Servizio civile: la PAT salverà i volontari?
Il nuovo Servizio Civile a rischio: storia di un successo eccessivo, che prosciuga i fondi. Può intervenire la Provincia: vediamo come.
E’ stato impetuoso il successo del nuovo Servizio civile: istituito nel 2002, nel 2004 coinvolgeva 10.000 giovani, che sono diventati 38.000 nell’anno in corso e dovrebbero essere oltre 100.000 nel prossimo.
Dovrebbero? Sì, dovrebbero, al condizionale: perché di successo si può morire: i fondi stanziati non bastano più, e con questi chiari di luna...
Cosa sia il nuovo Servizio Civile, subentrato al precedente servizio alternativo al militare prestato dai cosiddetti obiettori di coscienza, lo abbiamo spiegato in una nostra inchiesta di alcuni mesi fa (vedi I nuovi volontari). In estrema sintesi: ora il Servizio Civile non è più un’alternativa (spesso di comodo) al servizio di leva (che non esiste più), bensì è una scelta da parte dei giovani, maschi e femmine, di età compresa tra i 18 e i 28 anni, di dedicare un anno ad un’esperienza nel mondo del volontariato, ricevendone in cambio un piccolo stipendio (430 euro, più i contributi).
Risultato: al sud è diventata una maniera di arginare la disoccupazione giovanile, mentre al nord ha fornito agli enti convenzionati (dalle Case di Riposo alle associazioni culturali, il ventaglio è amplissimo) forze nuove più motivate rispetto ai precedenti obiettori, e al contempo più esigenti. Infatti questi giovani decidono autonomamente questo percorso, e scelgono loro l’ente con cui lavorare; e quest’ultimo, se vuole attrarre tali volontari, deve presentare un progetto interessante, stimolante come esperienza umana e/o qualificante dal punto di vista professionale; e poi queste promesse deve mantenerle, perché il giovane non ha alcun vincolo: se si stufa se ne può andare.
Una situazione radicalmente nuova, quindi. E che, nella pratica, si è rivelata generalmente virtuosa. Vediamo alcuni casi.
Fra gli enti che hanno presentato nel 2005 un progetto per il Servizio Civile, troviamo l’ANFFAS di Trento che attende, a giorni, l’arrivo di otto nuovi volontari. Andrea Bosetti, responsabile dei giovani, ci spiega come andavano le cose negli scorsi anni, con il precedente Servizio civile, quando l’associazione si è avvalsa, in cinque anni, del lavoro di oltre 200 obiettori, anche diverse decine nello stesso anno: "Gli obiettori erano una risorsa per enti come il nostro; potevamo contare su questi giovani messi a disposizione dallo Stato e che arrivavano a scadenza regolare, seguendo un calendario militare, due volte l’anno. Nella loro scelta di rifiuto al servizio militare gli obiettori cercavano soprattutto di restare vicino a casa; potevano capitare in associazioni culturali, in qualche ufficio comunale, sicuramente non sempre erano preparati a lavorare con persone con handicap, come capita nella nostra associazione; quindi molti erano a disagio. Non esisteva un progetto per loro, erano impiegati in base alle nostre esigenze. Adesso le cose sono cambiate: il Servizio Civile Volontario è stato pensato sia per aiutare gli Enti che per formare i giovani: agli Enti è richiesto di fare un progetto con finalità precise, e questo dà frutti".
Un altro Ente è l’ADA (Associazione Diritti Anziani) che si occupa di assistenza agli anziani. La responsabile Paola Gottardi ci racconta dell’impiego, negli ultimi sei anni, degli obiettori di coscienza: "Da noi lavorano molte persone anziane e gli obiettori, quasi tutti laureati o diplomati, sono stati utilissimi: grazie alle loro conoscenze informatiche, davano una mano ai nostri associati, risolvendo molti problemi con il Pc. Con questi ragazzi si era sempre creato un ottimo rapporto, si riusciva a coinvolgerli nella nostra attività e a farli sentire partecipi. Certamente per loro era avvilente non ricevere praticamente uno stipendio dallo Stato, ma non erano dieci mesi buttati: nella nostra associazione si arricchivano di esperienza e a distanza di anni passano ancora a salutarci; e siamo anche riusciti ad aiutare qualcuno di loro a trovare un lavoro stabile.
Dei nuovi volontari devo dire che sono sicuramente predisposti ad un lavoro in campo sociale ed il rapporto è più corretto: ricevono un compenso dignitoso ed il servizio è aperto anche alle donne. L’anno scorso abbiamo avuto un’esperienza molto positiva con due ragazze volontarie presso l’ITAL (il nostro patronato per le pensioni): grazie a loro abbiamo realizzato un progetto mirato per gli anziani, che adesso è pubblicizzato su tutti gli autobus."
L’Unione Italiana Ciechi si è servita degli obiettori per oltre 15 anni e il Presidente Ferdinando Ceccato chiarisce che "i primi otto volontari del Servizio Civile sono arrivati da poche settimane, quindi è presto per dare un giudizio; sicuramente sono ragazzi molto sensibili, che hanno scelto di presentare domanda da noi perché volevano conoscere la nostra realtà. L’esperienza con gli obiettori era diversa, alcuni risultavano motivati, altri facevano il minimo indispensabile. In pratica il loro servizio si limitava all’accompagnamento di persone non vedenti; i nuovi volontari invece si occupano di varie attività, da quelle promozionali a quelle burocratiche. Ad esempio, il loro aiuto si sta rivelando prezioso per la nostra iniziativa "Libro parlato", una voce che legge vari testi".
Il Comune di Trento ha inserito gli obiettori dal 1991, arrivando ad averne una trentina in media ogni anno. Rosanna Wegher del Progetto Politiche Giovanili spiega che gli obiettori erano impiegati nelle biblioteche e nei centri "giocastudiamo". "Per loro esisteva un progetto specifico, era prevista una formazione che li metteva in grado di lavorare nelle biblioteche e con i bambini. E’ stato proprio con i bambini che il loro lavoro è risultato importante; all’inizio i piccini erano molto incuriositi, perché abituati solo a figure femminili, ma poi prevaleva la vicinanza dovuta alla minor differenza di età. Il livello di motivazione degli obiettori era differenziato: alcuni investivano molto, altri un po’ meno, ma nel complesso è stata un’esperienza positiva, il Comune ha infatti presentato progetti per accedere al Servizio Civile, quest’anno i nuovi volontari sono sei e saranno otto il prossimo anno".
Insomma, il Servizio Civile funziona e ottiene un notevole consenso: da una parte i giovani, che sono molto motivati, e dall’altra gli enti, per i quali è una risorsa significativa. Infine i fruitori dei servizi: anziani, disabili, famiglie, insomma quanti vengono positivamente investiti dall’attività delle associazioni.
Questo consenso ha evidentemente anche un risvolto elettorale; per cui, oltre i bei discorsi che diamo senz’altro per buoni, per la politica è elettoralmente produttivo investire nel settore. Così, fino ad oggi, tutti i progetti presentati dalle associazioni ed approvati, sono stati finanziati. Fino ad oggi però. Perché ora, come dicevamo, lo stesso successo dell’iniziativa la mette in crisi: il boom di progetti e richieste richiederebbe nuovi stanziamenti, in un periodo di dura contrazione delle risorse pubbliche.
Ed ecco tra gli enti serpeggiare il timore di tagli robusti, di dover rinunciare a progetti già in cantiere: "Dipende tutto dalle scelte del Governo – ci risponde Sara Guelmi, responsabile dell’ufficio Servizio civile provinciale.
Per ovviare a questo pericolo, si sta pensando a un Servizio Civile provinciale "che si affianchi a quello nazionale, con finanziamenti propri – prosegue Guelmi - e a normative specifiche, come già accade per esempio in Emilia Romagna."
Già esiste a Trento (come anche a Bolzano, come vedremo) un Ufficio Servizio Civile provinciale, che svolge un’azione di supporto al nazionale. Azione preziosa: non solo nell’aiutare gli Enti nel districarsi in adempimenti burocratici intricati e defatiganti, e non solo in un’azione presso le scuole per far conoscere ai giovani l’opportunità; ma soprattutto nell’orientare gli Enti nel formulare progetti stringenti di inserimento dei volontari all’interno della struttura. Questo attraverso una serie di iniziative (corsi di formazione, momenti di discussione, monitoraggio dei risultati) per gli operatori delle associazioni; iniziative che, dapprima viste come un obbligo, si rivelano preziose per stimolare gli Enti a ridiscutersi e a reimpostare – parzialmente - se stessi in funzione dell’arrivo dei giovani: "Ero molto scettico, ma invece devo dire che ho imparato molto" - ci hanno detto diversi operatori. E il risultato è un’indubbia maggior facilità e produttività dell’inserimento dei volontari.
Ora si tratterebbe però di fare un passo avanti. "Le finalità sono due – ci dice Roberto Bombarda, consigliere dei Verdi, presentatore di un disegno di legge sul Servizio Civile Provinciale – Da una parte ovviare ai temuti tagli del governo. Dall’altra incrementare il Servizio stesso. Oggi, in Trentino il numero dei giovani del Servizio civile è di molto inferiore ai 200-300 obiettori del vecchio sistema. Io propongo di integrare la normativa nazionale affiancandovi, un canale con risorse della Provincia, per consentire di moltiplicare l’offerta, i progetti e conseguentemente le possibilità di inserimento dei giovani. Si tratta di stanziare somme che sono quelle spese per una qualsiasi rotatoria stradale. Ma così attiviamo occasioni di crescita personale e opportunità di educazione alla cittadinanza attiva. Io penso che come una volta per i giovani era obbligatorio il servizio di leva, possa diventare normale dedicare una parte della propria vita a questa esperienza".
Nella vicina Bolzano un Servizio civile provinciale c’è già, istituito con apposita legge. "C’era stata una forte spinta da parte delle associazioni che avevano gli obiettori, e temevano il contraccolpo della fine della leva – ci dice Marcella Pacher, responsabile del Servizio – Per venire incontro a queste esigenze, è intervenuta la Provincia".
La quale ha forse esagerato: non solo ha previsto alcuni adeguamenti alla realtà locale (come un’indennità di bilinguismo per i giovani con il patentino), ma ha anche apportato variazioni molto significative, come la durata del servizio, rendendola elastica, da 6 a 12 mesi, contro i 12 mesi fissi del nazionale. Ora è chiaro che non è una questione secondaria: l’impegno di un giovane, quando ipotizza di dedicare a un’esperienza un anno della propria vita, è ben diverso da quello messo in gioco per un periodo di pochi mesi.
A Roma hanno storto il naso e inoltrato un ricorso contro la legge bolzanina. "Nella capitale prevale questa tesi: se le Province e le Regioni vogliono un Servizio Civile del tutto autonomo, particolare, lo facciano pure, ma utilizzando strutture e finanziamenti propri; se invece vogliono avvalersi dei fondi nazionali, magari integrandoli, devono armonizzarsi al Servizio Civile Nazionale – conclude Pacher.
L’esperienza di Bolzano ci è utile anche perché ha fatto da battistrada su un altro aspetto: oltre al Servizio Civile per i giovani (tra i 18 e i 28 anni), è stata aperta una seconda fascia di età, sopra i 28 anni. E a Trento c’è un disegno di legge (del consigliere Pino Morandini, dell’Udc) analogo a quello di Bombarda, ma che prevede pure il Servizio civile per gli adulti, che poi vuol dire per gli anziani.
L’idea a prima vista può sembrare non male; ma in pratica rischia di essere un pasticcio. L’adulto del Servizio civile riceve un "rimborso spese": viene quindi a lavorare fianco a fianco a volontari veri, creando una situazione bizzarra, ed anche sgradita all’associazionismo, che si prodiga per promuovere la cultura del volontariato e poi se la vede sabotare dall’ente pubblico. Insomma le associazioni, se vedono molto positivamente l’esperienza di giovani che, ricevendo quattro soldi, si impegnano a tempo pieno (35 ore settimanali), sono invece contrarie ai rimborsi agli adulti per periodi di impegno molto più ridotti nella settimana.
"La cultura del volontariato ne uscirebbe terremotata. Se ci sono problemi di integrazioni di redditi bassi, siano affrontati in quanto tali – sostengono.
E la Giunta provinciale trentina? Sia pur con qualche ritardo si sta muovendo; e sembra che diversi disegni di legge, tra cui quello di Bombarda, finiranno per confluire nella nuova legge-quadro sulle politiche giovanili cui sta lavorando l’Assessore Tiziano Salvaterra.
"Assegniamo grande importanza a questo Servizio, e intendiamo potenziarlo – esordisce l’assessore – Con grande attenzione ai progetti che presentano le associazioni, perché il Servizio Civile non deve essere né un parcheggio, né una sostituzione di lavoro, né - come è al Sud - un’occasione di lavoro; deve essere invece un’esperienza forte su un progetto ben definito, all’interno del quale un ragazzo si misura e cresce nella sua capacità di lavorare con gli altri".
Prevedete specifici fondi provinciali?
"Certamente, per allargare le esperienze. Però quello che noi dobbiamo innescare è soprattutto un processo culturale: perché cresca la convinzione che dare un anno della propria vita per la comunità, è un vantaggio per tutti. E non si parte da zero: sono andato a vedere le esperienze in corso, e sono decisamente positive".
C’è chi ipotizza di allargare la proposta anche agli adulti.
"Non funzionerebbe, sono due cose distinte. Il volontario è una persona che decide di dare parte del proprio tempo a favore della comunità: poche ore settimanali per tanti anni. Il Servizio Civile invece è l’opportunità a un giovane di un percorso di formazione e crescita che lo coinvolga praticamente a tempo pieno per un periodo limitato, un’esperienza forte, quasi una full immersion, che però ha un inizio e un termine".
Viene contestata anche la stessa definizione di "volontari" per i giovani del Servizio Civile
"Giustamente: è meglio essere chiari".