Dopo i comitati per l’Ulivo: un nuovo movimento?
"Dove è finita la capacità di distinguersi dai valori della destra? In cosa si distingue la gestione politica dell'Ulivo trentino rispetto all'efficienza qualunquista di qualsiasi governo di ogni colore politico?"
Era il febbraio 1999, subito dopo le elezioni regionali, vittoriose per l'Ulivo trentino. Qualche mese prima di quelle europee, che hanno verificato il noto insuccesso per il centro-sinistra, insuccesso di voti, di partecipazione, di idealità. In quel tempo i Comitati trentini per l'Ulivo scelsero di non confluire in una sola formazione partitica, secondo le indicazioni nazionali: scelta unica in Italia. Decisero di continuare a rappresentare l'elemento unificante fra società civile e l'Ulivo di tutti i partiti, fra associazioni ed istituzioni. Proposero, per poter continuare questo ruolo, una nuova organizzazione politica, la Federazione trentina dell'Ulivo, aperta ad associazioni e movimenti, forte di poteri delegati dai partiti. Ma i partiti la respinsero, o non se ne mostrarono così convinti da farla divenire tema di trattativa. Così la Consulta provinciale dell'Ulivo non si riunì più. E nonostante le affermazioni contrarie, i partiti arrivarono alle europee in ordine sparso. Con i bei risultati che conosciamo. Poi qualche sussulto, qualche buon proposito verbale, qualche fumosa dichiarazione. Ma i fatti stanno a dimostrare che la coalizione dei partiti dell'Ulivo è divisa, priva di un Movimento e senza una propria strategia unitaria.
Ma di una nuova strategia per le forze del centrosinistra c'è un estremo bisogno. Prima di tutto sul piano organizzativo. Per questo la nostra proposta di Federazione, come strumento per superare la chiusura dei partiti, appare di indilazionabile attualità. Ma va ricordato anche che la strategia dell'Ulivo si è mostrata vincente, a suo tempo, perché fondata sulla centralità di una carica ideale del suo insieme unitario. Ora, dove è finita la capacità di distinguersi dai valori della destra? Quali conseguenti segni di respiro e di coerenza con le ispirazioni di fondo di forze cristiane, ambientaliste e di sinistra hanno reso noto i governi dell'Ulivo presenti nella nostra provincia? In cosa si distingue la gestione politica dell'Ulivo trentino rispetto all'efficienza qualunquista dell'amministrazione del quotidiano, obiettivo di qualsiasi governo di ogni colore politico? Di fronte alle nuove sfide mondiali , quali strategie stanno adottando i governi dell'Ulivo? Analizziamo alcuni spunti esemplificativi.
Anzitutto il valore della convivenza interetnica. La sopraffazione di popoli su altri popoli, di maggioranze su minoranze, sono la causa di conflitti continui in Europa e nel mondo. E a questi conflitti anche i democratici americani e i governi socialisti e dell'Ulivo hanno risposto con la violenza e con la guerra. E' il male minore? E' il fine che giustifica i mezzi? E' la real politik? Ma l'esempio della nostra convivenza regionale fra minoranze vecchie e nuove non ha nulla da dire, nessun modello da esportare? Perché si rimane chiusi a tutelare i propri privilegi? Perché ci si separa sempre più fra province, impedendo il potenziamento di una Regione in grado di esportare questo modello dal punto di vista della cultura, del diritto e della politica internazionale?
Altro tema, il diritto al lavoro, con i molti problemi ad esso connessi, anche nella nostra realtà. Ne prendiamo uno d'eccezione, ma di grande rilevanza simbolica. In Italia, sappiamo, sono presenti decine di migliaia di extracomunitari sfruttati dalle organizzazioni di schiavismo sessuale e clandestino. Come operano le nostre istituzioni provinciali? Riescono a organizzare offerte di lavoro liberatorie che vadano al di là di interventi di puro assistenzialismo e di volontariato?
Anche nel settore dell'ambiente e della salute sarebbero molti gli esempi di una possibile politica che vada oltre la normale amministrazione. Quali scelte strategiche il governo provinciale ha espresso per caratterizzare una originalità dello sviluppo trentino, a tutela del patrimonio ambientale, a garanzia dagli inquinamenti per la salute della propria popolazione e degli ospiti turisti, delle attuali generazioni e di quelle future?
Per finire, un accenno allo sviluppo del sistema viario. Per valutare la qualità delle strategie di un governo trentino, è inevitabile un riferimento alle scelte in tema di comunicazione stradale e ferroviaria sull'asse del Brennero e fra questo e le zone periferiche. Ma perché non si da un segno coraggioso di coerenza e di controtendenza e si progetta il ripristino della ferrovia verso Riva del Garda e verso la vai di Flemme?
Non sono che alcuni esempi. Per dimostrare che la politica dell'Ulivo è ancora capacità di guidare un progetto nuovo di società, è coerenza con opzioni etiche della politica, è concepire la responsabilità amministrativa non come pura gestione del quotidiano. Una strategia nuova, sia dal punto di vista organizzativo che ideale, può aprire una seconda fase dell'Ulivo trentino. Ed in questa potrebbero trovare collocazione un nuovo Movimento, successivo a quello dei Comitati. Un Movimento che parta dalla dichiarazione di chiusura di una fase storica e sviluppi la funzione di ponte fra la società civile ed i partiti dell'Ulivo.
Questa funzione è essenziale per rinnovare la partecipazione politica: tutti lo sanno, molti lo dicono, pochi ne sono coerentemente conseguenti.