I nuovi volontari
Scomparsi, con il servizio di leva, gli obiettori di coscienza, ecco i giovani operatori del Servizio Civile Nazionale, ragazzi e ragazze.
La scelta dei giovani di fare il Servizio Civile Volontario ha alla base le più varie motivazioni. Per alcuni è una pausa nel proprio percorso di vita tra la scuola e il lavoro, per altri è il primo tentativo di rendersi indipendenti dalla famiglia, per altri ancora si tratta di un vero e proprio lavoro. Per la maggior parte sono studenti universitari, ma ci sono anche giovani disoccupati che si accontentano di poco più di 430 euro, in cambio di carichi di lavoro non pesanti e orari abbastanza elastici. Tra questi estremi sono possibili tutte le varianti.
Il Servizio Civile Volontario, istituito dal Parlamento Italiano con la legge 64/2001, permette ai giovani dai 18 ai 28 anni di affrontare un percorso di formazione, attraverso un’esperienza umana di solidarietà sociale, attività di cooperazione nazionale e internazionale, di protezione e tutela del patrimonio culturale.
Questa la teoria. E la pratica?
Le radici del Servizio civile affondano nel diritto all’obiezione di coscienza, sancita con legge, per motivi morali, religiosi e filosofici. Di qui la presenza degli "obiettori" in varie associazioni del volontariato, come pure in istituzioni e servizi sociali: agli obiettori di coscienza veri e propri (quelli cioè che, pur di non servire nell’esercito, sarebbero andati anche in galera) si aggiunsero giovani che preferivano un’attività nel volontariato a un anno di caserma, secondo valutazioni soggettive, le più varie. Ne conseguirono esperienze molto diversificate, non sempre positive (anche perché il Servizio era in capo al Ministero della Difesa, che non vedeva di buon occhio un suo espandersi a danno del servizio di leva); ma globalmente prezioso per tante associazioni. Così, quando nel 1999 fu abolita la leva obbligatoria, si pose il problema di sostituire gli obiettori. E si rimediò con il Servizio Civile Volontario.
A livello locale il Servizio Civile è gestito dalla Provincia, con un suo ufficio che si occupa della promozione e divulgazione nelle scuole, di orientare i giovani, di monitorare il fenomeno, di affiancare gli enti dal punto di vista burocratico e, dal gennaio 2006, di valutare direttamente i progetti.
Il dott. Giampiero Girardi, che lo dirige, ci fornisce molti dati interessanti: "Nell’ultimo bando, che scadeva lo scorso 1° giugno, il Trentino aveva a disposizione 61 posti creati da 14 progetti di enti no profit; le domande dei ragazzi sono state invece 120, mentre l’anno scorso erano meno dei posti disponibili. In effetti abbiamo avuto una crescita inaspettata: il Servizio è iniziato nel 2001 con 200 giovani ed è oggi arrivato, a livello nazionale, agli attuali 41.000 volontari, con una maggioranza al Sud, dove evidentemente contano anche i problemi occupazionali".
Le graduatorie d’ammissione tengono conto dei curricula personali e non serve un titolo di studio: in base al progetto possono essere richieste conoscenze particolari, come l’informatica o una lingua straniera. Il compenso mensile è di 433 euro, le ore settimanali sono trenta. "I giovani coinvolti sono generalmente soddisfatti dell’esperienza - prosegue Girardi - e lo sono anche gli enti, ai quali è richiesto l’impegno di educare e seguire i volontari".
Gli Enti sono molto diversi (vedi scheda a fianco): vanno dalla Casa di Riposo alla biblioteca (l’anno prossimo ci sarà pure Questotrentino, per chi potesse essere interessato) e quindi molto diversi sono i compiti e le conseguenti esperienze.
Il giovane - e qui sta una delle differenze più vistose rispetto ai passati "obiettori" - non sceglie il Servizio Civile in quanto tale: sceglie il progetto del tal ente, sceglie quella specifica esperienza, e quindi se in quell’Ente non ci sono posti disponibili, non passa ad un altro, resta a casa.
Ciò richiede un forte momento di informazione ed orientamento, svolto appunto dall Ufficio provinciale. E d’altra parte è molto significativo delle aspettative dei giovani: "Rispetto a quest’ultimo bando, le preferenze sono andate a progetti rivolti ai bambini e a quello dedicato ai ciechi (disabilità ritenuta meno invalidante) rispetto ad altri tipi di assistenza. E’ il segnale che certi disagi psichici e fisici spaventano i giovani. A questo proposito, molti enti responsabili dei progetti si occupano della formazione dei volontari, con l’obiettivo di far superare loro la paura della diversità. La Casa di Riposo di Tesero, per esempio, ha organizzato dei corsi dove si lavorava sulle emozioni, e un’associazione che si occupa di handicap ne ha tenuto uno sulla gestione del lutto, inteso come momento della separazione, spesso dolorosa, tra volontario ed assistito".
Quali organismi presentano progetti per il Servizio Civile?
"Sono Enti no profit, pubblici o privati - conclude il dott. Girardi - che per presentare questi progetti hanno bisogno di essere accreditati, devono cioè possedere determinate caratteristiche e figure professionali. Le difficoltà maggiori sono proprio per le piccole associazioni e pertanto si favorisce l’aggregazione".
Tra i 14 enti che attualmente usufruiscono del Servizio Civile, troviamo il Comune di Trento, Settore Politiche Giovanili, con un programma intitolato "I giovani per i bambini in uno spazio dedicato: centri Giocastudiamo".
Federica Graffer, che coordina il progetto spiega che "è rivolto a bambini/ragazzi dai 6 ai 14 anni. Ha lo scopo di creare nuove occasioni di socializzazione e aggregazione, attraverso il gioco e lo sport, con un supporto per i compiti.
La nostra esperienza precedente è stata molto positiva e ha coinvolto sei volontarie molto motivate (4 di loro hanno poi proseguito lavorando nel campo sociale). Il lato direi più entusiasmante è registrare una crescita: non solo nei volontari, ma anche all’interno dell’ente; all’inizio i giovani imparano, ma poi sono loro a portare aria nuova, nuove proposte che arricchiscono tutti".
Questo progetto, indirizzato ai bambini, ha avuto moltissime domande (43 per 6 posti); è realmente un settore di attività meno impegnativo degli altri?
"I giovani cercano più volentieri i bambini, credendo che stare con loro sia più facile. - continua Federica Graffer - Ma in realtà non è così, le problematiche da affrontare sono innumerevoli: nei nostri centri ci sono molti bambini stranieri, figli di immigrati, e tante altre situazioni famigliari delicate. Per questo, nella nostra scelta dei volontari (i 6 posti sulle 43 domande, n.d.r.), diamo molto peso alla motivazione consapevole: devono scegliere di stare con i bambini, ma sapendo a cosa si va incontro".
Un altro progetto si chiama "Cooperare in una comunità che cambia", con 13 posti disponibili per 11 cooperative. Il coordinatore Andrea Ferrandi, di Consolida, ci spiega che "il Consorzio ha creato un progetto generale che si occupa della qualità, della parte progettuale e degli aspetti burocratici. Lo scopo è consentire anche alle piccole cooperative, sparse sul territorio provinciale, di accedere al Servizio Civile. Servizio che si propone di creare una partecipazione solidale, educando alla cittadinanza attiva, aiutando le fasce più deboli e contribuendo allo sviluppo sociale, culturale ed economico della realtà trentina".
L’esperienza precedente è stata molto positiva, non solo per i giovani e le cooperative, ma anche per gli utenti. I volontari (ma lui li chiama operatori di servizio civile), oltre all’aspetto umano e di solidarietà, hanno la possibilità di acquisire professionalità. E’ stato il caso di una ragazza, con diploma di terza media, alla quale è stato dedicato un particolare corso di formazione prima di iniziare il servizio. L’esperienza fatta l’ha convinta a proseguire gli studi in campo sociale.
E i giovani che hanno vissuto quest’esperienza, che dicono? Serena, 27 anni, un diploma di analista-contabile, era senza lavoro fisso, ma non le piaceva fare l’impiegata e voleva provare un’esperienza nel sociale. Ha svolto un anno di servizio civile presso l’Azienda Servizi Sanitari: al Centro di Salute Mentale, affiancando gli operatori, e presso l’associazione "La Panchina", che si occupa d’inserimento nel lavoro di persone con disagi psichici.
"Dovevo creare - ci racconta - una relazione con loro, ad esempio, cucinare insieme e poi pranzare; erano momenti molto importanti della giornata, perché coinvolgevano i pazienti e le loro famiglie". Serena sbrigava pure qualche lavoro d’ufficio, ma in quell’ambiente diventava interessante anche quest’attività, proprio perché non erano coinvolte fredde pratiche burocratiche ma persone.
Definisce la sua esperienza molto positiva: "Ho avuto modo di avvicinarmi ad una realtà preclusa a chi non conosce o non opera nel sociale, il contatto diretto con i disagi mi ha arricchito e fatto capire la strada che volevo scegliere". Riguardo al compenso mensile dice che "non era importante, lo avrei fatto anche gratis". Finito l’anno di Servizio Sociale, ha trovato impiego presso un laboratorio occupazionale per persone con disagi fisici e psichici.
Anita ha 25 anni, un diploma di educatore professionale, un’esperienza di Servizio Civile svolta due anni fa presso Villa Rizzi della Comunità Murialdo della Caritas, mentre stava ancora studiando. In particolare si occupava di un progetto ergoterapico per persone con disagio fisico e psichico. Qui ha vissuto per sei mesi, mentre gli altri sei ha abitato in un appartamento della Caritas, con altre tre ragazze del servizio civile. Il compenso mensile era comprensivo di vitto e alloggio, ma anche lei dichiara di aver dato una importanza relativa al risvolto economico: "E’ stata un’esperienza che mi ha arricchita e aiutata a maturare; anche la convivenza con altre persone ha messo in movimento dinamiche nuove ed affrontarle è stato educativo".
Il suo orario di lavoro era di 30 ore settimanali, ma con una flessibilità che le ha permesso di proseguire gli studi; diplomatasi, ha continuato a lavorare nel sociale presso una cooperativa per disabili.
Una ragazza volontaria in Comune - sul sito Internet trentogiovani.it troviamo sei testimonianze entusiastiche (forse troppo) - così descrive la sua esperienza: "Mi chiamo Michela, la motivazione che mi ha portato ad intraprendere il percorso del Servizio Civile volontario è stato il bisogno di un impegno continuo e costante estraneo all’ambiente universitario. Nel progetto proposto dall’Ufficio politiche giovanili del comune di Trento ho trovato esattamente quello che cercavo: un impegno che mi lasciasse tempo libero ma contemporaneamente molta soddisfazione personale. Lavorare con i bambini è davvero stimolante, perché è come fare un passo indietro e tornare a quell’età, oltre al lavoro, al centro sono previsti anche momenti formativi che sicuramente saranno delle buone credenziali per la ricerca di un lavoro un domani".
Per esprimere un giudizio meditato sul Servizio Civile ci vorrà ancora qualche anno; l’iniziativa sembra però funzionare ed aver attecchito tra molti giovani. Lo testimoniano le tante domande del 2005 e l’entusiasmo espresso per l’esperienza fatta.