemonte alla Lombardia, da Padova a Treviso, dalla Toscana alla Sicilia. Di particolare interesse per la storiografia trentina il testo dei due curatori dedicato al ciclo di San Giuliano Ospedaliere in Duomo, realizzato agli inizi degli anni Quaranta del Trecento dal poco conosciuto Mons de Bononia.
Il caso è davvero esemplare di come un diverso approccio, in questo caso quello dello storico della moda e dei tessuti, possa fornire indizi utili sulla committenza e sulla cronologia delle opere. Numerose vesti, come ad esempio la guarnacca o la gonnella indossate dal padre del protagonista in una delle prime scene, attestano un’esecuzione del ciclo senz’altro non posteriore al 1342-3, perché in quegli anni la moda cambiò ovunque drasticamente, come ben testimoniò un celebre cronista del tempo, Giovanni Villani. Negli anni successivi, infatti, la lunghezza delle vesti e delle sopravesti calò vertiginosamente, così come mutarono le calze, le acconciature e non ultimi gli accessori. Precisate in tale modo le cronologie, il secondo passo è stato quello di suggerire una committenza, individuata dagli autori in un eponimo del santo, Giuliano di Borgonuovo, la cui famiglia è documentata, nel corso del Trecento, vicina alle vicende della cattedrale. Dall’abito alla storia, dunque, attraverso gli archivi.
La terza parte, infine, tratta degli accessori. Gioielli, soprattutto, al centro dei saggi di Paola Venturelli - dedicato a quelli commissionati dai Visconti - e di Dora Bemporad, che amplia l’indagine all’intera Italia centro-settentrionale, soffermandosi per quanto riguarda il Trentino su un bracciale raffigurato a Torre Aquila, nel mese di gennaio.
Il saggio conclusivo, affidato a Paola Goretti, parla invece del più importante degli accessori, di allora come d’oggi: la borsa. Un oggetto la cui iconografia fu in principio legata al maligno, come attributo di Giuda, ma che in seguito venne riscattata da materie e fogge sempre più preziose, fino a diventare perfino modello per alcuni sontuosi reliquiari