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Prima il lavoro e poi l’ambiente?

Dopo le conferenze stampa degli ambientalisti ed altre prese di posizione di residenti del Primiero contro questo collegamento sciistico, alle redazioni dei quotidiani è arrivato un documento sottoscritto da 200 persone (non vengono resi espliciti i nomi) che rovescia le tesi sostenute da chi è contrario al potenziamento dell’area sciabile in pieno parco naturale.

Si tratta di un documento che attinge ad un linguaggio ormai consunto, sclerotizzato, ricco di luoghi comuni contro i dipendenti pubblici e che presenta l’industria dello scii come unica sostenitrice dell’economia delle vallate alpine. Non una parola sui cambiamenti climatici, sulla sofferenza del turismo estivo, sulla qualità dell’offerta alberghiera e della ristorazione, sulla qualità del lavoro, sulle aspettative del mondo giovanile.

Fin dall’inizio si sottolinea come l’esigenza di scriverlo sia nata spontaneamente dagli operai stessi. Residenti della valle ci informano invece che diversi firmatari sono stati costretti alla sottoscrizione pena l’emarginazione sociale e nel tempo anche lavorativa.

Queste le dichiarazioni più significative:

- si sottolinea come gli ambientalisti siano solo capaci di esprimere dissenso verso ogni opera che riguardi lo sci, demonizzando questa attività.

- Si auspica che chi nel passato ha raccolto profitto dalla attività turistica oggi mantenga il silenzio.

- Si ritiene opportuno che anche i dipendenti pubblici tacciano.

- Non si entra nel merito delle scelte tecniche, perché gli estensori si fidano ciecamente dei progettisti.

- Si accusano gli ambientalisti di non prestare alcuna attenzione alla necessità di salvaguardare i posti di lavoro e di pensare solo alla tutela del paesaggio e della fauna selvatica (quest’ultima, a loro avviso, si adatta alle situazioni che trova, specialmente quando il parco poi,sempre a loro dire, offre ettari ed ettari di natura integra).

- Si ritiene che lo sci e l’indotto siano l’unica ipotesi di sviluppo dell’economia locale.

Insomma, da trent’anni non sono cambiati né i contenuti né le capacità di lettura della complessità della società e dei tempi che viviamo. Si tratta di un documento fotocopia di quelli che leggiamo nella montagna veneta, o abbiamo letto riguardo Val Jumela, Folgaria, Pinzolo, Tremalzo, Panarotta.

E’ questo l’aspetto più preoccupante della politica e della cultura della terra trentina.