Consumatore, avrò il tuo scalpo!
Le feste di fine anno fra commercianti, commessi e consumatori.
Come di consueto, all’approssimarsi del Natale si rinnova la polemica sull’apertura dei negozi durante le domeniche di dicembre (con la coda di novembre) e la concomitante sospensione della chiusura infrasettimanale. Quest’anno, poi, è stato aggiunto alla lista il pomeriggio di S. Silvestro.
Il nostro sistema economico, ma oramai anche quello valoriale (con buona pace di chi teme una democrazia senza valori!), ruota attorno al perno fondamentale del mercato e quindi del consumo. E a ricordarcelo ci ha pensato anche il governo, con la pubblicità televisiva che sollecita ogni cittadino a compiere il proprio dovere di consumatore. Per ridare un po’ di slancio a questa economia esangue.
Le contraddizioni si sprecano: da un lato ogni impresa vede nella riduzione del personale l’obiettivo prioritario da perseguire. Emblematicamente negli Stati Uniti, quando un’impresa annuncia una riduzione del personale, asetticamente definito taglio degli esuberi, vede schizzare in alto la quotazione delle proprie azioni; in Italia no, ma solo perché la borsa non funziona. Dall’altro lato il sistema funziona solo se ogni soggetto consuma, acquista merci e servizi e ‘fanculo il risparmio, una volta tenuto in palmo di mano. Ora no, tutti cicale ci vogliono, possibilmente disoccupati ma dediti alle compere.
E per permettere al cittadino di sacrificare al Moloch-mercato con ogni comodità, l’orario dei negozi si amplia sempre più. Un supermercato che si rispetti deve praticare oggi l’orario continuato; l’apertura serale è il prossimo traguardo per i negozi, eccetera. Nel mese di dicembre, poi, in cui arriva la tredicesima, non si deve offrire al cittadino il ben che minimo alibi che possa esimerlo dallo spendere l’intero malloppo. Nessuna pietà, tolleranza zero. Dicembre è tempo di vendemmia, dice il leader dei dettaglianti trentini. O meglio di caccia, sia con riguardo alla specie stanziale di consumatore che a quella migratoria. Si tratta infatti anche di intercettare la "clientela fluttuante": quei turisti che notoriamente nei periodi festivi scorrazzano per le nostre valli e città in preda alla sindrome da shopping. Già, perché è pur stata diagnosticata questa patologia epidemica che determina forte dipendenza, un’irresistibile coazione all’acquisto. "Compero dunque sono" - commenta sconsolato Paul Renner (vedi l’Adige del 10 novembre).
I commercianti, noi crediamo, sarebbero anche d’accordo a tenere chiusi i loro esercizi nei giorni di festa, purché, però, tutta la categoria si comportasse allo stesso modo, quanto meno gli esercenti delle province limitrofe. L’incubo del negoziante trentino sono le botteghe grandi o piccole del Veneto. Verona e Vicenza sono viste come un’idrovora da incubo che pompa via i clienti da Trento e provincia. Se questa eventualità non venisse scongiurata, sarebbe - ammettiamolo - un bel guaio per i nostri esercenti.
I quali già devono confrontarsi col problema dei megastore - e ci si mettono anche i seguaci di don Guetti a rompere le uova - che sottraggono loro spazio e volume d’affari. Ma Paolo Cunego, del Comitato difesa consumatori, smentisce affermando, dati alla mano, "che con il boom della grande distribuzione, il numero di piccoli negozi è aumentato, non diminuito" (vedi l’Adige del 15 novembre); anche in Trentino, e proprio laddove la grande distribuzione si è insediata. Insomma, ogni incremento di offerta creerebbe la propria domanda, anzi svilupperebbe la propensione al consumo. D’altronde si sa, l’appetito vien mangiando.
Hanno un bel protestare i lavoratori e i sindacati. In presenza di un differenziale normativo, la ferrea logica della concorrenza impone di allinearsi agli orari imposti dagli stakanovisti del comparto. E nel resto d’Italia la normativa è molto più "liberista" che da noi, quindi….
Si palesa tuttavia un’altra contraddizione: i commessi, se li teniamo sempre dietro il banco, quando potranno spendere i loro soldi? Quando potranno dedicarsi all’acquisto dei regali? Care commesse e cari commessi, siete dei sacerdoti di un culto che non ammette deroghe, rassegnatevi. E per le vostre compere chiedete ai vostri datori di lavoro che organizzino un servizio di emergenza. Che in dicembre (con la coda di novembre) i negozi, a turno per settore merceologico, pratichino l’apertura notturna.