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La truffa dei “Basta” a “Domenica In”

E inoltre: risarcimenti per fumo passivo, “Mucca pazza”, videogames pericolosi, carovita, ecc.

Fumo passivo (ancora). Il sig. B.G. di Trento ci chiede come mai nel nostro Paese, a differenza degli USA, le associazioni dei consumatori non fanno nulla contro le multinazionali del tabacco.

A dire il vero, qualcosa abbiamo fatto, e possiamo riportare due casi recenti che dimostrano il nostro impegno per la salvaguardia della salute dei cittadini; altrettanto non si può invece dire dei giudici chiamati ad esprimersi, influenzati, a volte, dalla notorietà dei contendenti. Nel caso della signora M.S. non fumatrice, semplice dipendente romana della pubblica amministrazione, costretta a lavorare per 7 anni a contatto con colleghi fumatori, il Tribunale di Roma ha ordinato la Consulenza Tecnica d’Ufficio per fissare i punti di invalidità permanente per il cancro causato dal fumo passivo dei colleghi; una sentenza che apre la strada per ottenere i risarcimenti.

Le cose sono invece andate diversamente quando si è trattato di valutare il ricorso d’urgenza presentato dal Codacons per vietare la pubblicizzazione del marchio Marlboro, in occasione del Gran Premio di Monza. Ricorso respinto. La nostra richiesta di condanna della Ferrari tendeva ad ottenere, a spese della ditta automobilistica, una campagna informativa contro il fumo per compensare in qualche modo i suoi effetti dannosi per la collettività.

La lettera del Governo sulle pensioni. D.O. di Gardolo vuole un nostro parere sulla lettera che il Governo sarebbe sul punto di inviare a tutte le famiglie sulla riforma delle pensioni.

L’Intesa dei Consumatori è sempre stata d’accordo con le comunicazioni di carattere sociale che il Governo fa e anche con gli spot tesi a chiarire la portata e le opportunità per i cittadini di chiedere l’applicazione di una legge approvata dal Parlamento. Sono esempi da ricordare sia l’appello fatto agli extracomunitari per indurli a chiedere la sanatoria per i visti, sia quello rivolto agli allevatori per le quote latte.

Ma l’invio di una lettera per spiegare la riforma delle pensioni è illegale. La comunicazione istituzionale, infatti, può essere riferita solo a leggi già approvate dal Parlamento e non a proposte di legge che sono espressione di una sola parte politica. A vietare ciò è la legge n. 150 del 7/6/2000 che all’art. 1 comma 5 prevede che le comunicazioni del Governo possono essere dirette a "illustrare e favorire la conoscenza delle disposizioni normative, al fine di facilitarne l’applicazione", e non quindi a proposte di norme non ancora in vigore. La stessa legge, al comma 4 dell’art.1, ribadisce che vanno rispettate le norme sulla "tutela della riservatezza dei dati personali".

Secondo il Codacons un’iniziativa del genere, tra l’altro, trasgredirebbe la par condicio dei parlamentari, mettendo in posizione di vantaggio solo alcuni a scapito degli altri. La proposta sarebbe ammissibile (non però coi soldi dei cittadini) solo nel caso in cui contenesse in pari misura la tesi del Governo e dell’opposizione. Si è quindi reso inevitabile il ricorso alla Corte dei Conti, al cui Procuratore Generale è stato chiesto di bloccare l’iniziativa governativa che costituisce uno spreco di denaro pubblico e una violazione del principio di rappresentatività del Parlamento. Nel contempo l’esposto è stato inviato anche all’Autorità Garante della Privacy, dopo che decine di associati dell’Intesa dei Consumatori hanno protestato e affermato di non voler ricevere la lettera del Governo.

Già in passato L’Autorità Garante della Privacy ha sancito l’illegalità della corrispondenza (e delle e-mail) inviata a qualcuno senza che fosse stata da costui richiesta. E’ inoltre facoltà dell’Autorità sospendere l’iniziativa, oppure irrogare al Presidente del Consiglio una sanzione pecuniaria: staremo a vedere.

Proponiamo quindi al Presidente Berlusconi di utilizzare i 16 miliardi necessari per la lettera per spiegare invece ai cittadini la legge salva-compagnie assicuratrici (elaborata a tambur battente dal Governo onde impedire ai consumatori di ottenere un equo risarcimento) o addirittura per inviare loro un bonus fiscale o un buono sconto per acquisti in occasione del Natale.

Mucca pazza: solo un ricordo? G.C. di Mezzocorona ci chiede se possiamo ora stare tranquilli per quanto riguarda il pericolo rappresentato dalla "Mucca pazza", visto che nessuno ne parla più.

Le ultime notizie sul fronte "Mucca pazza" sono alquanto preoccupanti. In Giappone, infatti, si è registrato il caso di un vitello di meno di due anni malato di BSE; stando ai dati ufficiali si tratta del primo caso in cui ad aver contratto la malattia è un bovino sotto i due anni di età. Il pericolo "Mucca pazza" quindi non è finito, anzi sembra diventare sempre di più un’emergenza mondiale; a dimostrarlo, sono i dati che fissano in 110 i casi di encefalopatia spongiforme bovina in Italia negli ultimi tre anni. Un numero molto elevato, soprattutto se si considera che i controlli sono stati effettuati a rilento e comunque in numero decisamente inferiore rispetto alle promesse.

Ci pare che queste siano ragioni sufficienti per impedire il ritorno sulle nostre tavole della fiorentina, almeno finché il pericolo "Mucca pazza" non sarà del tutto superato.

Videogames pericolosi. M.G. di Segonzano ci chiede se riteniamo sufficiente l’applicazione del bollino rosso per la vendita di videogames pericolosi. L’intervento della Commissione bicamerale per l’infanzia che ha chiesto l’applicazione di un bollino rosso per la vendita di videogames pericolosi o violenti (risalente al 14 ottobre) è senz’altro positivo, ma secondo noi inutile, in quanto esistono già disposizioni sia italiane che internazionali in materia. I giochi pericolosi non possono essere venduti; secondo il Codacons in proposito sono applicabili l’art. 414 del codice penale ed anche la Convenzione Internazionale sui diritti dei minori del 1989 e le Direttive europee in materia di sicurezza dei giocattoli. Non sempre, tuttavia, le norme sono sufficienti e da tempo abbiamo avviato una battaglia contro questi videogames, presentando anche un esposto all’Autorità Antitrust in cui si contestava lapubblicizzazione di un videogame per Playstation ("Grand Theft Auto Vice City"), nel quale vinceva chi commetteva il maggior numero di reati di stampo mafioso!

A seguito delle nostre denunce, l’Authority si è attivata, ma "a seguito di una verifica effettuata dalla Guardia di Finanza è risultato che… i giochi riservati a un pubblico adulto sono tenuti in un cassetto non direttamente accessibile alla clientela". E con questa motivazione ha archiviato la vicenda! Come a dire: purché siano nascosti in un cassetto, i videogames violenti o pericolosi possono essere venduti a tutti...

Secondo noi la soluzione del problema non è certo un bollino colorato, ma la rigorosa applicazione della legge e maggiori controlli nei negozi, inasprendo le sanzioni per i trasgressori.

La censura dei "Basta". Numerosi cittadini indignati ci hanno chiesto se può ritenersi legittimo sospendere il gioco dei "Basta", iniziato qualche settimana fa da Paolo Bonolis a "Domenica In"; altri ci hanno chiesto di fare qualcosa per conoscere l’esito del sondaggio.

L’atteggiamento del conduttore del programma si configura come un’autocensura, in quanto, dopo aver promosso il sondaggio col quale gli spettatori dovevano dire "Basta" a qualcosa o a qualcuno, ha annullato tutto nel momento in cui in testa alle preferenze c’era il Capo del Governo.

In proposito, il Codacons ha inviato un esposto all’Autorità per le Telecomunicazioni e alla Procura della Repubblica chiedendo il sequestro e la pubblicazione dei "Basta" di "Domenica In", poiché, una volta invitati i telespettatori a telefonare e scrivere con l’impegno a redigere una graduatoria in base alle regole fissate durante la prima trasmissione, la Rai non poteva più cambiare le regole almeno fino alla comunicazione delle nuove procedure. Pertanto se la gente ha speso soldi per telefonare o inviare e-mail, ha ora diritto a sapere l’esito del gioco.

L’art. 640 del codice penale prevede che ingannare un consumatore facendogli spendere soldi per un fine che poi viene annullato senza preavviso può costituire il reato di truffa, a parte l’obbligo di rispettare la buona fede degli utenti.

Salviamo la tredicesima. A.G. di Levico vuole saper chi deve essere considerato responsabile dell’aumento dei prezzi e se le associazioni dei consumatori hanno intenzione di fare qualcosa in vista delle festività di fine anno.

Tutti si chiamano fuori per quanto riguarda le responsabilità in ordine al caro-prezzi, non ultimi i commercianti. Secondo noi invece responsabili sono, oltre al Governo, proprio i commercianti, che si sono rifiutati di esporre sui prodotti il prezzo di provenienza accanto a quello di vendita (come era stato proposto dall’Intesa dei consumatori). In tal modo si sarebbe scoperto che il grosso dell’imbroglio sui prezzi si trova nella vendita al dettaglio.

Per quanto riguarda poi le feste natalizie, l’Intesa dei consumatori ha avviato una campagna denominata "Salviamo la tredicesima" con la quale ha proposto a diverse associazioni (Confesercenti, Federagroalimentare, CNA Alimentare, ANCD, CONAD, COOP, Carrefour, Confagricoltura, Coldiretti, CIA) di praticare durante le festività natalizie sconti del 10% sui prodotti alimentari e del 25% su quelli non alimentari. Tale campagna si propone di combattere il caro-vita, e la riduzione dei prezzi rappresenterà inoltre un incentivo ai consumi, apportando vantaggi agli stessi commercianti.

Agli esercizi e alle catene commerciali che decideranno di aderire alla nostra campagna verrà assegnato un bollino blu da applicare sulla vetrina, attraverso il quale il consumatore potrà riconoscere il negozio che applica gli sconti, boicottando invece chi non ha aderito all’iniziativa.