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Le droghe in Trentino-Alto Adige

La mappatura del fenomeno a livello regionale.

Andrea Di Nicola

La Conferenza regionale sulla criminalità e le devianze in Trentino-Alto Adige, tenutasi il 16 novembre 2006 a Bolzano, ha dato spazio ad una riflessione sul tema delle droghe in Trentino-Alto Adige. Grazie al contributo di Transcrime, è stato possibile rispondere ad alcuni quesiti relativamente all’andamento del fenomeno, all’impatto della più recente normativa e alle possibili strategie di polizia.

Per cominciare, quali sono le tendenze dei reati connessi agli stupefacenti in regione negli ultimi vent’anni?

Reati connessi agli stupefacenti denunciati in regione nel 2004 - % ogni 1000 abitanti FONTE: S.D.I. Ministero dell’Interno

L’analisi dei dati Istat dal 1983 al 2004 riguardo ai reati relativi alla produzione, commercio e spaccio di stupefacenti denunciati dalle Forze dell’ordine all’Autorità giudiziaria permette di individuare due periodi nello sviluppo del fenomeno. Il primo, dal 1983 al 1994-95, si caratterizza per l’ascesa e la stabilizzazione del fenomeno. L’andamento nel Trentino-Alto Adige rispecchia quello italiano e anzi, tra il 1989 e il 1995, il numero di reati denunciati ogni 100.000 abitanti in regione supera i tassi nazionali. Tra il 1986 ed il 1996 l’Alto Adige presenta un livello più alto di denunce rispetto al Trentino (nel primo quinquennio degli anni ’90 la provincia di Bolzano mostra tassi di denunce dalle 2 alle 3 volte superiori a quelle del Trentino); dal 1997 al 2004 l’andamento tra le due province è sostanzialmente simile.

Il secondo periodo (dal 1995) è caratterizzato dalla diminuzione a livello nazionale del fenomeno. In regione, a partire dal 2006, i reati denunciati sono in costante diminuzione e la situazione è migliore rispetto a quella nazionale.

Dal 2004, poi, grazie alla nuova banca dati S.D.I (Sistema di Indagine) del Ministero dell’Interno, è possibile la raccolta di informazioni sul luogo in cui sono commessi i reati denunciati e, quindi, la mappatura dei reati di droga sul territorio regionale. La mappa individua come zone più calde i due capoluoghi, Trento e Bolzano, e il territorio brissinese al confine con l’Austria.

Veniamo ora ai mutamenti intervenuti nella legislazione. La normativa sulla droga contenuta nel testo unico sugli stupefacenti del 1990 e modificata in seguito al referendum popolare del 1993, è stata recentemente riscritta dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49, che apporta diverse modifiche alla precedente disciplina. In primo luogo, ridefinisce i criteri per distinguere fra spaccio e uso personale di stupefacenti, comminando nel primo caso una sanzione penale e nel secondo solo una sanzione amministrativa. La disciplina precedente era infatti carente nel fornire criteri per distinguere le due fattispecie di reato.

Altra novità è l’abolizione della distinzione fra droghe leggere e pesanti e l’uniformazione delle pene previste per i reati connessi all’uso di entrambi i tipi di sostanza. Ciò comporta una diminuzione di pena per i reati connessi alle droghe pesanti ed un aumento per i reati relativi alle droghe leggere.

Infine, la legge introduce una nuova disciplina delle sanzioni alternative alla detenzione, grazie alla quale, in alcuni casi, la pena detentiva e pecuniaria può essere sostituita con la sanzione alternativa del lavoro di pubblica utilità.

Quali potrebbero essere, a questo punto, le strategie antidroga da proporre sulla base delle esperienze straniere che si sono rivelate valide?

In Italia la polizia segue principalmente una strategia reattiva, rivolta per lo più ai reati già commessi e punta più alla repressione che alla prevenzione. Negli Stati Uniti, invece, già da molti anni è stato introdotto un nuovo approccio - il problem orienting policing (POP) - che si propone di focalizzare l’attenzione sulle cause degli episodi criminosi, dando largo spazio alla prevenzione: un metodo di intervento che si è largamente diffuso negli anni ’80 e ’90 ed è stato applicato anche nella prevenzione dello spaccio di stupefacenti nei mercati all’aperto. E’ auspicabile, quindi, anche per il nostro paese, una maggiore attenzione agli aspetti preventivi e non solo alla repressione.