Anche in Primiero il modello Jumela?
Dellai promette nuovi impianti. I lavoratori del Primiero, invece, fuggono dagli alberghi: “Meglio la fabbrica, lì almeno siamo rispettati come persone”.
Una serie di recenti incontri nel Primiero ha permesso alla stampa di descrivere una realtà sociale, economica e culturale contraddittoria e noi aggiungiamo - viste le scelte abbozzate - preoccupante.
Una prima serie di incontri l’ha tenuta il Presidente della Giunta Provinciale di Trento, Lorenzo Dellai. Ha incontrato amministratori pubblici locali ed imprenditori ed ha raccolto le esigenze che questi hanno presentato: la gestione delle concessioni dello sfruttamento delle acque superficiali, i problemi dell’agricoltura locale, sanità e formazione scolastica.
I temi forti del confronto sono però stati altri: l’avvio di un patto territoriale del Primiero, il collegamento sciistico San Martino-Passo Rolle attraverso i laghi di Colbricon e il campo da golf in val Canali.
Si è quindi ripiombati miseramente nella sindrome di val Jumela. Il presidente della Giunta continua a confondere il suo ruolo di amministratore del bene pubblico con quello di sostenitore di interessi privati o di acquirente di voti. Dellai ha promesso che quell’impianto si farà e lo si farà proprio attraverso le aree del parco più delicate, nella riserva integrale dei laghi di Colbricon, nel cuore della riserva archeologica, in uno degli spazi più affascinanti e suggestivi del Lagorai.
Il Presidente è stato invece più cauto nel valutare la reale possibilità di costruire un campo da golf all’inizio di val Canali, ma ha lasciato intendere disponibilità e attenzione verso il progetto una volta presentato, senza nemmeno porre un dubbio sulla compatibilità di una simile infrastruttura e pratica sportiva all’entrata del parco naturale e in una zona non certo favorita dalle condizioni climatiche.
Va rilevato come in tutti questi incontri sia stata evitata con attenzione la presenza del sindacato, nonostante le ripetute promesse da tempo avanzate in questo senso dagli amministratori del Comprensorio: per "forze sociali", nel Trentino, si intendono evidentemente sempre ed esclusivamente le forze imprenditoriali.
Pochi giorni dopo, nella stessa valle, abbiamo constatato tutt’altro. Le ACLI di zona avevano promosso una serie di incontri con la popolazione sui reali bisogni della valle, ed in uno di questi incontri, in cui si discuteva di occupazione, sono esplosi i veri problemi che la gente vive nel territorio.
Disagi sul tema della salute e assenza di ogni forma di prevenzione nel settore, formazione scolastica di qualità, riferimenti e quindi bisogno di risposte certe da trovare o nel bellunese o verso Trento. Ma a tenere banco è stato il tema del lavoro.
Ci si è accorti che 120 abitanti, uomini e tante donne del Primiero, giornalmente si portano ad Agordo a lavorare presso lo stabilimento della Luxottica. Alla Luxottica si lavora e con fatica, sono otto ore pesanti. Ognuna di queste persone affronta poi un disagiato viaggio, un’ora all’andata ed una al ritorno, poi la pausa pranzo..., insomma, una giornata lunga 11 ore, una giornata che viene affrontata non solo da giovani, ma da anziani, da madri che una volta tornate a casa si trovano a dover affrontare i lavori di casa - un secondo lavoro - e arrivano a fine settimana stremate. Lo stipendio non è entusiasmante, senza gli straordinari la paga si aggira sul milione e ottocentomila lire nette.
Ma allora, vale la pena affrontare simili sacrifici quando gli alberghi della zona sono costretti ad "importare" ad ogni stagione centinaia di dipendenti, cuochi, camerieri, lavoratori per le pulizie?
La risposta è stata un coro di sì, senza nessuna titubanza: "Almeno siamo trattati come persone, ci vengono pagati gli straordinari, siamo rispettati nella dignità ed anche nelle esigenze personali-" hanno affermato con veemenza tutti gli intervenuti. "Negli alberghi invece non c’era alcuna attenzione verso di noi: solo sfruttati, spesso offesi ed umiliati dall’arroganza dei proprietari e costretti a tacere-".
Il rappresentante degli albergatori non è riuscito ad opporre una difesa credibile a queste accuse; ha smentito (ma è giovane) che la sua categoria nel passato si sia opposta all’insediamento di stabilimenti produttivi in Primiero. Negli ultimi anni qualcosa era arrivato, quasi casualmente, più tante promesse, ma ci si è accorti che nella sostanza determinate ditte rappresentano solo la copertura di interessi più forti che si sviluppano nel Veneto, nel settore tessile. Ed ora anche l’occupazione è stata drasticamente ridotta.
Il dibattito promosso dalle ACLI ha clamorosamente smentito le priorità sostenute da Dellai: come si vede, la popolazione locale è stanca di questo turismo, capisce che ormai non porta grande sostanza, è un turismo che impoverisce la cultura locale, che sfrutta economicamente e nella dignità il lavoratore, è un’economia, per come è ancora strutturata nel Trentino, che nemmeno prova a consolidare professionalità sul territorio e che pretende, come avviene nelle valli di Fiemme e Fassa, di poter disporre di manodopera servile, usa-e-getta.
E’ da questo contrasto di sensibilità e percezioni che nascono contraddizioni forti nei confronti della politica di sviluppo propagandata da Dellai e non contrastata dai suoi assessori.
Se è vero, come ormai dimostrato in tutte le nostre realtà, che la monocultura economica turistica impoverisce culturalmente e socialmente le nostre valli, bisogna trovare qualcosa di diverso.
Si dovrebbero abbandonare le forzature contro l’ambiente e quelle economiche sui collegamenti sciistici, si dovrebbe imporre alla categoria degli albergatori maggiore attenzione e senso di responsabilità verso la collettività permettendo la costruzione di stagioni più lunghe, di formazione professionale, di innovazione e riqualificazione dei servizi offerti.
Tirando le somme dall’insieme dei dibattiti proposti dalle ACLI locali, emerge che le nostre periferie, e il Primiero in primo luogo, hanno bisogno di sanità qualificata, di informazione e prevenzione sui temi della salute, di formazione scolastica, di investimento nelle risorse locali e di proposte lavorative differenziate, portando lavoro attraverso la media industria e sostenendo con energia l’artigianato.
Sono questi aspetti che non vengono nemmeno sfiorati nell’avanzare del confronto dei patti territoriali, patti ormai ovunque arenati nella proposta di riqualificazione urbanistica e di richieste di impianti sciistici e viabilità veloce; progetti di presunto sviluppo che non hanno saputo concordare alcun "patto" che risponda ai reali bisogni delle popolazioni.