Stranieri a scuola: l’emergenza è finita
Insegnanti in difficoltà con i problemi multiculturali? Provate a “Millevoci”...
Parlando di immigrazione, da qualche anno si insiste su un concetto: che sì, esistono ancora situazioni di emergenza da affrontare (i nuovi arrivati, chi stenta ad inserirsi…), ma che occorre pensare anche alla sempre più diffusa "normalità", a chi si sta integrando nella società italiana e avrebbe però bisogno del sostegno fornitogli da normative e strutture certe, che funzionino a regime. L’esempio più significativo è quello della casa: uno straniero con un lavoro regolare, che intenda rimanere in Italia e dunque aspiri a far venire qui moglie e figli, non potrà certo realizzare il suo progetto fin quando si vedrà costretto - dalle difficoltà del mercato o dalla diffidenza dei padroni di casa - ad alloggiare nella totale provvisorietà di un ostello. Col rischio evidente di scoraggiarsi e magari di perdere le sue buone intenzioni.
Un campo dove questa necessità di uscire dalla pura emergenza è stata abbastanza presto compresa è la scuola. Sembrano lontani i tempi in cui all’improvviso e imprevisto arrivo di un numero crescente di bambini stranieri, le scuole non potevano far altro che rivolgersi alle associazioni che si occupavano di assistenza, per avere il nominativo di qualche immigrato più o meno in grado di aiutarli nel lavoro scolastico, per superare le difficoltà linguistiche e culturali.
Dopo il marasma iniziale affrontato soprattutto con iniziative personali, da qualche anno in qua ha cominciato a svilupparsi una struttura ufficiale: prima un gruppo di lavoro presso la Sovrintendenza scolastica trentina e infine il Centro Interculturale Millevoci, nato sul finire del 1998 da una convenzione fra il Comune di Trento, il Forum Trentino per la Pace, la Provincia e la Sovrintendenza Scolastica; un servizio che con il corrente anno scolastico funziona pienamente, potendo disporre di tre insegnanti "comandati" e di una bella sede presso le scuole elementari di piazza Raffaello Sanzio (a fianco del castello del Buonconsiglio), recentemente restaurate.
La funzione di Millevoci è quella di favorire l’educazione ai rapporti interculturali. In concreto, è soprattutto un servizio alle scuole e agli insegnanti, che qui possono trovare momenti di formazione e aggiornamento, materiali e percorsi didattici e un aiuto nell’affrontare le difficoltà prodotte dall’inserimento nelle classi di alunni stranieri, in modo da rendere reale quello che troppo spesso è solo uno slogan: la diversità non più come problema che sconquassa il normale andamento dell’attività, ma come occasione di arricchimento, di stimolo, di ripensamento del lavoro quotidiano.
Ma come avviene concretamente questo intervento? Ci rispondono Loretta Barberi e Federica Fortunato, due delle insegnanti che lavorano a Millevoci, occupandosi rispettivamente della scuola elementare e della media: "Le modalità sono diverse. Può essere una semplice telefonata per un consiglio sbrigativo, ma più spesso avvengono degli incontri (con consigli di classe o gruppi di insegnanti); sia per problemi generali, da parte di docenti che si trovano per la prima volta a fare i conti con una nuova realtà, sia su difficoltà didattiche specifiche. Il punto fondamentale è che la multiculturalità non è una disciplina da aggiungere alle altre, ma un modo con il quale programmare l’attività. Anche se, probabilmente, molti insegnanti ancora non ci conoscono, dall’inizio dell’anno scolastico ad oggi abbiamo già avuto richieste da circa 120 scuole, oltre ai contatti con associazioni e privati".
Che idea vi siete fatte della situazione della scuola trentina da questo punto di vista?
"E’ estremamente variegata. Forse però la scuola elementare è quella meglio attrezzata ad accogliere gli alunni stranieri, perché i maestri, per motivi strutturali, sono più abituati alla programmazione e alla collaborazione, che sono momenti importanti nell’educazione multiculturale. Un altro fattore decisivo è la formazione e l’aggiornamento dei docenti, che devono sviluppare una diversa capacità di ascolto, spostare il proprio punto di vista, sapersi mettere in gioco. Infine, i presidi: è evidente che solo se sono sensibili a questa tematica metteranno a disposizione le risorse di cui, grazie all’autonomia, potranno disporre".
Ma oltre all’intervento diretto nelle scuole, a Millevoci - come abbiamo detto - si fa dell’altro. Ad esempio, si collabora al "Progetto formazione" del Forum Trentino per la Pace, una decina di percorsi didattici preparati da associazioni quali l’Atas, la Trentini nel mondo, la Comunità Islamica, Mandacarù, ecc. (vedi un esempio nella scheda) e, oltre ai corsi di aggiornamento, si stanno formando dei mediatori culturali da inserire nelle scuole che ne abbiano bisogno.
"In trenta stanno per finire il primo corso. Poi, proprio perché stiamo avviandoci a una situazione di normalità, si tratterà di valutare le capacità (dalla conoscenza dell’italiano all’efficacia didattica) di quella settantina di persone che finora, nella situazione di emergenza in cui ci trovavamo, hanno svolto questa funzione più o meno informalmente. E’ un problema complesso, anche perché, per certe etnie (i pakistani, ad esempio), si fatica a trovare gente disponibile, tanto che in certi casi abbiamo dovuto cercare a Bolzano. In futuro, comunque, intendiamo ampliare questo lavoro, cioè diversificare la formazione dei mediatori in vista di esigenze anche extra-scolastiche. E’ già capitato che la questura di Trento ci chiedesse se potevamo aiutarli…"
La sede di Millevoci è a Trento, presso la scuola elementare di piazza Sanzio 3, Telefono: 0461-235241, Fax: 0461-230106, E-mail: millevoci@provincia.tn.it.