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QT n. 1, gennaio 2009 Monitor: Arte

Stampe di lusso

“Rembrandt e i capolavori della grafica europea nelle collezioni del Castello del Buonconsiglio”

Rembrandt van Rijn, Ritratto dell’orefice Jan Lutma (1656).

Sebbene in gran parte ancora da svelare al pubblico, le collezioni del Castello del Buonconsiglio custodiscono una ricca raccolta di stampe, suddivisa in svariati fondi. Tra questi, di particolare interesse risulta la collezione Lazzari Turco Menz, donata al Municipio di Trento nel 1924, composta da un migliaio di stampe dal Quattrocento all’Ottocento, di scuola italiana, francese, fiammingo-olandese, tedesca, spagnola e inglese. Partendo da tale prezioso nucleo, oggi finalmente in via di catalogazione scientifica, le curatrici Paola Cassinelli e Francesca de Grammatica hanno dato vita a un percorso incentrato sulle incisioni di uno dei più significativi artisti dell’età moderna, Rembrandt Van Rijn (1606-1669).

Le stampe, è bene ricordarlo, vengono ancor oggi giudicate in maniera tutt’altro che entusiasmante, quasi fossero un succedaneo della pittura, una brutta copia di questa, privata di un ingrediente fondamentale: il colore. E invece, come questa mostra ben sottolinea, accanto a incisioni di traduzione che riproducono celebri dipinti (ruolo oggi affidato alla fotografia), convivono opere d’invenzione assolutamente autonome, che un tempo fecero, più dei dipinti, la fortuna degli artisti, a partire da Dürer. Dell’incisione, in particolare di quella all’acquaforte, Rembrandt fu un vero virtuoso, capace di raggiungere svariate tinte e mezze tinte di toni e di far convivere su un unico foglio le luminosità più accecanti accanto alle ombre più scure, alternando al contempo sensazioni di quiete con altre d’impeto e drammaticità.

Il percorso si apre con una sezione dedicata al ritratto, genere molto caro a Rembrandt, al quale egli si dedicò lungo tutto il corso della vita, a partire dal periodo giovanile a Leida. Accanto ad opere commissionate da importanti committenti, come il Ritratto del mercante d’arte Clement de Jonghe (1651) o quello dell’orefice Jan Lutma (1656), sono esposti anche numerosi autoritratti, caratterizzati da un’accentuata ricerca introspettiva. Esemplari sono a tal proposito l’Autoritratto con cappello e sciarpa del 1633, l’Autoritratto con la moglie del 1636, e l’Autoritratto alla finestra del 1648.

La sezione successiva prende in esame i numerosi soggetti biblici trattati da Rembrandt. Attento conoscitore della Bibbia come della tradizione artistica a lui precedente, egli abbinò alla chiarezza iconografica una straordinaria sensualità del tratto, ricco di effetti luministici in grado di suscitare stupore, senso del mistero e pietistica devozione. Un’opera in tal senso esemplare è ad esempio l’Annuncio ai pastori del 1634, ove, in una notte d’inchiostro, un angelo appare improvviso in un bagliore di luce, suscitando nei pastori un iniziale senso di sgomento e terrore, mentre nell’oscurità di una selva fuggono all’impazzata le greggi. Non meno intensa la Cacciata dei mercanti dal tempio (1635), nella quale, più che la contrapposizione chiaroscurale, a stupire è l’intenso e drammatico espressionismo del tratto, vibrante e nervoso. Tali caratteristiche tornano anche nelle numerose incisioni dedicate a un tema tipicamente nordico, il paesaggio, sia vissuto come quinta scenica per soggetti devozionali - su tutti il San Girolamo nel deserto, presente in più versioni - sia inteso come soggetto autonomo, come nel Paesaggio. Tre case sulla strada, del 1650.

Altro tema tipicamente nordico è quello delle scene di genere. Il percorso ne presenta un gustoso insieme che, sebbene non annoveri opere eseguite direttamente da Rembrandt, ben testimonia il milieu umano e sociale nel quale l’artista visse ed operò. Si tratta soprattutto di scene d’interno, ricche di dettagli realistici, sia nelle scene domestiche che nei più animati e a tratti moraleggianti interni d’osteria, popolati da giocatori, ubriaconi e musicisti improvvisati.

Le incisioni di Rembrandt furono molto apprezzate anche dopo la morte dell’artista, tanto da venir riprodotte - se non addirittura falsificate - da numerosi incisori di traduzione. Il percorso documenta anche tale aspetto, presentando incisioni desunte da Rembrandt dal Seicento all’Ottocento.

Infine, nel lodevole intento di inserire l’opera di Rembrandt nella complessità dell’arte incisoria europea dell’età moderna, il percorso presenta opere di altri importanti maestri, dallo Spagnoletto ad Aegidius Sadeler, da Antonio Tempesta a Jacques Callot, da Salvator Rosa a Giovan Battista Castiglione.

Trento, Castello del Buonconsiglio, fino al 31 marzo 2009.

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