Quel che conta è il pluralismo: fra i libri e i docenti
Un bel documento degli insegnanti di Storia dell'Iti Buonarroti: sul continuo confronto delle idee, anche acceso, tra docenti, tra insegnante e allievi, tra le diverse interpretazioni della stor
Noi usiamo in classe libri diversi, i manuali adottati, i volumi consigliati, le pagine fotocopiate. Anche le tecnologie multi- mediali, la radio, la televisione, i CD, Internet. E’ perché noi, insegnanti di storia. siamo diversi, anche se ci sforziamo, tutti, di essere fedeli, e praticare con gli studenti i principi della democrazia e del pluralismo. Che nella nostra Italia hanno la loro origine storica nella Resistenza al fascismo e al nazismo. E poi nella Costituzione, un patto fra forze, che ci unisce e ci lascia diversi.
Non ci sono libri di cui siamo entusiasti: abbiamo sempre qualcosa da correggere, da aggiungere, da precisare. Anche gli storici, quando li sentiamo a viva voce, li trattiamo così: nessuno ci convince mai fino in fondo. Per questo talvolta cambiamo anche i libri: cambiano essi, cambiamo noi stessi. Non ci sono verità definitive, su nessun argomento, dall’età della pietra al "secolo breve", dagli ominidi al fascismo e al comunismo.
Così, in un confronto continuo, anche tra noi, cerchiamo di fornire ai giovani, che la società ci affida per la formazione, quelle conoscenze e competenze che li mettano in grado di scegliere con la loro testa, anche in politica. Certuni sono vicini alle idee dei loro insegnanti, certuni sono lontani. Alcuni rimangono fedeli alle idee in cui si sono formati, altri le cambiano. E questo succede ai ragazzi, agli adulti, anche ai loro insegnanti.
Non solo gli insegnanti di storia educano in questa disciplina: anche chi insegna le scienze e le tecniche, a ragione, racconta storie ed esprime valutazioni. I giovani ne traggono un grande vantaggio, perché comprendono la serietà della cosa, se anche altri docenti, diversi, sentono il bisogno di intervenire su una disciplina di cui nessuno ha il monopolio.
Questo lavoro potremmo certo svolgerlo meglio, è vero, dal punto di vista culturale e didattico. Ma quel che ci preme, è che vorremmo continuare a farlo così, nel dibattito, anche il più acceso. Fin dalle origini questa disciplina, la storia, è vissuta in una tensione continua fra "studium" e "regnum" (e sacerdotium).
Non esiste il libro "vero", né l’autorità politica abilitata ad imporlo. Il pluralismo fra i libri e tra gli insegnanti è alla base della piìù ampia libertà di cui una società civile ha bisogno per crescere. Politicamente innanzi tutto.
E la politica, ci è stato confermato in un recente corso d’aggiornamento nella nostra scuola, è all’ultimo posto fra gli interessi dei giovani. Questo ci pare un problema. che non si risolve con le minacce ai libri e agli insegnanti.
Gli insegnanti di Storia dell’Iti "Buonarroti" di Trento: Emanuela Artini, Silvano Bert, Silvano Bezzi, Baldassare Carubia, Nicola Cetrano, Diego Coelli, Tiziana Cristofori, Maria Patrizia Lucca, Antonietta Luciani, Annalisa Monesi, Marta Ober, Lucia Predelli, Emilia Sallustio, Alessandra Sebastiani, Silvana Tosolini.