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Marta Dalmaso

Qual è il senso della sua candidatura alla segreteria del Partito Popolare?

"In una situazione di generale benessere è facile che vengano meno le spinte ideali che portano all’impegno verso la politica. Anche di qui la crisi della politica, arroccatasi su posizioni di autoreferenzialità, di servizio a se stessa; al punto che anche il linguaggio non risulta comprensibile al cittadino. Si tratta quindi di riportare la politica alla dimensione del servizio alla società, al rapporto con i cittadini."

Uno degli argomenti su cui lei si è differenziata dalla giunta Dellai è stato quello delle nomine agli amici, il cosidetto ‘premio Margherita’.

"Nelle nomine è importante la fiducia tra nominante e nominato; ma sono ancora più importanti la competenza e capacità; anche per lanciare un messaggio di correttezza, per cui si cerca il bene comune, non i favori agli amici. D’altronde non deve essere nemmeno possibile che l’appartenenza ad una forza politica sia una pregiudiziale negativa: sarebbe una discriminazione da non accettare."

Questa mi sembra fantascienza: i cittadini che si occupano di politica saranno il 2%, ma occupano il 98% degli incarichi. Non mi sembra proprio il caso di ventilare discriminazioni...

"Non è giusto riferirsi a simili percentuali. E’ chiaro che le persone che possono essere nominate, molto spesso hanno rapporti con la politica. Il punto è la motivazione di una nomina: se la competenza o l’appartenenza."

Veniamo ad un altro importante punto di contrasto: l’aeroporto.

"Personalmente sono contraria. Per questioni di merito: finora l’aeroporto non si è riusciti a motivarlo in maniera convincente. Ma oltre a ciò c’è una grossa questione di metodo: una decisione di così ampia portata va presa non sulla testa del cittadino, ma attraverso una condivisione dopo un confronto sul territorio. Certo, l’assemblearismo comporta tempi più lunghi: ma è una scelta positiva in sé; e poi spesso si rivela anche la più efficiente, aver agito differentemente ha portato a un referendum che i tempi li allungherà ancora di più."

E cosa pensa della decisione sugli impianti in Val Giumela?

"E’ difficile armonizzare esigenze diverse: tra chi privilegia la tutela dell’ambiente e chi invece la valorizzazione del territorio. Il rispetto dell’ambiente non deve al contempo impedire l’uso delle risorse."

Ma lei pensa che in Val di Fassa non ci siano già abbastanza turisti? Un ulteriore sviluppo non significherebbe farne venire di più?

"Non so dare un giudizio sull’impatto degli impianti di Val Giumela. Il principio generale rimane quello che ho detto: gli interventi vanno ponderati, non esclusi."

Più in generale, lei pensa che il Trentino si debba porre il tema del superamento della società dorotea?

"E’ indubbiamente necessario l’impegno per cambiare: il rapporto clientelare, le aspettative di tanti cittadini dalla politica e dalla Provincia. Ma cambi improvvisi la storia non ne può fare. Sradicare un sistema vorrebbe dire cambiare completamente non solo politici e amministratori, ma anche il personale pubblico ecc. E questo non è storicamente plausibile.

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