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A otto mesi dall’11 settembre

Le novità nella prevenzione del terrorismo.

Silvia Decarli

Trascorsi otto mesi dall’attacco alle Torri Gemelle di New York, sembra opportuno soffermarsi su quanto è stato (o non è stato) fatto contro il terrorismo. La domanda principale è: dopo l’11 settembre, cosa è cambiato nella lotta a questo fenomeno? Risposta: molto in teoria, poco in pratica.

Il nuovo terrorismo di matrice internazionale, che ha avuto i suoi episodi più eclatanti a New York e Washington, ha imposto una rivoluzione nelle tradizionali strategie di contrasto, determinandone il cambiamento dei principali paradigmi. La conoscenza di elementi quali origine, finalità ed obiettivi del terrorismo internazionale permette infatti di prevenire altre azioni dello stesso genere. Per questa ragione è necessario impostare un percorso basato anzitutto sulla prevenzione. In questo contesto, l’azione contro il finanziamento di queste attività criminali sembra essere centrale. Bloccare i flussi finanziari dei terroristi è diventata quindi la priorità preventiva e questa esigenza si è manifestata principalmente nel rafforzamento delle normative anti-riciclaggio allo scopo di congelare i patrimoni terroristici prima che possano essere utilizzati. Si tratta di applicare uno strumento, già sperimentato in forme più convenzionali di controllo del crimine, che consiste nel cercare, trovare e confiscare il denaro, linfa vitale dei gruppi terroristici, e nel fermare le organizzazioni ed associazioni pseudo-caritative che utilizzano e trasferiscono il denaro al di fuori del contesto proprio della loro missione.

Le organizzazioni internazionali e sopranazionali giocano un ruolo di primaria importanza in questa opera di prevenzione, in quanto, in un mondo sempre più globalizzato, sono le uniche in grado di svolgere un’azione ad ampio raggio contro "un problema che non conosce confini", come lo ha definito Antonio Vitorino, Commissario europeo per la Giustizia e gli Affari Interni, il quale ha evidenziato come "gli atti terroristici sono commessi da gruppi internazionali con basi in molti paesi, dove è possibile sfruttare vuoti normativi creati da limitazioni investigative di natura geografica e godere spesso di sostanziali risorse logistiche e finanziarie". Sempre secondo il Commissario europeo, "i terroristi traggono vantaggio dalle differenze esistenti tra regimi legali statali, in particolare laddove il crimine non è considerato tale dalla legge nazionale; e proprio da qui deve prendere avvio l’azione comune", in un impegno congiunto volto all’armonizzazione delle legislazioni nazionali.

In risposta agli eventi dell’11 settembre e sulla base di queste considerazioni, l’Unione Europea ha intrapreso le seguenti iniziative legislative per combattere il terrorismo:

- il congelamento a livello dell’UE dei beni di singoli ed organizzazioni sospettate di finanziare o appoggiare gli attentati terroristici, in linea con le Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU;

- la modifica della Direttiva sul riciclaggio dei capitali al fine di adeguarla alle più recenti tendenze criminali;

- l’accelerazione dei lavori sulla proposta di Direttiva in materia di abusi del mercato, al fine di impedire che i mercati finanziari siano sfruttati dai terroristi o da altri gruppi criminali;

- l’analisi dell’attuazione, da parte dei paesi candidati, delle misure contro il riciclaggio dei capitali, da realizzare attraverso esercizi di valutazione reciproca che coinvolgono i supervisori finanziari degli Stati membri e la Commissione europea;

- il rafforzamento del Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale (GAFI), in particolare ampliando il suo mandato e aggiornando le raccomandazioni esistenti al fine di affrontare il finanziamento del terrorismo;

- la riflessione (attualmente in corso) sulle modalità per istituire controlli doganali su grossi flussi di denaro che attraversano le frontiere esterne dell’Unione.

Tutti questi strumenti richiamano la necessità di un cambiamento di prospettiva nella regolamentazione delle politiche anti-riciclaggio. L’obiettivo dell’azione di contrasto non è più solo quello di rintracciare il denaro sporco (proveniente da attività criminali) reintrodotto nell’economia legittima, ma anche quello di bloccare il denaro pulito (proveniente da attività legali) utilizzato per realizzare e sostenere attività criminali, come il terrorismo.

Se gli avvenimenti recenti ci hanno insegnato una lezione, questa consiste nell’ averci fatto capire come la conoscenza dei flussi finanziari possa privare i terroristi delle loro disponibilità patrimoniali, essenziali per il raggiungimento dei loro scopi.

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