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Riflessioni in attesa dei ballottaggi

Elezioni comunali: quanto pesano i sindaci-podestà ora assessori provinciali; le crepe nella Casa dei Trentini; il perdurante disorientamento della sinistra.

E’ sempre problematico trarre qualche significato politico univoco dalle elezioni comunali, dove sono in gioco dinamiche e situazioni che variano da paese a paese, ciascuno con la sua specificità.

Questo è il caso della recente tornata elettorale che ha visto il voto in 15 comuni trentini con circa il 10% dell’elettorato provinciale coinvolto. Tuttavia, come da sempre accade, ogni parte politica tenta di leggere i dati per capire qualcosa in più o semplicemente per portar acqua al proprio mulino disinteressandosi del reale esito delle urne.

Vediamo comunque alcuni dati che ci sembrano più oggettivi di altri seguendo alcune piste di interpretazione.

Continuità – discontinuità. La maggior parte dei comuni interessati sono andati alle urne anticipatamente rispetto alla scadenza naturale, in seguito all’entrata in Consiglio provinciale (e poi di due anche in giunta) dei sindaci eletti quattro anni fa. Si trattava, a ben vedere, di sindaci-podestà, specie quelli della Margherita: si andava dal 68% ottenuto da Tiziano Mellarini ad Ala, al 61% di Gilmozzi a Cavalese, fino al 54% di Turella a Mori, per non parlare del 72% del sindaco Amistadi a Roncone. Tutti con una forte personalità in paese, dunque, e tutti con una giunta di centro-centro con qualche spruzzatina di destra.

Ebbene: solo Cavalese ha visto una sostanziale continuità con la giunta uscente di Gilmozzi, che è riuscito a far eleggere un suo uomo di fiducia, neppure tanto popolare in paese, il geometra Cappelletto, che ha badato bene di dichiarare subito che il potente assessore provinciale all’Urbanistica "continua a far parte a pieno titolo della squadra".

Quest’ultimo elemento, presente anche in altri municipi, ci fa capire quanto il legame fra Provincia (potere forte) e comuni (potere locale) sia imprescindibile per comprendere buona parte dell’esito di queste elezioni. Nel comune di Ossana, per esempio, che andava al voto con due liste dopo quattro anni di consiglio monocolore guidato dal sindaco Giacomo Bezzi (ora presidente del Consiglio Provinciale), ha prevalso la continuità, anche se una minoranza non trascurabile del 40% rappresenta un segnale importante in un paese dove Bezzi, tra affari e parentele, è presente praticamente ovunque. Così a Roncone il vice del podestà Amistadi ha vinto solo di un soffio in una gara a tre.

Diverso e del tutto particolare è il caso di Ala, che ci spinge a parlare più in generale dello stato della coalizione che governa la provincia. Da molti anni Ala era governata da giunte di centro con la sinistra lasciata sempre ai margini: ora si è cercato di portare anche ad Ala una sorta di centro-sinistra (ricordiamo l’entusiasmo di Bondi che l’autunno scorso rivendicava come un successo che ad Ala ed a Mori si sarebbe fatto "il centro-sinistra") Si è così andati al voto con la Margherita spaccata tra Luciano Azzolini, il candidato ufficiale, e Giuliana Tomasoni, vice-sindaco ed ex esponente della Civica dellaiana che insieme al Patt andrà al ballottaggio in posizione di leggero, ma significativo vantaggio. Anche a Mori si è tentato di costruire una coalizione simile a quella provinciale ed anche in questo caso, sia pure per un soffio, si andrà al ballottaggio.

Il problema è che la sinistra esce indebolita in quanto, stando ai dati di fatto, la presenza del Patt sembra assolutamente decisiva per vincere, molto di più che le forze di sinistra. E’ il caso di Lavis, dove il Patt ha spostato il suo 14% dal centro-sinistra al centro-destra costringendo il margheritino Consoli, già vicesindaco della giunta Tomasin, ad un incerto ballottaggio. Si vedrà così fra 15 giorni se la continuità delle giunte comunali prevarrà sulle diverse soluzioni di alleanze.

Dove invece ha vinto alla grande la discontinuità sono stati i comuni di Brentonico e Nago Torbole, in cui rispettivamente ha vinto il centro sinistra in alternativa alla discussa giunta del repubblicano Dossi, mentre nel comune sul lago di Garda l’amministrazione del diessino Parolari è stata sonoramente bocciata (anche per le liti interne) dal centro-destra.

Casa dei Trentini. Un quadro frastagliato dunque, di cui si potrà dare un commento davvero definitivo solo al termine dei ballottaggi: tuttavia si può dire che il problema dei prossimi mesi saranno probabilmente più i rapporti Margherita-Patt che Margherita-Ds. E infatti i primi commenti e le dichiarazioni di osservatori e dirigenti provinciali dei vari partiti vertono sulla Casa dei Trentini, cioè su quell’oggetto misterioso che appare e scompare specie nei periodi elettorali. Così il senatore Betta commenta: "Le elezioni hanno dimostrato la centralità del progetto della Casa dei Trentini", mentre Bondi dice il contrario: "La Casa dei Trentini è un progetto che non c’è". Completa questa sterile discussione sul problema della "Casa" l’assessore (?) Franco Panizza, che afferma: "Dove la Casa è stata costruita si vincono le elezioni. Nei Comuni dove invece la Casa non c’è si perde". Tradotto dal politichese: il Centro-sinistra vince solo con il PATT, che continua nonostante tutto ad avere una presenza importante tra gli elettori.

In effetti, dando un’occhiata ai risultati delle singole liste (dove questo è possibile), si nota che il PATT tiene: a Lavis mantiene il suo 14% in linea con le elezioni provinciali (12%), aumenta i voti a Mori passando dal 12 al 14%, così come ad Ala dal 10% al 16%. Particolare curioso: sembra che all’elettorato del PATT importi stare dove si conta di più, piuttosto che a sinistra o a destra.

La Margherita è abbastanza stabile, anche se dove non è presente più il traino dei sindaci vincenti perde: così a Mori passa dal 28 al 20%, ad Ala addirittura dal 46 al 29%, a Lavis come a Brentonico aumenta dal 19 al 21%. Più difficile stabilire l’esito elettorale degli altri Comuni, dove le liste civiche non consentono un raffronto: comunque la maggior parte dei sindaci è di area Margherita.

La sinistra. Anche queste elezioni testimoniano come le forze di sinistra arranchino e viaggino al traino della Margherita. Quasi sparita a Predazzo, ridimensionata e completamente ininfluente a Cavalese (dove resiste il solo Casanova), perde il sindaco a Nago-Torbole, e a Brentonico è salvata da un sempreverde progetto Rete, senza il quale non avrebbe neppure un rappresentante in Consiglio comunale. Negli altri centri maggiori tiene (a Lavis sale al 19%), mentre ad Ala e a Mori per la prima volta si può trovare nella coalizione vincente sperando nel buon esito dei ballottaggi.

Il quadro comunque non è positivo: segno che l’onda lunga della sconfitta nelle elezioni provinciali e i primi mesi di governo non hanno fatto una buona impressione sugli elettori.

Centro-destra. E’ impossibile dare un giudizio, in quanto la coalizione che in provincia rappresenta l’opposizione è divisa irrimediabilmente al proprio interno, con Lega e AN che volentieri gareggiano da sole e con Forza Italia tentata sempre di più da un futuribile abbraccio centrista con la Margherita. La domanda per il futuro è proprio questa: non ritornerà l’idea di ricostruire un blocco di centro tagliando le ali a destra e a sinistra? Lo scenario è ardito, ma forse, guardando il messaggio di queste elezioni comunali, vagheggiato da molti.