Bollette pazze
E inoltre: blocco delle Euro 0 e contratti agricoli.
Ultimamente siamo stati subissati da richieste di consumatori che chiedevano lumi a proposito di:
- conguagli della ditta Trenta, che ha sostituito da più di un anno Enel nelle fatture di energia elettrica;
- le bollette gonfiate della Telecom per servizi addebitati e mai utilizzati dall’utente;
- vibranti proteste di anziani contro il provvedimento provinciale che vieta l’uso dell’auto Euro 0/1 per ragioni di inquinamento;
- contadini costretti a pagare canoni iniqui per coltivare appezzamenti di terreno di proprietà della Curia di Trento.
Con ordine cercheremo non solo di rispondere, ma anche possibilmente di fornire strumenti per rispondere adeguatamente ai singoli atti di prepotenza, per non dire di arroganza, dei più forti nei confronti dei più deboli, poiché, a nostro parere, tutte le questioni che andremo ad illustrare hanno proprio questo denominatore comune.
L e bollette pazze della ditta Trenta. E. S. di Tesero, D. P. di Rovereto, Z. P. di Trento e tanti altri utenti di Cavalese, Borgo Valugana, Riva del Garda (ne citiamo alcuni per far capire che il fenomeno non è circoscrivibile ad una singola area, ma riguarda tutto il territorio provinciale) ci hanno inviato le loro lagnanze circa le fatture della ditta Trenta, rispetto alle fatture precedentemente fatte da Enel. Per fare un esempio, mentre con Enel l’utente ogni due mesi veniva a pagare 50 euro, con Trenta si è passati a 200 euro, per lo stesso appartamento, con gli stessi elettrodomestici e le stesse persone.
Abbiamo immediatamente sentito la ditta Trenta, che ha dato diverse e plausibili spiegazioni, quali il fatto che l’Enel effettuava letture stimate e non reali e che potevano esserci stati errori materiali nella lettura; comunque Trenta si dichiarava disponibile a sentire le contestazioni, sentendosi pienamente a posto dal punto di vista legale.
Abbiamo quindi invitato gli utenti a rivolgersi alla Trenta che avrebbe dato a tutti le spiegazioni degli eventuali disguidi. Allo stesso tempo, sulla base dei casi pervenutici da diverse parti del territorio trentino (abbiamo fondati motivi per ritenere che la problematica riguardi tutti coloro che hanno l’utenza elettrica con la Trenta ) i nostri esperti hanno verificato che, da un calcolo medio dei consumi nel tempo, il conguaglio, calcolato da Trenta per il pregresso Enel (in alcuni casi si risale fino al 2003!) è basato non tanto sui costi Enel del tempo (0,11 al Kw mediamente), ma sul costo praticato oggi da Trenta (0,20 al Kw mediamente). Tale calcolo ha comportato, pertanto, un aggravio di costi illegittimo per i consumatori. Esiste quindi la possibilità per tutti, sia per coloro che hanno già versato quanto richiesto da Trenta, sia per coloro che hanno accettato la rateizzazione del pagamento, sia per coloro che devono ancora effettuare il pagamento, di chiedere il ricalcolo del costo dei Kw al prezzo del tempo in cui essi sono stati consumati e ottenere conseguentemente il rimborso.
Abbiamo predisposto il modulo da inviare a Trenta con il quale poter richiedere il ricalcolo e quindi il rimborso relativo.
Il modulo è disponibile presso lo sportello Federconsumatori-SPI CGIL di Trento, Rovereto, Riva, Borgo e Tione in orario d’ufficio. Per comodità dei consumatori lo pubblichiamo qui di seguito
Modulo
per il ricalcolo dei costi kwh
Prima parte (a carico dell’utente)
Sig. ……,Via……, Città…, N° Contratto Utenza Trenta……, Data…… ultima lettura reale Enel Kwh….., Data 30/06/05 lettura Enel data a Trenta Kwh…, Data…… prima lettura reale Trenta Kwh……, Data…. ultima lettura fatturata Trenta Kwh….., Data…… ultima lettura fatta dall’utente Kwh……
Seconda parte
(a carico dell’associazione)
Media giornaliera storica Kwh...; Giorni = Media……..; Totale differenza da stornare euro…...
Reclamo Telecom per chiamate mai fatte. D. B. di Mezzolombardo, C. R. di Isera e molti altri utenti ci hanno segnalato di aver ricevuto da parte della Telecom bollette salate nelle quali venivano richiesti pagamenti per chiamate mai fatte a numeri speciali Telecom Italia e/o a numeri speciali di altro gestore e/o a satellitari internazionali .
A tutti abbiamo indicato di presentare denuncia alla Polizia Postale, oppure alla Polizia di Stato o ai Carabinieri, per “truffa informatica“; a chi effettua il pagamento per mezzo della propria banca abbiamo consigliato di bloccare il versamento e di sottrarre dall’importo totale della fattura le chiamate non fatte, più il 20% dell’Iva, ed effettuare così il pagamento della bolletta.
Per maggiore precauzione, onde evitare il distacco dell’utenza, abbiamo predisposto un fax da inviare alla Telecom, che qui di seguito forniamo agli interessati;
Telecom Italia S.p.A., Servizio clienti residenziali, Asti.
Fax 803308187.
Oggetto: reclamo per chiamate mai fatte.
Il/La sottoscritto/a………, residente a………, Via……, titolare dell’utenza tel. n. ……
contesta
l’addebito sul Conto Telecom n. …., fattura n. ……, di data……, dell’importo di euro……., più Iva 20% per chiamate o connessioni a numeri speciali Telecom; a satellitari internazionali; a numeri speciali di altro operatore (ovviamente occorre cancellare le voci che non interessano). Poiché il/la sottoscritto/a non ha effettuato tali chiamate o connessioni,
comunica
1. che ha presentato denuncia alla Polizia Postale per truffa informatica il giorno……..
2. che dall’importo totale della fattura, pari ad euro…… detrae la somma di euro….., versando l’importo di euro….., pari alla differenza relativa ai servizi effettivamente fruiti.
Trento,…… Firma…..
Macchine e inquinamento. A. C. di Borgo Valsugana ci ha chiamato per esprimere il proprio dissenso, come anziano e possessore di un’auto Euro 0 in perfetto ordine, per il provvedimento che la Provincia si appresta a varare per quanto riguarda la riduzione delle cosiddette polveri sottili.
Condividiamo pienamente lo stato di disagio non solo di chi ci ha chiamato, ma per tutte le categorie più deboli (pendolari), che sono quelle che vengono più penalizzate e pagano i provvedimenti che in modo semplicistico vengono varati senza un minimo di studio scientifico e approfondito (nel caso specifico i veicoli penalizzati incidono nel fenomeno in oggetto in una percentuale minima e sono ben altre e più gravi sia le responsabilità sia gli agenti che inquinano, ma non si ha il coraggio di indicarli e colpirli ).
La nostra associazione appoggerà quindi tutte le iniziative atte a mettere in discussione il provvedimento in oggetto.
Contratti iniqui per i contadini. D. T. di Vigo Lomaso ci ha segnalato il profondo scontento per le clausole imposte dagli amministratori dell’Arcidiocesi di Trento ai contadini, lesive dei loro interessi e dei loro diritti di lavoratori della terra.
D. T. denuncia che l’Arcidiocesi di Trento tende ad ignorare l’equo canone, imponendo contratti a termine, con possibilità di recesso al termine di ogni annata agraria, con affitti iperbolici, nonché pretendendo la rinuncia a diritti di prelazione ed a rimborsi per eventuali migliorie. Un altro agricoltore ci ha ribadito: “Negli anni passati coltivare terreni della Chiesa era per noi una garanzia: la Chiesa, infatti, in linea con i propri valori fondanti, rispettava pienamente i nostri diritti ed i terreni ci venivano affittati ad equo canone. Da qualche anno a questa parte la condizione è invece totalmente cambiata. Quando i contratti d’affitto giungono a scadenza ci vengono sottoposti nuovi contratti con aumenti del 2-300% rispetto ai precedenti”.
Ci è stato anche allegato copia dell’ultimo contratto sottoscritto con canone di affitto di 260 euro contro un equo canone che, anche ipotizzando la massima tariffa, non potrebbe superare i 120; il vecchio canone era di 180.000 lire, l’aumento è stato quindi del 280%!
Un altro contadino ci ha fatto osservare che lavorare in queste condizioni diventa difficile, in quanto si rischia di acquistare macchinari e fare investimenti per poi essere privati della terra nel giro di un’annata agraria.
Di fronte a tali segnalazioni abbiamo sentito nel merito alcune, tra le più rappresentative, associazioni degli agricoltori, quali Coldiretti, Confederazione Italiana Agricoltori (C.I.A.), Unione Agricoltori, ovvero Confagricoltura. Secondo costoro derogare all’equo canone è possibile con i cosiddetti patti in deroga; però, perché questi siano validi, è necessario che le parti firmatarie ottengano la controfirma anche da parte delle rispettive associazioni di rappresentanza.
Mentre da un lato Coldiretti e C.I.A. sono indignate per le clausole contrattuali imposte dall’Arcidiocesi e ritengono che contratti tanto iniqui non andrebbero controfirmati da nessuna associazione agricola, dall’altro Confagricoltura (associazione che controfirma per l’Arcidiocesi) è sempre pronta a firmare anche per la parte del contadino, sostenendo anche che l’equo canone è incostituzionale e che la legge di mercato ammette canoni doppi, tripli o ancora superiori.
Invitiamo i contadini che hanno analoghi problemi a quelli da noi brevemente descritti a contattarci nella nostra sede di Trento (via Muredei 8, tel. 0461-303992) in orario di sportello (lunedì e venerdì dalle 9 alle 10, mercoledì dalle 16,30 alle 18 ). In tal modo, prima di chiedere formalmente un incontro con il Vescovo, avremo la possibilità di raccogliere un quadro più completo e dettagliato da sottoporre all’attenzione di monsignor Bressan.