QT non è più un giornale libero
Voglio ringraziare Silvano Bert (Siamo tutti nella stessa barca, la sinistra) per il suo bel contributo al dibattito aperto da QT sulla sinistra. Ritrovo, nelle sue parole, lo stesso spirito che mi animava quando nel '95 decisi di impegnarmi come segretario alla guida del Pds, reduce da amare sconfitte elettorali, le regionali del '93 e le politiche del '94. Anch'io, allora, pensavo di entrare in una grande e solidale "impresa" collettiva dove l'importante non era chi faceva il segretario e chi l'assessore, bensì la qualità del muoversi d'insieme. Alla vastità delle mie forse ingenue aspettative si è invece contrapposta una sinistra che ha fatto di tutto per divaricarsi al suo interno ed un giornale, l'unico di area progressista su scala provinciale, che, oltre a ergersi sempre come giudice impietoso, da qualche mese si è trasformato in una sorta di news letter di tutti coloro che dentro i DS hanno sferrato un attacco alla mia segreteria.
Il problema che io pongo non è affatto quello del manovratore che non vuoi essere disturbato dal giornale. L'ho detto e lo ripeto: ci mancherebbe. Il manovratore è stato in realtà violentemente disturbato all'interno del suo partito e ciò che io rimprovero a QT è di essersi prestato a fare cassa di risonanza dei possibili futuri manovratori (se questi vinceranno, come è probabile date le forze in campo, il congresso dei DS). In questo senso QT non è più un giornale libero, caro Ettore, perché se la sua linea politica più recente è stata palesemente condizionata da alcuni dirigenti critici e chi non la pensava come loro è stato, sistematicamente, bollato come incapace o "servo di Dellai", dimmi tu dov'è lo spazio per un libero dibattito (non mi riferisco agli editorialisti Ballardini e Micheli). Ed è per questo, solo per questo, che ho osato prima "togliere la pubblicità" a QT (anziché raddoppiarla, forse in quel caso un po’ di compassione il direttore l'avrebbe usata nei miei confronti), e poi protestare per le modalità di approccio di QT alla sinistra. Ciò, insieme alle accuse di Ballardini, è servito ad aprire un dibattito più libero, anche se molto, troppo in ritardo.
Ma veniamo a questa povera sinistra allo sbando, "forza di complemento", accusata di acquiescenza nei confronti di Dellai, che a sua volta è definito, nella migliore delle ipotesi, come un vecchio "doroteo" e, nella peggiore, come un "affarista".
Premesso che il declino della sinistra organizzata e delle sue certezze è tema che fa dibattere intellettuali e militanti in tutta Europa; premesso che in Trentino la sinistra ha nobili ma non largamente radicate tradizioni; premesso che in una terra dove il benessere economico tocca livelli tra i più alti del pianeta è quantomeno difficile "fare la "sinistra "; premesso che tutte le ricerche sociali svolte in questi anni ci consegnano un Trentino sazio e per nulla interessato a riformare alcunché di se stesso; premesso dunque che non siamo in un periodo storico ne in un contesto facile per la sinistra, resto convinto che la sinistra in questi anni ha avuto una parte decisiva sulla scena politica trentina e che oggi ha delle potenzialità assolutamente inedite. Un ruolo decisivo l'ha acquistato dal momento in cui ha sfidato lo scetticismo generale (anche di QT,) accreditandosi come saggia forza di governo nella breve ma intensa esperienza della seconda giunta Andreotti; l'ha avuto ponendosi come forza determinante di dialogo e di coagulo nella costruzione della vincente alleanza dell'Ulivo trentino; l'ha avuto presentando alle elezioni comunali propri candidati sindaci che hanno stravinto; l'ha avuto imponendo i suoi temi sull'agenda delle priorità pro grammatiche della coalizione (modernizzazione istituzionale, riforma dello Statuto, elaborazione dei patti territoriali, ecc.). Ce l'ha perché mai ha contato intorno a sé tante aspettative e tanta gente desiderosa di partecipare, ed è per questo che è importante ripensare il nostro partito, discutere di come riorganizzare la sinistra, di come radicarla nella società trentina attraverso nuove modalità di partecipazione e di direzione dei processi.
Mi si dice: non basta vincere, guardate con chi state governando. Ovvio che non basta vincere, ma scusate se è poco: a nord e a sud delle Alpi, il Trentino è l'unica realtà dove la sinistra governa (succede anche in Val d'Aosta e in Alto Adige, ma in quelle regioni è determinante - per il governo - il tipo di composizione etnica della società). Il Trentino è una realtà dove il tentativo di risposta pubblica ai grandi cambiamenti che investono l'economia e la società è svolto da un campo di forze civili e democratiche. Non è scontato: dappertutto, intorno a noi, lo fa la destra. Una destra a volte xenofoba e sempre populista. Mi pare che in troppi scordino che, non più tardi di due anni fa, il padrone della scena in provincia era il Patt;che pochi, allora, immaginavano la vittoria del centro-sinistra e che le preoccupazioni sulla deriva del Trentino erano di ben altra natura di quelle che oggi solleva L'Adige di Paolo Ghezzi.
Veniamo alla Margherita. Se c'è una regola che ho imparato in politica e che sempre mi guiderà è quella di diffidare dei facili schematismi. Leggo con piacere che anche Paris si è accorto che la Margherita è sfaccettata (L'altra faccia della Margherita), che esistono ambiti di governo in cui la sinergia tra questa e la sinistra può diventare strategica. Mi riferisco, qui, alla questione urbanistica nel comune di Trento. Dopo aver presentato il sindaco Pacher e l'assessore Andreatta come due incapaci, anche loro "succubi" di Dellai, Paris si è accorto che i due hanno nominato tre buoni consulenti per il Prg. Dietrofront, dunque: Pacher e Andreatta sono diventati bravi e lottano contro i cattivi della Margherita. Peccato che ne nascano altre letture manichee, che non aiutano a capire la politica e dimostrano soltanto l'esistenza di un radicato pregiudizio negativo su tutto quanto sa di Dellai in questa provincia. In realtà, per restare alle questioni urbanistiche, le contraddizioni esistono anche nella sinistra (penso, ad esempio, alle pressioni sul collegamento sciistico tra Pinzalo e Campiglio).
Come tutti sanno, la maggioranza in Provincia non è tale nelle commissioni legislative, mentre la giunta porta in sé i segni di un 'eccessiva frammentazione politica. Eppure, in un contesto istituzionale difficile, i segni del centro-sinistra e della sinistra ci sono: la riforma istituzionale è stata tracciata e il disegno di legge vedrà la luce in gennaio; sulla riforma dello Statuto e sulla nuova Regione la maggioranza di Trento, con in testa la presidente Cogo, ha finora proceduto senza equivoci; sulla riforma elettorale, in maggioranza vi era un accordo ancora prima delle elezioni; vi sono state decisioni positive in materia di deroghe urbanistiche; i patti territoriali si stanno definendo, anche con innovative elaborazioni sullo sviluppo locale. Sull'Itc, sono d'accordo con Bert, è stata fatta una buona scelta; nel consiglio d'amministrazione dell'Università entra Vincenzo Passerini; le nostre pressioni hanno cambiato la dirigenza dell'azienda sanitaria; si è stoppata la proliferazione di centraline idroelettriche e si sta progettando un sistema provinciale dell'energia che mira a contenere le spinte localistiche; in materia di commercio ci si è finalmente allineati alle riforme nazionali; si sta trasformando l'obsoleta Tecnofin in un'agenzia che finalmente si occupi di promozione industriale; nel bilancio 2000 il dato della spesa corrente si abbassa con percentuali mai toccate da nessun altro bilancio negli ultimi dieci anni e gli investimenti per la scuola, la ricerca e la cultura lievitano generosamente; vi è stato rigore e non acquiescenza nei confronti sia delle categorie economiche che delle forze sociali. Eccetera.
Tutto ciò è sufficiente ? Certo che no. Sono molte le cose che non ci soddisfano, e altrettante le cose da fare, ma perché continuare a dipingere con tinte fosche l'attività della sinistra in giunta e della stessa giunta provinciale nel suo insieme ?
Mi sì accusa di avere consegnato la leadership dell'Ulivo a Dellai. A me pare, invece, che la leadership di Dellai nasce da almeno quattro altri motivi: il suo essere stato sindaco di Trento, avendolo fatto con un certo impegno, in una stagione in cui i sindaci sono stati dipinti in tutta Italia come il toccasana di tutti i mali; la sua spiccata (anche se oggi un po’ ' appannata) propensione alla coalizione; la geniale invenzione della Margherita, soggetto politico territoriale che ha sottratto una marea di voti al centro-destra e alcuni anche in casa nostra; la grancassa pubblicitaria di tutti i media trentini per almeno un anno prima del voto.
Per finire il congresso, che si svolgerebbe, secondo Paris, "intorno a eteree discussioni su complicati processi aggregativi - quando va bene - o intorno a colpi bassi e insinuazioni velenose fra opposti schieramenti - quando va male".
A parte il fatto che insinuazioni e colpi bassi all'interno del nostro partito trovano da mesi in QT - come dicevo - un altoparlante quanto meno di parte grazie alla militanza giornalistica di Michele Guarda, mi stupisce che proprio Paris consideri inutile la discussione sulla forma del partito della sinistra in Trentino. Dico questo perché mi ricordo perfettamente cosa scriveva lo stesso Paris (che all'epoca seguiva con interesse i forum della sinistra) quando nacquero i DS, nella primavera del '98: "Non vorrete mica che una persona come Gregorio Arena aderisca al partito di D'Alema?" - tacciando, con questa ed altre affermazioni, l'operazione DS del Trentino come un 'operazione: a) di stampo ottusamente nazionale, b) di stampo ottusamente "partitocratico". All'epoca, quelle affermazioni mi fecero riflettere, così come quelle di Walter Micheli, che nel percorso, a suo dire troppo "ortodosso", dei DS vedeva un grave limite alla possibilità di aggregare, su basi nuove e secondo principi federativi, tutte le culture della sinistra trentina, tutte le energie progressiste che si muovono nell'ambito della società civile, dell'associazionismo solidale e ambientalista.
Delle due l'una, e questo lo chiedo io alla redazione di QT; avete cambiato idea e pensate che la cultura e l'organizzazione attuale dei DS del Trentino siano sufficienti a contenere tutte le anime della sinistra (quelle rappresentate non solo da Rete e Solidarietà ma, ad esempio, anche da persone come Luigi Casanova, Gregario Arena e i compagni di Società Aperta) o invece aveva ragione Paris nella primavera del '98?
Ogni risposta è naturalmente legittima, e da ciò ha preso corpo la contesa politica tra Bondi e Bressanini. Ad ogni modo, converrete, i temi del nostro congresso non sono così astratti e neanche la distinzione è così sottile: c'è chi vuole costruire una nuova organizzazione della sinistra, più forte ed incisiva anche perché più vicina al territorio, alla sua storia e alle sue istanze; c'è chi pensa che tutto ciò sia inutile perché basta quanto è stato già fatto nel '98 a Firenze da D'Alema, Spini e Camiti e a Trento (più modestamente) da Albergoni, Tomazzoni e Tonini.
Personalmente non mi accontento di quanto ho già fatto e anche da semplice militante della sinistra continuerò a battermi per una sinistra più convintamente federalista.