Il fiume e la seta
Due belle mostre sui rapporti di Trento con l’Adige e sul recupero del nostro passato industriale.
Il comune di Trento e quello di Villa Lagarina hanno realizzato due esposizioni, le quali, oltre a costituire una riflessione sulla storia del territorio trentino, indicano la strada per il ritrovamento di un’identità che si credeva perduta: il rapporto tra la città e il fiume Adige a Trento, e il recupero delle testimonianze sulla lavorazione della seta, che nei secoli scorsi ha segnato il territorio della destra Adige nella zona attorno a Villa Lagarina.
L’interessante materiale storico e iconografico esposto costituisce in questo modo la base per una futura attività delle due amministrazioni comunali per un azione di recupero e di messa in valore di elementi storici e paesaggistici determinanti per la rivalutazione del loro territorio, duramente provato da una viabilità giunta ormai al collasso e da una attività edilizia non programmata.
La mostra sul ponte di San Lorenzo ("Il ponte di San Lorenzo e la città di Trento") è stata ispirata dalla ricorrenza del 50° anniversario del ponte, ricostruito nel 1949 dopo la distruzione bellica del 1943 e ornato da sculture allegoriche ad opera di Eraldo Fozzer, ora perfettamente visibili dopo il restauro .
A palazzo Thun (dal 18 giugno al 16 luglio) è ricostruita la storia del ponte. Incisioni provenienti dalla Biblioteca comunale di Trento e dal Buonconsiglio, disegni, dipinti prestati dal Museo diocesano, dal Buonconsiglio, ma anche da privati, come la straordinaria veduta ottocentesca della città e il raffinato olio di Guglielmo Ciardi, fotografie dell’Archivio fotografico della Provincia, con la drammatica sequenza della distruzione del ponte nel 1943 e cartoline ripercorrono la storia del manufatto: dal ponte di legno, che attraversava il fiume fra torre Vanga e abbazia di San Lorenzo, fino alla fine del Settecento l’ unico ponte sull’Adige tra Bolzano e Verona, al ponte in pietra che lo sostituì nel 1858, dopo la deviazione dell’Adige, a quello in ferro, realizzato in soli quindici giorni dall’amministrazione austro-ungarica nel 1890, all’attuale ponte eretto dopo la distruzione bellica.
La storia del ponte si intreccia inevitabilmente a quella del fiume Adige, sconsideratamente allontanato dalla città con la deviazione del 1858, e induce a ripensare al rapporto con l’attuale area urbana, che, dopo più di un secolo, è arrivata di nuovo ad affacciarsi alle sue rive.
Occasione da non perdere quella del ritrovato rapporto fra la città e il fiume, con le grandi questioni connesse: parco fluviale, area Michelin, spostamento della tangenziale, e riqualificazione di Piedicastello
eta. Nobili trame", la mostra di Villa Lagarina, dall’eloquente sottotitolo "Lineamenti per un museo del setificio trentino", costituisce un primo assaggio di quello che l’amministrazione comunale di Villa Lagarina vuole realizzare nei prossimi anni: "il museo del setificio trentino", presso il filatoio di Piazzo, la più alta e significativa testimonianza dell’arte serica trentina, che ha segnato l’economia, la storia e la cultura del territorio della Destra Adige.
SNel filatoio, accanto al restauro di parte dei macchinari potrà dipanarsi il lungo percorso del filo di seta, dall’allevamento alla tessitura.
La mostra, allestita in palazzo Libera (durerà per tutta l’estate), è stata curata da Flavio Crippa, una vera e propria autorità nel settore dell’archeologia industriale.
I macchinari esposti sono stati acquistati dal comune di Villa Lagarina nel corso degli ultimi anni e sono destinati al futuro museo della seta.
Il pezzo forte dell’esposizione è un incannatoio orizzontale del 1930, perfettamente funzionante (basta chiedere al personale), lungo circa 11 metri, capace di avvolgere il filo di 100 matasse su altrettanti rocchetti.
Notevole è anche il telaio in legno Jacquard, ancora in allestimento, risalente agli inizi del secolo.
Nel settore dedicato all’allevamento del baco da seta ci sono grandi pannelli del 1910 provenienti dall’Istituto Bacologico di Trento, pubblicazioni e stampe antiche, alcune delle quali assai rare. E poi "arelle" grandi e piccole, in canniccio, per l’allevamento domestico del baco, complete di vetri per il cambio delle lettiere dei bachi e dei bozzoli (galette).
Interessantissima la macchina per la trattura a mano dei bozzoli da seta secondo il metodo piemontese poi diffusosi un po’ dovunque, risalente al XVIII secolo e completa di caldaia per la bollitura dei bozzoli.
Completano la mostra la ricostruzione di un telaio verticale di 4000 anni orsono e pregevoli velluti e drappi di seta tessuti oggi con telai antichi .
Una piccola sezione è dedicata al filatoio di Piazzo, con un bellissimo modellino in scala 1:50 in legno di balsa che ricostruisce l’edificio com’era in origine, con i tre torcitoi circolari da seta, la ruota idraulica che li metteva in funzione e l’ambiente esterno con la cascata d’acqua che muoveva la ruota.
La costruzione, monumento di archeologia industriale tra i più antichi d’Europa, venne edificata dalla famiglia Marzani nel 1801-1803 dall’architetto Andrea Caminada di Brenno (Como) ed ha tutte le carte in regola per diventare un affascinante museo, inserito com’è nel suggestivo paesaggio della destra Adige, con la strada del vino, gli edifici legati ai Lodron, l’imminente Museo diocesano di Villa Lagarina, i locali tipici di Nogaredo, Sasso e Isera.
Un museo vivo, con i macchinari in azione e, perché no - una significativa pro duzione di tessuti in seta di alta qualità, che potrebbe essere anche inserita in un mercato.
Un museo come quelli del video illustrante la seta e la sua lavorazione proiettato in una saletta della mostra: il museo di San Leucio (Caserta) , dove sono stati ricostruiti i grandi torcitoi della Reale Fabbrica di Seterie del 1789, il Museo della Seta Abegg di Garlate, il Museo Aldini Valeriani a Bologna, sorti grazie all’entusiasmo di privati e di amministrazioni intelligenti e diventati in breve notevoli centri di attrazione per località fino a ieri assolutamente al di fuori degli itinerari turistici.