Rifiuti: l’assurda scalata
Raccolta dei rifiuti porta a porta: i casi “virtuosi”.
Avrebbe senso per uno scalatore salire sapendo di doversi fermare prima della vetta? Certo che no. Nemmeno se quella vetta fosse mai stata scalata, e dunque sarebbe un grande successo anche solo andarle vicino. Eppure, tale bizzarria si sta verificando in Trentino nel campo della gestione dei rifiuti. La vetta può essere qui rappresentata dall’azzeramento della produzione della frazione indifferenziata, il cosiddetto secco residuo.
La montagna è alta, molto alta, formata com’è dalle 150.000 tonnellate l’anno di rifiuto trentino mandato in discarica (dato 2005). Ciascuno dei 575.000 abitanti equivalenti della Provincia (circa 500.000 stanziali, il resto turisti) contribuisce col suo piccolo grande mucchio formato da 260 chili di secco residuo prodotto ogni anno: 7 etti al giorno.
Prima, nel 1998, quel mucchio ammontava a 456 chili. Il primo tratto di scalata, da allora, è quindi già stato percorso. Ma era il più facile, quello a bassa quota. Il tratto più difficile arriva ora. E, come si diceva, l’obiettivo delle future fatiche non è la vetta, come per qualunque scalatore.
Da qualche mese, chi amministra la scalata ha fissato l’obiettivo sì ad alta quota, ma ancora lontano dalla cima: 175 chili per abitante equivalente l’anno (kg/ab.eq./anno). A quella quota, dopo tanto faticare, gli scalatori trentini dovranno fermarsi. Il loro lavoro lo svolgerà da quel momento in poi una macchina, che farà sparire quei 175 chili bruciandoli. Anziché l’aria limpida e pulita della vetta, gli scalatori avranno dunque in premio il fumo che uscirà da un camino.
Nonostante questa prospettiva poco allettante, alcuni scalatori si stanno arrampicando con grande decisione, quasi infischiandosene del limite loro imposto. Tre di loro, in particolare, avanzano a passo più spedito degli altri. Abbiamo voluto conoscerli meglio, per capire il segreto della loro velocità e valutare la reale importanza della loro fuga in avanti.
Alla fine del 2005, davanti a tutti c’era un piccoletto. Azienda Ambiente serve il meno abitato degli 11 comprensori trentini, il Primiero: 14.000 abitanti equivalenti e poco più del 2% della complessiva produzione trentina di rifiuti. Forse proprio la leggerezza del bagaglio gli ha permesso di fare il grande balzo che l’ha portata in testa. “Prima eravamo gli ultimi del Trentino”, ci confida il direttore di Azienda Ambiente Sergio Bancher. Alla fine del 2005, invece, la ditta che dirige era davanti a tutti, a quota 100 kg/ab.eq./anno, ben al di là dell’obiettivo indicato dall’amministratore della scalata. Com’è potuto accadere? “Abbiamo fatto leva sull’orgoglio dei cittadini, ovviamente poco lusingati dall’ultimo posto. Dal 2004, siamo riusciti in maniera sempre più decisa a invertire la rotta. Abbiamo organizzato numerosi incontri con la cittadinanza, abbiamo condotto attività educative nelle scuole fin dagli asili, abbiamo prodotto e fatto circolare molto materiale informativo. Questo grande sforzo di sensibilizzazione ci ha permesso di ricavare grandi risultati dal nuovo sistema di gestione”.
Al vecchio cassonetto stradale, Azienda Ambiente ha progressivamente sostituito in tutto il comprensorio la raccolta porta a porta dell’organico e soprattutto del residuo secco. Il sistema di pagamento del servizio avviene ancora col vecchio sistema della tassa, calcolata in base ai metri quadri delle utenze e, in alcuni dei Comuni serviti, anche al numero dei componenti del nucleo familiare. “Ma dal 2007 partiranno tutti con la tariffa calcolata in base al numero di svuotamenti dei bidoncini personali del secco residuo - ci fa sapere Bancher - Da allora chi più produrrà, più pagherà. Si tratta di un passaggio obbligato, perché serve a tenere desta, facendo leva sul portafoglio, un’attenzione che altrimenti rischia di calare, come pure è accaduto da noi nel corso di quest’anno”.
Una delle principali motivazioni con le quali chi amministra la scalata della montagna di rifiuti trentini ha ritenuto improbabile il superamento di quota 175 chili fa leva sull’alta vocazione turistica del territorio. I turisti, si osserva, o non conoscono le regole della gestione o non sono motivati a rispettarle: così, differenziano poco e si lasciano dietro una gran quantità di rifiuto indifferenziato.
La valle del Primiero non è certo un territorio a scarsa vocazione turistica: S. Martino di Castrozza e le sue Pale attirano ogni anno migliaia di turisti, al punto che gli abitanti equivalenti del comprensorio sono quasi il 50% in più degli stanziali: da 10.000 unità si passa a 14.000. Eppure, i risultati nella gestione rifiuti arrivano lo stesso.
Così come arrivano in Val di Fiemme, dove agisce un altro dei tre scalatori veloci del Trentino, che oltretutto non può nemmeno contare sulle stesse dimensioni ridotte del “rivale”: Fiemme Servizi opera in un’area che produce circa il doppio dei rifiuti del Primiero (oltre il 4% dei rifiuti provinciali) e che ai suoi 18.000 abitanti stanziali deve aggiungerne altri 9.000equivalenti generati dai flussi turistici. Nonostante questo, si diceva, Fiemme Servizi sta ottenendo risultati eccellenti: nel 2006, il residuo secco ammonta a 92,5 kg/ab.eq./anno (dato 31 ottobre). Nessun gestore, in Trentino, è oggi così vicino alla vetta. Un risultato ancora più straordinario se si pensa che nel 2005 i chili prodotti da ciascun abitante equivalente erano stati più del doppio: 206.
Anche nel caso di Fiemme Servizi, la chiave di volta è stata una grossa attività di sensibilizzazione della cittadinanza propedeutica all’introduzione della raccolta porta a porta, non solo di umido e secco residuo, ma di tutte quante le frazioni di rifiuto. E anche qui, come in Primiero, ci si aspetta che la situazione possa consolidarsi e ulteriormente migliorare quando, dal prossimo anno, la tariffa calcolata in base agli svuotamenti dei bidoncini personali del secco residuo incentiverà la differenziazione anche dal lato economico.
E la questione turisti? Dove stanno dunque tutti i problemi che si dice portino? “Ovviamente, il turista medio non ha le stesse conoscenze né le stesse sensibilità dei residenti” - ammette il direttore di Fiemme Servizi Andrea Ventura -Tuttavia, grazie al dialogo che abbiamo intrattenuto con l’Azienda di Promozione Turistica e con le categorie alberghiere, stiamo contenendo il problema”. “Anche perché - osserva Bancher - è nell’interesse degli operatori contribuire a una buona gestione dei rifiuti, visto che il turismo trentino si regge proprio sull’immagine di un territorio rispettoso dell’ambiente. Il vero problema, semmai, sono i turisti delle seconde case. Con quelli che sono proprietari delle abitazioni abbiamo avuto degli incontri informativi, e la risposta è stata soddisfacente. Più grattacapi, invece, danno i turisti in affitto”. In Val di Fiemme è stato predisposto un sistema di raccolta pensato apposta per loro, ma non sempre funziona. “Specialmente - osserva Ventura - se i turisti provengono da zone dove la gestione rifiuti è ancora arretrata”.
Lo stesso discorso vale ancor più per i turisti giornalieri. Tuttavia, nonostante tutti questi problemi, vi posso garantire che anche un Comune turistico può riuscire in una buona gestione dei rifiuti”. Giannino Viliotti sa senz’altro quello che dice, visto che è assessore di un Comune, Baselga di Pinè, che triplica i suoi abitanti durante le stagioni turistiche. Ciononostante, riesce comunque a raggiungere un risultato ragguardevole: nel 2006, i 6000 abitanti equivalenti hanno prodotto ciascuno appena 70 chili di secco residuo (dato 31 ottobre).
Con Baselga, ci siamo spostati nel territorio di competenza del terzo scalatore veloce di questa arrampicata sulla montagna di rifiuti trentini: in Alta Valsugana la raccolta è gestita dall’AMNU. Oltre ad aver realizzato le “solite” campagne informative e introdotto la “solita” raccolta porta a porta del secco residuo, il gestore qui ha già avviato il sistema di pagamento del servizio basato sul principio di equità ‘più produci, più paghi’. “Quando tocchi il portafoglio, i risultati li vedi subito”, osserva il Presidente dell’AMNU Sandro Simionato. I Comuni serviti dalla sua azienda (da ottobre, sono tutti quelli del comprensorio tranne Lavarone e Luserna) stanno viaggiando nel 2006 poco al di sopra dei 100 kg/ab.eq./anno.
Il caso dell’Alta Valsugana è interessante perché si tratta di un’area che, rispetto al Primiero e alla Val di Fiemme, ha un peso decisamente maggiore nella complessiva produzione trentina di rifiuti: arriva da qui quasi il 10% di quelli prodotti in Provincia. Ma, soprattutto, in Alta Valsugana troviamo Pergine, che, coi suoi 19.000 abitanti equivalenti, è il terzo maggior centro del Trentino.
La cosa non è secondaria perché l’altra motivazione con la quale si sostiene che meno di 175 kg/ab.eq./anno di residuo secco non si possano produrre è appunto la difficoltà di gestire la raccolta nei centri urbani più grandi.
Effettivamente, Rovereto e Trento viaggiano oggi ben al di sopra di tale soglia, attestandosi, rispettivamente, a quota 203 e 257 chili (dato 2005). Ma né a Rovereto né a Trento c’è il porta a porta, mentre a Pergine è praticato dal 2005. La differenza si vede tutta: il nuovo sistema di raccolta ha abbassato a 98 kg/ab.eq./anno la produzione di residuo secco (dato 31 ottobre 2006). “Ma il nuovo sistema non avrebbe dato tali frutti, se non fosse stato preceduto dai tanti incontri serali con la popolazione, finiti anche dopo mezzanotte, e dall’attività di educazione condotta nelle scuole”. Il vice-sindaco di Pergine con delega all’ambiente Mario Osler ci conferma quello che può considerarsi a questo punto un assunto: l’introduzione del porta a porta, se preparata dall’attività di sensibilizzazione dei cittadini, cambia radicalmente in meglio la gestione dei rifiuti. In particolare per quanto riguarda la produzione di residuo secco, che da oltre 200 kg./ab.eq./anno riesce a scendere a quota 100.
Nella seconda parte di questo articolo, che verrà pubblicata sul prossimo numero di QT, vedremo se è davvero tutto oro quel che luccica.