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Primarie: un eccesso di scrupolo

Le primarie sono una saggia semplificazione; ma se il candidato (credibile) è uno solo...

L’universo mondo è immenso e complicato. Nella migliore delle ipotesi è complesso. In mezzo ad esso vi è una minuscola creatura dotata di un magico congegno, la mente, che ha la curiosità e la pretesa di volerlo conoscere e capire. Ed ha scoperto che l’unico modo per conoscerlo e capirlo è ridurne la complessità, dipanare l’intrico degli elementi che lo compongono, scartare le scorie superflue, fonderne i significati essenziali, insomma procedere il più possibile alla sua semplificazione. Così ha trovato che la struttura dell’infinitamente piccolo, l’atomo, e quella dell’infinitamente grande, il cosmo, sono eguali. Che gravità e movimento sono le sole forze che regolano l’intero sistema. Che energia e materia si identificano. Che psiche e soma si compenetrano in una meravigliosa sostanza unitaria. E’ dunque un attributo della ragione umana questo suo procedere secondo l’imperativo criterio della semplificazione, tanto che può ritenersi che il massimo di semplicità possibile sia un connotato di razionalità. Sicuramente di efficienza.

Questo è vero non solo per la natura, ma anche per la comunità dei viventi. Anch’essa è vasta e complessa. E’ agitata da bisogni, interessi, istinti, volontà, calcoli e sentimenti i più diversi e confliggenti fra di loro, tali da farne un magma caotico, incontrollabile se la sua storia, guidata da uno sforzo di tendenziale razionalizzazione, non ne avesse ridotto la complessità ordinandola in organismi in origine primordiali come la tribù, via via evolutisi verso forme sempre più compiute come gli Stati e le comunità internazionali dei nostri tempi. E’ stata una storia lunga ed accidentata ed è ben lungi dall’essere conclusa. Ma è incontestabile che essa abbia seguito le tappe di una progressiva semplificazione delle comunità umane togliendole dallo stato di disordine primitivo.

Calandoci ad osservare panorami più domestici ed attuali vediamo che anche dentro gli ordinamenti statuali che sono il risultato di un primo processo di semplificazione permane una non trascurabile dose di complessità. La moltitudine degli individui, le loro differenze di sesso, di età, di condizione economica, di religione, di cultura, la divisione del lavoro e la distribuzione dei poteri, tutto ciò dà luogo ad una residua complessità che a sua volta stimola l’impegno di semplificazione che è irriducibile nella ragione umana. Ed infatti innumerevoli sono i meccanismi di semplificazione inventati dalla fervida immaginazione dell’uomo. Le associazioni di vario tipo, i sindacati di categoria, l’impresa e le professioni, la famiglia, sono solo alcuni degli strumenti che mediante un procedimento di distinzione e ricomposizione riducono la complessità della società e la rendono più facilmente intelleggibile.

Ciò vale anche per la politica, che è l’attività dell’uomo che tutte le comprende. Essa riguarda il potere che è la cupola metaforica dell’intera struttura di una società.

E’ facile intuire l’enorme importanza che rivestono i meccanismi di semplificazione preordinati al fine di regolare l’esercizio del potere. Essi, per essere fedeli all’esigenza di razionalità che è loro propria, devono conservare e non sopprimere gli elementi che vanno a riordinare. Inoltre, per la stessa esigenza, devono ridurre al minimo l’interferenza del caso nel loro attuarsi.

E’ così che nelle tirannie opera un meccanismo di semplificazione ricco di efficienza, ma povero di razionalità perché sopprime la maggior parte degli elementi che formano la complessità sociale. Nella democrazia, al contrario, il meccanismo di semplificazione è affidato al suffragio universale che salva tutti gli elementi della complessità sociale pur selezionandoli e ricomponendoli in modo da conferire ad essi un significato universalmente percepito, ma resta esposto al rischio di una quota variabile di influenza del caso. I sistemi elettorali di tipo proporzionale, poi, hanno anche il difetto di realizzare un livello modesto di semplificazione, mentre invece i sistemi di tipo maggioritario riducono in modo più drastico la complessità politica.

Fra l’estremo della semplificazione repressiva tipica delle dittature e l’estremo opposto della semplificazione variabilmente casuale delle democrazie, si danno forme di semplificazione che, combinando in misura diversa caso e repressione, raggiungono livelli di minore o maggiore approssimazione alla razionalità.

Pensate al caso della scelta del leader di una coalizione: è un tipico atto di semplificazione di una realtà complessa perché con esso si realizza la reductio ad unum delle molteplici parti che la compongono. Ebbene, se le minoranze attive che rappresentano i partiti ed i gruppi che formano la coalizione concordano nella designazione di una persona - poniamo Romano Prodi - a ricoprire tale ruolo, lo fanno sulla base di valutazioni consapevoli e razionalmente motivate, che tengono conto di tutte le componenti e lasciano il minimo spazio al caso. Promuovere in questa situazione una consultazione più vasta, le cosiddette primarie, in assenza di un concorrente alternativo credibile, costituisce un eccesso di scrupolo che, come accade a tutte le virtù quando sono eccessive, si converte in vizio.

Non si tratterebbe di amore della semplicità ,ma soltanto di semplicioneria.