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QT n. 2, 27 gennaio 2007 Servizi

I compiti di un museo del nostro tempo

Camillo Zadra

I musei storici, contrariamente al luogo comune che li vorrebbe inerti e polverosi, si rivelano spesso dei termometri assai sensibili al mutare degli atteggiamenti pubblici nei confronti della storia, della memoria, della “identità”. Questo perché, per loro stessa natura, sono inseriti in una fitta rete di relazioni con realtà molto diverse: con singoli e con istituzioni; con i giovani orientati verso il futuro, che scoprono lentamente la dimensione profonda della temporalità; con la popolazione adulta e anziana che vede allontanarsi il tempo che ha “abitato” oggi e con esso una parte della propria vita.

In anni recenti, poi, i musei sono diventati testimoni di quel grande e articolato processo di crisi dei riferimenti ideali e ideologici più radicati che caratterizza la nostra epoca, del venir meno di consolidati modelli interpretativi delle vicende storiche, delle trasformazioni culturali indotte dai nuovi mezzi di comunicazione, delle crescenti difficoltà di interazione tra generazioni. Ma registrano anche il mutamento delle abitudini di vita, la nuova vitalità di fasce di popolazione che disponendo di tempo libero, esprimono una domanda di cultura un tempo loro preclusa.

Questi cambiamenti costringono i musei a ripensare il proprio ruolo: pur rimanendo luoghi di ricerca e di divulgazione, scoprono nuovi interlocutori e nuovi spazi di azione. Registrano perfino la necessità di operare come soggetti “economici” nell’editoria, nel turismo, nella gestione di servizi. E devono attrezzarsi per affrontare con maggior dinamicità compiti vecchi (come la costituzione di archivi storici del nostro tempo) in contesti nuovi ed un rapporto tra presente e passato meno scandito da periodizzazioni stabilite una volta per tutte.

Abituati ad operare nel contesto di una storia quasi esclusivamente politica, oggi devono entrare nel merito di questioni da loro fino a ieri poco considerate – la storia economica, la storia delle istituzioni, i processi di trasformazione sociale… - devono articolare domande un tempo taciute, affrontare argomenti difficili, talvolta rimossi della memoria della comunità. Non possono essere più i luoghi delle celebrazioni di regime, ma devono anche saper interpretare la diffusa domanda di “memoria” che oggi sembra celare, oltre ad un bisogno di conoscenza, anche un desiderio di autocelebrazione consolatoria. E tra vecchi ruoli e nuovi terreni di lavoro, i musei storici devono consolidare oggi come ieri quel consenso della comunità senza il quale non potrebbero vivere e operare.

Sono considerazione che si adattano bene alla realtà dei due principali musei storici trentini: il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, sorto nel 1921, e il Museo storico in Trento (originariamente Museo del Risorgimento), fondato nel 1923.

Museo Storico della Guerra di Rovereto

Ciascuno di essi ha già affrontato in passato, nelle forme ritenute più adatte dagli organi dirigenti, i problemi posti dalle sollecitazioni del tempo e delle circostanze, stipulando convenzioni, con modifiche statutarie, dilatando il proprio campo tematico, modificando il nome stesso del museo. E’ probabile che oggi ci si trovi di fronte ad una nuova tappa di rinnovamento istituzionale e di riposizionamento tematico, necessaria per far fronte in modo efficace agli impegni posti dalla nuova realtà dei musei.

E’ per altro evidente che, proprio per quanto accennato sopra, sarebbe miope immaginare che ciascun museo possa considerare questo rinnovamento esclusivamente dal proprio punto di vista. Anche altri soggetti chiedono ai musei di attrezzarsi per operare in nuove e in contesti nuovi. Oggi la loro collaborazione viene richiesta da enti pubblici, da comunità locali e da associazioni che trovano nella storia e nella cultura locali un patrimonio storico e un giacimento di beni culturali capaci di arricchire le ragioni di interesse turistico per il nostro territorio. E ai musei viene chiesto di mettere a disposizione competenze, strumenti scientifici e conoscenze che favoriscano la tutela di un bene fragile qual è il tessuto storico di una comunità e la memoria pubblica che lo accompagna. Per non parlare di scuole, di studenti universitari, di ricercatori e di storici che cercano negli archivi e nei depositi dei musei documenti altrove inesistenti.

Una società come quella trentina, fortemente connotata ma anche di dimensioni molto contenute, toccata da processi di cambiamento e da tensioni culturali ed economiche di portata continentale, ha bisogno di confrontarsi con le dinamiche di queste trasformazioni anche riflettendo sulla propria storia con una seria e attrezzata attività di ricerca, e con un progetto di divulgazione e di promozione culturale capillare e partecipata.

Per questo il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto ha proposto, assieme al Comune di Rovereto, di partecipare alla costruzione di un “Museo storico del Trentino”, assieme alla Provincia di Trento, al Museo storico in Trento e al Comune di Trento, così come poi recepito nella legge finanziaria provinciale recentemente approvata.

Le esperienze e la attività dei due musei (ancora oggi retti da associazioni di cittadini) spaziano su ambiti tematici e sviluppano modalità operative in parte diverse e in parte parallele: le une e le altre rappresentano elementi vitali e fattori positivi della loro identità e della loro originalità. Entrambi non possono non essere protagonisti, assieme alla Provincia di Trento e ai Comuni delle due città nelle quali sono saldamente radicati, di un progetto culturale di tale rilievo per il loro futuro, dentro il quale la ricerca trovi spazi di piena autonomia scientifica, accanto al lavoro di documentazione dei processi storici e culturali e alle iniziative di divulgazione storica. Il mio auspicio è che le forme in cui questo progetto si concretizzerà sapranno rendere ancora più efficace quanto già oggi, con il sostegno della Provincia e dei Comuni di Trento e di Rovereto, i due musei stanno realizzando e dare futuro a quanto è già leggibile come potenzialità nei loro progetti.