Internazionalisti per caso
Le nomine all'ITC.
E alla fine, a presidente dell’Itc fu nominato Gianni Bonvicini. Trentino, direttore dell’Istituto Affari Internazionali di Roma, docente alla John Hopkins di Bologna, membro di vari centri culturali e di ricerca.
Dellai lo ha presentato con un discorso "alto", parlando di necessità dell’apertura internazionale, del Trentino come "piccolo Stato" ecc, insomma quelle tante belle parole di cui il nostro presidente è maestro. Come sempre invece, la realtà è un’altra: Bonvicini è una terza scelta, la politica internazionale è una cosa inventata sui due piedi.
Erano infatti stati interpellati altri personaggi, che - fortunatamente - hanno rifiutato. Claudio Demattè, presidente delle Ffss oltre che docente alla Bocconi, ha avuto il buon senso di rinunciare a una carica cui avrebbe potuto dedicare si e no un paio d’ore alla settimana. E Nino Andreatta, già ministro degli Esteri, un caratteraccio impossibile e una nomina squisitamente politica, anzi personalistica (riannodare i rapporti tra Dellai e il Ppi nazionale, compromessi da tutta una serie di sgarbi e diffidenze) ha snobbato alla grande la nomina in un istitucolo della periferia.
E terzo arrivò Bonvicini. Persona seria, ha subito detto che ridimensionerà i suoi altri impegni in maniera da garantire la sua presenza a Trento; che comunque agirà per dare all’Itc il massimo di apertura europea e collegamenti internazionali; ed ha subito dato una (forse casuale) dimostrazione di autonomia, sostenendo nel pubblico dibattito di presentazione, l’assoluta necessità per il Trentino delle riforme istituzionali, a iniziare da quella norma transitoria contro la quale Dellai tenacemente si batte (anche se per lo più sottacqua).
Il quadro delle nomine all’ITC è stato felicemente completato sostituendo gli uscenti Valduga e Holzer (consiglieri provinciali della precedente maggioranza) non con consiglieri della nuova maggioranza, ma con due personaggi del mondo della ricerca: Claudio Battistoni, del Cnr, e Lucio Susmel, presidente del Consorzio per l’Area di ricerca di Trieste, una sorta di fratello (molto) maggiore dell’Irst, che è riuscito a integrare ricerca e sviluppo industriale locale.
Insomma, un po’ per merito, molto per fortuna, la giunta provinciale sembra uscita bene da questo appuntamento delle nomine all’Itc.
Restano i problemi di fondo dell’istituto. I rapporti con l’Università. Le chanches che ha nel panorama della ricerca internazionale, dove si misurano i colossi, un istituto come l’Irst con il suo bilancio di una ventina di miliardi. I rapporti tra ricerca e tessuto economico locale.
Tutti problemi annosi, presenti fin dalla prima presidenza, quella di Kessler. Ma mai risolti con chiarezza. Ci auguriamo che il nuovo presidente e consiglio di amministrazione sappiano affrontarli.