Kenya: 350.000 persone a rischio
La situazione è uguale in tutte le parti del mondo; non c’è differenza tra Africa, America Latina o Asia. Migliaia di disperati, senza prospettive, lasciano la campagna e i villaggi dove sono nati e cresciuti, per tentare la fortuna nella grande città, alla ricerca di una speranza di vita e di futuro per loro stessi e molto spesso per i familiari. Nella gran parte dei casi, per non dire nella totalità, l’azzardo si dimostra un fallimento e i nuovi arrivati non possono far altro che aggiungersi alle migliaia di abitanti delle baraccopoli, delle bidonville, delle favelas, degli slums. La vita viene allora condotta alla giornata, quasi ora per ora, sfidando la fame, la miseria, la malattia (l’Aids non dimentica di mietere il suo carico di vittime...), la mancanza di un tetto e dei servizi minimi essenziali. E, a volte, è quasi meglio lasciarsi andare, sfiniti da questa lotta impari.
Korogocho è il nome di una delle numerose baraccopoli di Nairobi, la capitale del Kenya. Ma non è l’unica. E’ soltanto la più conosciuta da quando, agli inizi degli anni ’90, padre Alex Zanotelli decise di portarvi la sua esperienza missionaria.
Accanto a Korogocho ci sono altri 168 slums: Kibera, Kahawa, Soweto, Kamae, Kware, Kamwanya, Kanguku, Kandutu, City Cotton, Mutumba, Kareru, Kirigu, Muria-Mbogo, Mutego, Njiku e altri, dove vivono in condizioni estreme milioni di persone.
Da alcuni mesi la sfida per la vita dei loro abitanti ha visto aggiungersi un nuovo fronte; il governo del Kenya, le ferrovie (Kenya Railways Corporation) e la società elettrica nazionale (Kenya Power & Lighting Co. Ltd), hanno dato il via ad un programma di sgomberi e di demolizioni che lascerà senza casa oltre 350.000 persone. Le ruspe avevano già iniziato il loro intervento asettico di demolizione indiscriminata di baracche, scuole, chiese, centri comunitari, cliniche, mercatini. La mobilitazione della gente delle baraccopoli ha ottenuto una breve sospensione degli abbattimenti.
Ma il tempo è già scaduto ed i bulldozer sono pronti ormai a smantellare:
- più di 20.120 costruzioni, abitate da più di 108.000 persone, costruite vicino alla ferrovia;
- più di 16.800 costruzioni, abitate da più di 170.000 persone, per realizzare una tangenziale;
- più di 4.500 costruzioni, abitate da più di 76.100 persone costruite vicino alle linee elettriche.
Il governo del Kenya non ha finora preso in considerazione nessuna alternativa né compensazione a queste persone, i più poveri della città, che vivono in modo precario di lavori informali e piccolo commercio. Così facendo lo stesso governo viola pesantemente gli obblighi sottoscritti dal Kenya nel 1976 e inseriti nella Convenzione Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali (articoli 2, 7, 11, 12, 13 e 15), nonché l’Agenda Habitat e l’Agenda 21, che prevedono l’obbligo di trovare soluzioni alternative quando gli sgomberi sono inevitabili.
Per questi motivi anche il gruppo Tam Tam per Korogocho di Rovereto appoggia gli appelli alla solidarietà internazionale lanciati dall’Urban Parish Network in the Informal Settlements, dall’International Alliance of Inhabitants, dal COHRE e da altri per ridare una speranza ai più poveri tra i poveri.
Invita tutti a visitare il sito www.unimondo.org dove è possibile inviare un messaggio per chiedere con forza:
1. Al Governo del Kenya e al Sindaco di Nairobi di:
- Rispettare gli obblighi stabiliti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali.
- Bloccare immediatamente tutte le demolizioni e gli sgomberi forzati.
- Aprire subito un confronto serio con le comunità interessate per trovare soluzioni accettabili: limitare al massimo gli sgomberi, concordare eventuali rilocazioni abitative, indennizzare adeguatamente gli sgomberati.
- Sviluppare una nuova politica abitativa ed urbana pubblica che parta dal rispetto del diritto alla casa di tutte le persone (sicurezza abitativa, pianificazione, recupero urbanistico, sanificazione).
- Costituire un comitato indipendente di coordinamento per l’attuazione pacifica ed ordinata dei trasferimenti.
- Designare un comitato consultivo interministeriale per coordinare i programmi di demolizione e sgombero.
- Fornire assistenza immediata e compensazione a quelle persone che già sono state sgomberate.
2. Alla Commissione Europea, ai Governi e alla Banca Europea degli Investimenti di:
- Bloccare qualsiasi finanziamento destinato al Kenya per realizzare le infrastrutture se non sono rispettate le condizioni di cui sopra causando le demolizioni e gli sgomberi forzati.
3. A UN-Habitat di:
- Intervenire immediatamente per invitare il governo del Kenya ad accettare le proposte di confronto per trovare soluzioni rispettose del diritto alla casa di tutte le persone.
per il gruppo Tam Tam per Korogocho, Luca Vicentini