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Leader locali cercansi

I Democratici di Prodi e Di Pietro - come spesso le nuove formazioni nazionali - stentano a trovare a livello locale personale politico adeguato. I Democratici trentini, tra personaggi discussi e vecchie volpi.

Nel tourbillon della politica nazionale, tutti (più o meno) sanno che I Democratici - simbolo, l’Asinello - è la formazione che raggruppa i sostenitori di Prodi, Di Pietro e Rutelli. Ma a livello locale? Questo è in genere il problema delle nuove formazioni politiche, che spesso di questi tempi nascono da sommovimenti fra i leader nazionali: non è cosa facile trovare poi a livello locale personale politico adeguato, affidabile, in linea con gli orientamenti generali. Anche perché queste nuove formazioni sono infestate dai marpioncelli che girano da un partito all’altro alla ricerca del posto al sole. Anche per questo pure I Democratici hanno avuto un avvio travagliato. Primo coordinatore è stato Werner Pichler, personaggio discusso, proveniente da Italia dei Valori (il movimento di Di Pietro) e prima ancora dall’area autonomista, con in mezzo una capatina dai Ds. Da Roma Pichler è stato defenestrato, e sostituito con Giuseppe Zorzi, proveniente dai comitati dell’Ulivo, che aveva in pratica affossato per passare alla Margherita. Ultimamente, sempre da Roma, è stato paracadutato Pietro Giurickovic, imprenditore milanese, già senatore con i progressisti e uno dei fondatori a Milano dei comitati per l’Ulivo. Che senso hanno queste imposizioni dall’alto? E’ stata una precisa scelta della segreteria nazionale di cui faccio parte, un gruppo di 20 persone in gran parte parlamentari o ex-parlamentari - ci risponde Giurickovic - Ognuno di noi è stato mandato d’ufficio in una regione diversa dalla propria."

Perché? Per commissariare la situazione locale?

"No, si commissaria qualcosa che non funziona. Qui si tratta invece di garantire la prossima fase congressuale. E chi ha pregressi rapporti politici non può svolgere questo ruolo. Per questo subentra il garante, per preparare il congresso; e nel frattempo svolgere le attività politiche necessarie a far nascere il movimento: i rapporti con le altre forze, i programmi, le iscrizioni dei militanti."

Tra i nuovi arrivati, come dicevamo, non tutto è oro. Spicca il gruppetto di ex di Alleanza Democratica, che nel frattempo si sono fatti un giro dalle parti del Patt (linea Tretter naturalmente, la ciccia la assicura il boss) per poi uscirne precipitosamente quando, all’indomani del giorno dell’orologio, è apparso chiaro che da quelle parti il tempo delle vacche grasse è ormai finito. E quindi alé, da Tretter a Di Pietro.

Il nuovo movimento ha bisogno di questa gente? E il garante piovuto dal cielo, non è troppo esterno per poter fare un minimo di filtro alle nuove adesioni?

"Non faccio filtri, non facciamo le analisi del sangue a chi aderisce - risponde Giurickovic - E poi le persone del circolo federalista autonomista hanno fatto un percorso coerente."

Che un valligiano si illudesse su Tretter si può capire. Ma chi a Trento bazzicava la politica sapeva perfettamente di che pasta fosse il boss di Tuenno. E ora, passare da Tretter a Di Pietro...

"Stiamo parlando di persone, che possono anche sbagliare. Quello che conta sono le idealità: e un circolo autonomista è perfettamente in linea con il nostro movimento."

Se questo è il nuovo che avanza...

E la linea politica?

"Noi siamo nel centro-sinistra a Roma, in Europa, in ogni località; e lì rappresentiamo l’area del rinnovamento della politica: per le riforme istituzionali, e per la costruzione del Partito Democratico. Quindi dappertutto tendiamo all’aggregazione di tutte le forze che si riconoscono nell’area del centrosinistra. In Trentino quindi abbiamo un’intesa molto stretta con la Margherita, che riteniamo il fenomeno locale più simile al nostro progetto. Ma è aperto il percorso a tutte le forze, Ds per iniziare, fino agli autonomisti, almento quelli - la Genziana - che intendono fare la scelta netta per il centrosinistra."

Voi quindi siete per il maggioritario. Non così la Margherita, molto ambigua sulla questione. Anche perchè forse Dellai vuole tenersi la carta di riserva di giocare con i due forni.

"Effettivamente la Margherita non condivide appieno il nostro spirito maggioritario molto spiccato. Non c’è da meravigliarsi. Tutti i percorsi hanno dei passaggi difficili."

Degli stessi argomenti parliamo con Franco Garzon. Ingegnere, senza significativi trascorsi politici, è stato tra i primi ad aderire ai Democratici.

Ma c’è proprio bisogno di questi garanti paracadutati?

"Sono cose che effettivamente danno un po’ di fastidio, ma realisticamente non c’era altro modo di uscire dai problemi di avvio di una forza politica. Da una parte ci sono delle persone - Pichler e Firmani - che vorrebbero fare dei Democratici l’ennesimo partitino, con i soliti sistemi, tessere alle nonne ecc. Dall’altra parte c’è Zorzi che si è un po’ troppo appiattito sulla Margherita e Dellai.

La presenza di Giurickovic serve a mediare, rendendo il movimento più aperto all’esterno."

Con la Margherita trovate differenze sensibili?

"Non incolmabili; la differenza principale è che noi vogliamo l’unità del centrosinistra, mentre i popolari sono più legati alle rendite di posizione (in termini di sedie ecc) proprie di un partito strutturato. E per coltivare questa rendita sono nei fatti contrari al bipolarismo.

Ciò non toglie che con alcune persone della Margherita abbiamo lavorato molto bene, in piena sintonia."

Come sarà il vostro prossimo congresso di fine novembre?

"Spero che sia aperto il più possibile, con varie anime, dalla Margherita ai diessini agli autonomisti, agli ex di Alleanza Democratica, a Italia dei Valori di Di Pietro. C’è chi lavora per fare dei Democratici una dependance della Margherita. Io invece mi auguro che fra queste componenti, non ci sia la prevalenza di nessuna, ma un apporto di tutti.".