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2007, il popolo della sinistra nel tempo dei dubbi

La Festa dell'Unità sulla Neve: tanto popolo, tanta passione politica, poche certezze e pochissimi giovani. Eppure questa gente è un patrimonio per tutti: a rischio di estinzione?

Che senso hanno, oggi, i grandi raduni politici? Nell’era della Tv e di Internet? E nella stagione dei dubbi, quando Piero Fassino si trova a dover intervenire su Repubblica con un pezzo dal melanconico titolo “Non siamo in dissoluzione”?

Mi ponevo queste domande, lungo la strada per Andalo, dove si teneva l’ultima “Festa de l’Unità sulla Neve”.

Arrivato, alcune svanivano subito, altre si riproponevano; e girando tra gli stand e i tavoli dei bar e dei ristoranti, vedevi che anche lì, nei tanti capannelli, di questo si discuteva. Pacatamente, spesso con un velo di ironia; ma era sempre la passione politica a tenere banco. “Perché qui la gente parla di politica tutto il giorno” conferma con orgoglio Giuliano Andreolli, che della Festa è il motore organizzativo.

In effetti l’abbinamento politica + relax, audace a prima vista, ma in realtà collaudato da lustri, ha ancora una volta funzionato. “26.000 persone negli alberghi e nei residence che prenotano attraverso i nostri uffici, più quelli che giungono per conto proprio, più quelli che vengono per un giorno solo (domenica c’erano più di quaranta pullman) e quelli per il singolo spettacolo ma anche per uno specifico incontro, non necessariamente con Fassino, può essere con Rosy Bindi o con Cesare Damiano” snocciola Andreolli.

“Veniamo, ci facciamo una vacanza in un bel posto, sentiamo cose interessanti, parliamo con tante persone…” ci sintetizza la filosofia della Festa una signora di Reggio Emilia.

Poi c’è l’aspetto militante. La macchina organizzativa è suddivisa in vari comparti, ognuno con uno specifico compito: gestire un bar, un ristorante (e allestirlo, lavoro non da poco, prima e dopo la festa lo spazio dei ristoranti è un parcheggio interrato) l’accoglienza, lo spazio dibattiti ecc; e ognuno di questi comparti è storicamente gestito, da decenni, da un’organizzazione di base del partito, sempre le stesse persone (pur con un certo ricambio) che si prendono le ferie per assolvere il proprio compito nella macchina organizzativa. Sono i mitici “compagni della salamella” (che preparano i salumi alla Festa), i volontari cui spesso ci si riferisce, per lodarli per l’impegno o – dalla parte politica avversa - per deriderli, a causa della loro dedizione cieca e sterile (in quanto non rivolta al successo personale). Ecco: oggi, con l’egemonia ideologica delle tv berlusconiane, nell’era dei calciatori e delle veline, quando anche nel Partito sono di casa le auto blu e i massimi dirigenti si dilettano in barca a vela, oggi, come si trovano questi compagni?

L’incontro col direttore dell’Unità, Antonio Padellaro

“E’ comunque un momento di identità e di crescita personale; qui hai la possibilità di fermarti a parlare con il ministro o con il giornalista di grido; che se vengono qua è proprio perché vogliono calarsi nella Festa, desiderano il contatto con la gente. Sinceramente – prosegue Andreolli – la mia personale maturazione la devo a questi incontri, che negli anni mi hanno dato moltissimo”.

Tutto bello quindi? C’è un dato che balza subito all’occhio, e ingenera un velo di tristezza: l’età media dei convenuti, a occhio decisamente sopra i cinquant’anni. “Beh, in questo periodo le vacanze sono finite, le scuole aperte, e all’università è periodo di esami. E poi, ci sono gli spettacoli. Quelli registrano il pieno di giovani”.

Sarà. A noi sembra invece un problema grande come una casa. E’ la Festa che sta stretta ai giovani? O è il partito? O è la politica di questi anni?

Che le attuali vicende del centrosinistra non siano entusiasmanti, era un’opinione largamente diffusa anche ad Andalo. “Questa è la prima Festa sulla Neve senza Berlusconi” esordiva tra gli applausi il direttore dell’Unità Antonio Padellaro; ma subito, mestamente aggiungeva: “A dire il vero, ci aspettavamo qualcosa di più”. E centinaia di teste in platea annuivano.

Padellaro saluta gli addetti alle cucine

“La finanziaria è punitiva verso i lavoratori autonomi” cercava di spiegarmi a tavola un artigiano. Ma la maggioranza era invece delusa sui classici temi della sinistra, che riteneva sacrosanti, che gli hanno spiegato costituire un patrimonio per tutta la nazione, e ora vedono abbandonati dal governo: “Le leggi sul conflitto d’interessi, dove sono finite? E le leggi ad personam, perché non sono state abrogate?”. “L’indulto, perché? Non capisco, è stata un’ingiustizia”. “Noi cittadini di Vicenza siamo sdegnati. Non lasciateci soli”. “Domenica finalmente l’editoriale di Furio Colombo ha ricordato al Papa che è capo di uno Stato, e che non deve ingerirsi negli affari di un altro Stato. Era ora che qualcuno glielo dicesse”. “Così abbiamo saputo che parlamentari e giornalisti, tra gli altri privilegi, hanno anche quello di poter godere dei diritti delle coppie di fatto. E ne usufruiscono. Ma vogliono impedirlo agli altri cittadini. E allora, perché queste timidezze sui Pacs?”

Infine il tema di fondo, il Partito Democratico. Riassume Padellaro: “La politica italiana non può andare avanti con 11 partiti, ognuno dei quali difende le proprie aspettative elettorali. Così non si può governare”. Però… “Però il dibattito sul PD è sequestrato dai dirigenti. Non ci hanno mai interpellati. E’ un dibattito freddo; e le fusioni a freddo non riescono”.

Tra la base lo sconcerto è ancora più profondo: “Mi va bene Prodi. Ma francamente, non Rutelli. L’ho votato, ma non riuscirei più a farlo. Non sono maturo per questo. Sbaglio forse?”

Le perplessità aumentano tra i compagni trentini, che soffrono dello strapotere della Margherita: “Cerco di fare le cose unitarie, ma non si riesce proprio a lavorare assieme. Per loro, l’unico nostro apporto può essere solo la manovalanza più bassa”.

Tutti scuotono la testa.

Ma parimenti, tutti concludono: “Però, non si può neanche stare fermi, non fare niente. Così non si può andare avanti”.

A noi sembra un grande, grandissimo patrimonio, questo amore per l’impegno, per la politica vissuta in prima persona, in maniera disinteressata, da migliaia e migliaia di persone.

E’ un patrimonio a rischio?