Una marea di candidati: ma è vera democrazia?
Le elezioni a Cavalese.
A Cavalese la democrazia scoppia di salute. Così si direbbe nel valutare la consistente ressa di candidati alle ormai imminenti elezioni per il rinnovo del Consiglio Comunale.
Ben sei candidati alla carica di sindaco, dieci liste, 191 candidati consiglieri comunali. Nella vicina Predazzo, il comune più popoloso della valle di Fiemme, i candidati a sindaco sono tre, le liste cinque, con giochi cinici ed eticamente discutibili è stata fatta scomparire la storica componente della sinistra. Un semplice raffronto numerico non può che indicarci Cavalese come luogo virtuoso.
Ma una più attenta analisi della situazione ci deve invece allarmare. L’area della Margherita (vedi Alle origini della Casa dei Trentini) che candida Walter Cappelletto sindaco, ha costruito quattro liste artificiose, prive di ogni connotazione politica. Un assemblaggio di interessi diversi, tanti geometri, assenza totale di progettualità politica, qualche individualità di spicco destinata a rimanere emarginata dalle dinamiche del voto.
Mentre la campagna elettorale langue e viene animata solo dalle intelligenti sollecitazioni del quotidiano L’Adige, quasi tutti gli ottanta candidati della corazzata Cappelletto (ex Forza Italia), divisi in quattro liste civiche, passano fra gli elettori con uno slogan: "Noi abbiamo a Trento il nostro forte assessore, Mauro Gilmozzi: qualunque esigenza del comune e vostra personale, con noi eletti sarà soddisfatta". Una situazione di debolezza politica e culturale che non può certo fare piacere all’assessore provinciale all’urbanistica.
Dall’altra parte la destra si presenta frantumata. Forza Italia, con candidato sindaco il geometra Mario Rizzoli, presenta due liste civiche di sostegno; c’è poi la lista della destra di ispirazione fascista, quella del PATT, un’altra di centro, con altri tre diversi candidati a sindaco. Tutti questi hanno lamentato difficoltà nel costruire le liste, nel paese hanno trovato un clima di paura, o di rassegnazione. E’ accaduto che parte della popolazione abbia timore di dichiararsi schierata. Una cosa è certa: tutto lo schieramento della destra (quasi cento candidati) appare mosso, più che da motivazioni ideali (come riuscire a trovare differenze con il candidato margheritino?), da rancori personali, da volontà di riscatto nei confronti di presunti torti subiti nella passata legislatura.
Rimane lo spazio della lista che fa riferimento ad alcune sensibilità della sinistra e dell’ambientalismo, una lista che corre da sola e che ha costruito un programma di azione di lungo termine teso a riportare i cittadini protagonisti, attori veri delle scelte amministrative del capoluogo della valle. Questa lista rischia di rimanere schiacciata dallo scontro fra i due grandi blocchi, da uno scontro che probabilmente negli ultimi giorni si svilupperà aspro e severo. Ma potrebbe anche essere una lista sorpresa: saranno gli elettori a valutarne programma e idealità.
Una cosa è certa: le tante liste non ci presentano un panorama democratico del paese definito e forte, anzi, stanno ad evidenziare fragilità preoccupanti. Alcune di queste debolezze si possono imputare senza dubbio alla forte personalità dell’ex sindaco Mauro Gilmozzi (vedi Carriera politica e idealità): in tanti passaggi caratteriali ha dimostrato forse troppe sintonie con Dellai, passaggi che hanno fatto maturare nel paese quel clima di timore che le forze della destra denunciano. Altre sono imputabili alla legge dell’ordinamento dei comuni, una legge che ha privato di spazi di controllo reale le forze dell’opposizione ed ha cancellato il ruolo dei cittadini nei confronti dell’attività amministrativa pubblica. Ma anche i comportamenti della destra non hanno permesso in questi anni lo svilupparsi di una alternativa di governo: assenza di proposte, rissosità ed astio nei confronti degli avversari politici. Ed ai cittadini, per troppi anni, è mancata la possibilità di un confronto trasparente sui temi concreti della vita del Comune.