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QT n. 10, 21 maggio 2005 Servizi

Il Gotico in Trentino: le chiese

Prima tappa di un percorso tra le pitture murali del tre-quattrocento: le raffigurazioni di argomento religioso.

Tempo fa , in una singola pagina, ci permettemmo di suggerire un percorso, gratuito ed alla portata di tutti, dedicato alle pitture murali trecentesche a Bolzano (Medioevo su muro). L’itinerario, suddiviso in cinque tappe, ripercorreva idealmente quello proposto nel 2000 dalla mostra "Tr3cento. Pittori gotici a Bolzano".

Prabi, S. Apollinare, particolare di una parete interna.

Ora, col ritorno della bella stagione, vogliamo tornare sull’argomento, volgendo il nostro sguardo al Trentino. E lo facciamo, nuovamente, seguendo i passi tracciati da un’importante e fortunata mostra, "Il Gotico delle Alpi" (vedi Le meraviglie del Gotico), allestita nel 2002 tra il Castello del Buonconsiglio e il Museo Diocesano Tridentino, a conferma del fatto che una buona mostra non si conclude con la data di chiusura, ma lascia dietro di sé delle tracce, degli spunti, delle idee che possono essere riprese, mutate, riproposte. I nostri, beninteso, sono solo alcuni consigli, approfondibili in ulteriori, numerose tappe. Anche in questo caso consigliamo un testo assai completo e godibile sul tema, ma comunque sono innumerevoli le pubblicazioni, più o meno datate, sull’argomento. Si tratta de "Le vie del Gotico. Il Trentino fra Trecento e Quattrocento", ottavo volume della collana Beni Artistici e Storici del Trentino-Quaderni, edito dall’Ufficio Beni Storico-Artistici della Provincia e che propone ben 24 itinerari. Va da sé che per chi volesse passare dalle pitture murali alle altre testimonianze del gotico in regione, imprescindibili sono due visite: alle ricche collezioni del Castello del Buonconsiglio e a quelle altrettanto importanti del Museo Diocesano Tridentino, sempre a Trento.

I percorsi qui proposti si muovono verso due direzioni distinte, ma spesso intersecate. In questo servizio parleremo delle pitture murali di argomento sacro, ovvero il tempo della Chiesa. In una prossima uscita l’attenzione cadrà invece sulle raffigurazioni di argomento profano, ovvero il tempo del Nobile e del Mercante. Chiese da una parte, palazzi e castelli dall’altra.

Pittura di tema religioso, dunque. Nonostante che le testimonianze pervenuteci sulla pittura trecentesca in Trentino siano tutt’altro che copiose, un punto fisso è senz’altro il fatto che questa fu culturalmente dominata dalle maestranze venete, veronesi in particolare. Veneti sono ad esempio i pittori trecenteschi attivi nella piccola Chiesa di San Biagio a Levico, che nella navata unica hanno affrescato, con intento didascalico e senza la pretesa di costruire un ciclo unitario, alcuni episodi sacri. Malgrado lo stato gravemente lacunoso di queste pitture, dovuto ai secoli trascorsi ma ancor di più al bombardamento subito nel corso della prima Guerra Mondiale, le scene sono ancora godibili, e ben si avverte la diversità di mano e talvolta di cronologia dei diversi interventi. L’iconografia, strettamente legata alla devozione popolare, presenta una Madonna col Bambino, un probabile San Luigi di Francia, un gruppo di santi e un gruppo di fedeli in orazione, un’altra Madonna col Bambino, una vasta scena con l’Ultima Cena e perfino un frammento che fra lacune e colori virati lascia comunque intravedere una scena di battaglia.

Ben più ricca rispetto alla precedente, seppur nuovamente frammentaria a causa dei guasti bellici, è la decorazione della Chiesa di Sant’ Apollinare a Prabi (Arco). Le pitture ricoprono infatti tutti i lati del piccolo edificio, e sono opera di alcuni pittori trecenteschi veronesi nonché di due pittori locali, Giorgio e Giacomo da Riva. Anche qui si procede a riquadri spesso isolati gli uni dagli altri, ed è, per il visitatore, una sorta di rebus iconografico che abbraccia teorie di santi e sante, scene dettagliate come un’Ultima Cena dalla tavola ricolma di minuscoli oggetti, episodi segnati ora dalla dolcezza -come la Madonna con Bambino o una Natività che presenta altresì una piccola quanto graziosa natura morta fatta di oggetti quotidiani-, ora, al contrario, da una quasi sadica violenza, come la Crocifissione - ove il corpo di Cristo è un generale zampillio di sangue-, il Martirio di Sant’Agata (alla santa furono tagliati i seni) e quello di San Lorenzo, ambientato su una graticola particolarmente credibile, collocato su dei massi.

Tenno, S. Lorenzo, particolare del Giudizio Universale (i dannati).

Un ciclo più unitario - non a caso venne eseguito da una sola maestranza, quella del veronese Giuliano d’Avanzo - è invece quello presente nella chiesa di San Lorenzo a Tenno, datato 1384.

Nell’abside è infatti presente una grande raffigurazione di Cristo in Maestà, affiancato dai simboli dei quattro Evangelisti e, ai due lati inferiori, una raffigurazione del Giudizio Universale. Quest’ultima è davvero suggestiva, e non è difficile accorgersi dove stiano gli eletti e dove si condannati, pur se ambientati in una scatola-edificio comune, dalla quale escono per tre quarti. Mentre gli uni stanno composti, raccolti silenziosamente in preghiera, gli altri sembrano consci del dramma che li aspetta, e, agitati, sembrano implorare, inutilmente, pietà. Tra i condannati, è una curiosità, ci sono anche alcuni papi e vescovi: che l’abito non faccia il monaco è evidentemente un saggio proverbio di antica origine…

La Chiesa di San Lorenzo presentava sotto la Maestà, fino a qualche decennio fa, una serie di santi sempre relativi all’intervento pittorico del 1384. Furono però rinvenuti, nell’intonaco sottostante, degli importantissimi lacerti d’affresco romanici, tra i più importanti in Trentino, raffiguranti San Giorgio e il drago, nonché i martirii dei santi Lorenzo e Romano. Si decise pertanto di staccare la teoria di santi, che ora è infatti visibile in un altro edificio di culto, la chiesa di Santa Maria Immacolata.

Trento, Duomo, particolare delle Storie di S. Giuliano.

Nel transetto settentrionale del Duomo di Trento sono invece ben visibili le Storie di San Giuliano, databili all’incirca al 1347. Il ciclo è fortemente narrativo, e presenta senza interruzione la triste storia di San Giuliano, che senza saperlo uccise i propri genitori. Autore delle storie è, come attesta un’iscrizione ai piedi di una delle architetture, Mons de Bononia, pittore bolognese del quale non si hanno notizie ma che certamente si mosse nell’ambito di Vitale da Bologna.

La chiesa di Santa Lucia di Fondo presenta tre distinti interventi trecenteschi. Il primo è il grande San Cristoforo che, come da tradizione, domina la parete esterna dell’edificio. Autore è il cosiddetto Maestro di Sommacampagna, lì attivo nella seconda metà del secolo. Sempre all’esterno della chiesa è ben visibile anche una lacunosa Crocifissione, all’incirca coeva al San Cristoforo ma di altra mano, comunque sicuramente veneta.

L’intervento decorativo più interessante è però il ciclo interno alla chiesa con le Storie di Santa Lucia, opera del Maestro della Madonna di Castelbarco e databile al 1380 circa. Vicino ad Altichiero, l’autore non si risparmia nella decorazione dei particolari marmorei delle architetture, al contempo fantasiosi ed eleganti.

Il percorso tra le pitture trecentesche trentine di argomento sacro potrebbe portare poi alla chiesa di San Siro a Lasino e a quella di San Vigilio a Cles, nonché laddove il persistere di caratteri gotici si è protratto anche nel XV secolo, come - ma è solo uno dei tanti esempi possibili - nella chiesa di Santa Giustina a Creto (Pieve di Bono).

Purtroppo non tutte le chiese indicate sono sempre aperte al pubblico; per orari e possibilità di visita si consiglia di vedere sul sitotrentino.cultura@provincia.tn.it.

Ci fermiamo qui, rimandando a uno dei prossimi numeri un percorso dedicato ai cicli trecenteschi trentini di argomento profano.